Il negroamaro del Salento
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Il negroamaro del Salento
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In collaborazione con AIS Milano.
Al pari di tanti altri vitigni autoctoni italiani, le origini del negroamaro sono alquanto incerte; probabilmente è stato introdotto in Italia dai greci. Il nome sembra derivare dalle parole dialettali “niuru maru” proprio ad indicarne il colore particolarmente scuro e il gusto amaro che lo caratterizza e che forse lo distingueva da un’altra uva, sempre introdotta nel medesimo periodo, che aveva invece caratteristiche gustative più morbide. Un’altra interpretazione vuole ricondurre il suo nome alle parole “niger” e “mavros” ovvero nero in latino e in greco; il nome non sarebbe quindi null’altro che la ripetizione, italianizzata, del colore nero.
Il negroamaro, detto anche negramaro, oggi viene coltivato quasi esclusivamente in Puglia, nelle provincie di Lecce, Brindisi e Taranto, una delle aree tra le più produttive d’Italia. Nel Salento, in particolare, ha trovato il suo habitat ideale. Ama i climi caldi e aridi, il vento e i terreni calcarei molto profondi dove le radici possono scendere per cercare acqua nel sottosuolo.
Il terreno è anche un fattore determinate per le caratteristiche dei vini che si ottengono e che risultano meno strutturati, tannici e maggiormente freschi se il suolo è sabbioso mentre, in caso di suolo argilloso, i prodotti che si ricavano saranno più strutturati, complessi e ricchi di colore.
Il vitigno negroamaro è una delle varietà più coltivate in Italia sebbene nel recente passato sia stata considerata un’uva da taglio utilizzata per aumentare il grado zuccherino, e conseguentemente l’alcol, delle produzioni del nord Italia tipicamente limitate in tenore alcolico.
La capacità e la determinazione dei produttori salentini ha fatto sì che iniziasse l’utilizzo in purezza o in assemblaggio con altri vitigni locali per la produzione di vini pugliesi. La sua riscossa è anche dovuta all’affermarsi sul mercato nazionale ed internazionale dei vini rosati a cui, viste le sue caratteristiche organolettiche, riesce a dare vivacità e vigore. È uno dei vini che ha avuto la maggior crescita in termini vendite negli ultimi decenni.
Può essere vinificato in purezza o in blend con altri vitigni anche grazie alle sue caratteristiche di particolare adattabilità. Una denominazione nella quale lo troviamo utilizzato in assemblaggio con un 15% di malvasia nera è la Denominazione di Origine Salice Salentino; la presenza di malvasia nera ne riduce il carattere amaricante del finale di bocca a tutto vantaggio di una maggior piacevolezza e bevibilità.
Al naso il profumo rimanda alle assolate terre da cui proviene rivelando intesi profumi di frutta rossa, ciliegia e prugna; in bocca è ricco e ben supportato da acidità e tannicità; è asciutto e vellutato al tempo stesso.
La sua versatilità, essendo prodotto sia nella versione rosata che in quella rossa, si adatta facilmente alla cucina accompagnando egregiamente i piatti tradizionali pugliesi.
Una curiosità: il gruppo rock italiano dei Negroamaro assume questo nome proprio in onore del vitigno così rappresentativo della terra di origine degli artisti.
di Paolo Valente
In collaborazione con AIS Milano.
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