Visori per realtà virtuale

Visori per realtà virtuale – La realtà virtuale è una simulazione realistica, un ambiente tridimensionale costruito dall’uomo con cui è possibile interagire per mezzo di dispositivi informatici – come visori, guanti, etc. – che proiettano l’utente in una realtà immersiva, ovvero in una realtà in cui l’utente è isolato dal mondo esterno. In questo si differenzia dalla realtà aumentata, in cui dati, testi, ologrammi o altro sono sovrapposti a ciò che l’utente vedrebbe non indossando il dispositivo.
L’ultima novità è la mixed reality, ovvero i dispositivi che supportano sia la realtà virtuale che la realtà aumentata.
Il primo apparecchio pensato per fornire all’utente un’esperienza immersiva risale al 1957, quando il regista Morton Heilig creò Sensorama.
Si trattava di una cabina in cui l’utente si sedeva e infilava la testa in un vano attraverso il quale osservava immagini a tre dimensioni, sentiva suoni in stereofonia e poteva addirittura essere accarezzato dal vento, tramite ventilatori, o sentire odori e profumi, grazie a sistemi che li riproducevano.
A più di 60 anni di distanza, sono tanti gli attori presenti sulla scena del mercato dei visori per realtà virtuale.
Tra le altre, sono interessanti le proposte delle startup, come Varjo, per esempio, una startup con sede a Helsinki che è stata fondata nel 2016, ha raccolto fondi per circa 8,2 milioni di dollari a settembre 2017 e ha ricevuto 6,7 milioni di dollari dall’agenzia governativa finlandese Tekes a novembre dello stesso anno.
Il visore per realtà virtuale di Varjo permette all’utente di vedere oggetti virtuali con lo stesso livello di dettagli che avrebbero nella vita reale, producendo un’immagine netta molto più chiara di quella, a pixel, che di solito si ottiene quando si avvicina alla faccia un dispositivo digitale.
Il visore di Varjo coglie l’opportunità di sfruttare una naturale stranezza della visione umana. In qualsiasi momento, i nostri occhi vedono solo una piccola area a fuoco alla massima risoluzione. Quando i nostri occhi si muovono per mettere a fuoco un altro punto, anche l’area di massima risoluzione si sposta.
Questo è il fenomeno della cosiddetta ‘foveazione’ – ovvero il motivo per cui, mentre si legge, gli occhi si spostano rapidamente sul testo da sinistra a destra.
Il visore di Varjo mima questo fenomeno grazie all’inserimento di due display al suo interno. Uno mostra una panoramica completa del mondo virtuale ad una risoluzione standard per la realtà virtuale. L’altro è un micro-display OLED che copre solo una piccola frazione del campo della panoramica, ma la presenta ad una risoluzione molto più alta.
Un combinatore ottico fa dialogare i due display in modo da far vedere all’utente le due immagini come una unica.
Il risultato è una scena virtuale che appare perfettamente nitida nel punto in cui gli occhi sono focalizzati, ma è più sfumata ai bordi.
In un prototipo, l’area a maggiore risoluzione rimane in un punto fisso all’interno del visore e si sposta con esso quando si gira la testa per guardare qualcos’altro.
Inoltre, Varjo progetta di aggiungere un ‘tracking dello sguardo’, in modo che sia sufficiente guardare altrove, all’interno della scena virtuale, per vedere quel punto più nitidamente.
Come dice Urho Konttori, co-fondatore e CEO di Varjo: ”Dovunque si punti lo sguardo, in quel punto ci sarà la zona a più alta risoluzione”.
Sul fronte dei big, la Apple, la famosa casa di Cupertino, starebbe per entrare nel mercato della VR con un visore per realtà virtuale e aumentata con caratteristiche diverse da quelle presenti nell’attuale mercato, in cui i maggiori competitor sono Sony, Facebook (Oculus), Htc e Samsung.
Il progetto si chiama T288 e dovrebbe essere pronto per il 2020. E’ un visore a 16K, 8 per ogni lente, che sarà controllato da un dispositivo esterno, con tutta probabilità un futuro modello di iPhone.
Nel frattempo, Samsung starebbe lavorando a un visore per realtà aumentata senza fili, che potrebbe essere immesso nel mercato addirittura prima del T2888 di Apple, e che, come quest’ultimo, sarebbe un dispositivo per la mixed reality, ovvero supporterebbe sia la realtà virtuale che la realtà aumentata.
Il visore di Samsung dovrebbe non avere bisogno di uno smartphone come display ed essere legato alla piattaforma Windows Mixed Reality per Windows 10.
Dopo una momentanea battuta di arresto, negli ultimi anni i dispositivi per realtà virtuale sono tornati ad essere un mercato molto appetibile, considerato che si stima che saranno vendute 64,8 milioni di unità entro il 2020, anche grazie al fatto che, ai tradizionali usi in ambito ludico e di intrattenimento, si affiancano sempre più utilizzi in campo medico, con scopi di riabilitazione sia fisica che psicologica.
Prepariamoci quindi ad immergerci in una nuova realtà con mille sfaccettature che ci coinvolgeranno e ci supporteranno in molti momenti della nostra vita.