STORIA

Tracce d’autore da scoprire: Leonardo da Vinci

Tracce d’autore da scoprire: Leonardo da Vinci – Genio indiscusso del Rinascimento italiano e della storia mondiale, Leonardo da Vinci trascorse una parte importante della sua vita a Milano. Il suo percorso artistico deve molto al soggiorno lombardo e non è un caso se, ancora oggi, a più di cinquecento anni di distanza, le tracce indelebili del suo passaggio rendono unico il territorio che, all’epoca, era sotto il dominio della potente signoria degli Sforza. Leonardo, figlio illegittimo di un notaio di Vinci, giunse a Milano presso la corte dell’audace Ludovico il Moro tra il 1482 e il 1483. Non è chiaro se furono i Medici a presentarlo al signore milanese o se fu un’iniziativa dello stesso artista, già attivo a Firenze, dove aveva lavorato nella bottega del Verrocchio. Una lettera confermerebbe la seconda ipotesi, ma alcuni studiosi sembrano dubitare della sua autenticità. Certo la città lombarda rappresentava per lui un’ottima occasione: in quegli anni era già un centro all’avanguardia, attivo e dinamico, più ricco e popoloso di diverse capitali europee. Il mecenatismo di Ludovico il Moro, in un periodo in cui pittori e scultori erano considerati soprattutto artigiani (l’unicità di ciascun artista e la considerazione dell’estro personale come tratto distintivo da valorizzare, anche economicamente, è successiva e si affermerà solo in epoca moderna), contribuì alla buona accoglienza a corte. La topografia della Milano di allora e i possedimenti fuori dalle mura permisero a Leonardo di approfondire i suoi studi di botanica, idraulica e meccanica: com’è noto, era interessato ad argomenti molteplici, che spaziavano dalla progettazione di macchine belliche (tema particolarmente caro a Ludovico) all’organizzazione di feste di corte, animate dai fantasiosi marchingegni e dagli spiritosi indovinelli, senza dimenticare naturalmente la pittura e la scultura.
Accese aspre polemiche negli ambienti altolocati il suo metodo, che potrebbe essere definito un’impostazione sperimentale e scientifica “ante litteram”, in cui l’osservazione della realtà e la pratica diretta avevano un ruolo centrale. Fu un punto di partenza originale, che rompeva con la tradizione culturale classica e che portava Leonardo a definirsi (in alcune occasioni con una decisa verve polemica) un “omo sanza lettera” (sebbene, nel tempo, cercò di colmare le proprie lacune da intraprendente autodidatta). Sono soprattutto i cosiddetti Codici, dispersi per secoli e ora custoditi tra Parigi, Londra, Madrid e Milano, a restituire l’enorme mole di appunti, disegni, considerazioni, schizzi e interrogativi che Leonardo annotò con preziosa costanza nel corso della sua attività.

I GIOIELLI DI MILANO

Eretto per volontà dei Visconti ma ricostruito da Francesco Sforza nel 1450, il Castello reca la firma di Leonardo nella sala delle Asse, destinata con ogni probabilità ai ricevimenti. La volta del soffitto è lo spettacolare affresco di un finto pergolato, con i rami fioriti e intrecciati di sedici alberi, ai quali si annoda un raffinato filo dorato, mentre, al centro, spicca lo stemma di famiglia. Non sono più visibili, invece, le decorazioni leonardesche della Saletta Negra, in cui, secondo le fonti, Ludovico il Moro si rifugiava in solitudine dopo la morte della moglie Beatrice.

Poco distante da Piazza Castello, il refettorio del convento di Santa Maria delle Grazie custodisce un capolavoro dell’arte internazionale, L’Ultima Cena. Realizzato da Leonardo tra il 1494 e il 1497, il dipinto ha patito nei secoli la sua profonda fragilità. L’artista, infatti, non amava la tecnica dell’affresco: la veloce stesura del colore sull’intonaco umido impediva la possibilità, che lui desiderava, di ritoccare il disegno in un secondo momento e curarne così ogni minimo dettaglio. Scelse, quindi, un impasto innovativo, che nell’immediato si rivelò efficace, soprattutto persfumare i colori e valorizzare le tonalità di luce, ma che iniziò a deteriorarsi molto presto. L’ultimo restauro, durato 20 anni, si è concluso nel 1999 e ha imposto le restrizioni necessarie (nei tempi e nelle modalità di apertura al pubblico) per proteggere l’opera dall’umidità, dall’inquinamento e dalle polveri. Alcuni particolari del dipinto sono irrimediabilmente perduti, tuttavia le emozioni che Il Cenacolo è capace di suscitare sono rimaste inalterate. L’Ultima Cena sigilla un momento di toccante drammaticità: l’annuncio di Gesù agli apostoli: “Qualcuno di voi mi tradirà”. Ogni volto e ogni gesto esprimono la profonda inquietudine e il turbamento di ciascun personaggio, in una scena di intensità commovente.

Milano conserva, inoltre, il celebre Codice Atlantico, alla Biblioteca Pinacoteca Accademia Ambrosiana: il più corposo tra i codici leonardeschi, si compone di oltre mille fogli autografi, sugli argomenti più vari e scritti in diversi momenti della vita. Nella stessa sede, si ammira il Ritratto di Musico, che, ancora una volta, dimostra l’originalità del pittore Leonardo, che cattura il volto in un attimo di concentrazione.
Negli anni in cui visse a Milano, il genio si dedicò a numerosi studi e progetti. Tuttavia, non tutte le sue idee giunsero alla fase di realizzazione concreta e sono oggi testimoniate soltanto dai disegni accurati e dalle fitte annotazioni manoscritte. L’esempio più noto è la statua equestre, che Ludovico il Moro aveva commissionato per celebrare Francesco Sforza e per cui Leonardo analizzò dimensioni, proporzioni e tecniche di fusione del bronzo, e che non fu mai compiuta. Anche la soluzione da lui proposta per sciogliere i dubbi di natura architettonica sul tiburio del Duomo non fu accolta. Fondamentali si dimostrarono le sue intuizioni per migliorare la navigabilità dei Navigli e risolvere i problemi tecnici che i dislivelli dell’acqua creavano: grazie al suo ingegnoso intervento, Milano riuscì a incrementare i propri commerci, a rendere più efficienti le vie di comunicazione e ad affermarsi come centro europeo di scambio.