Tirano e lo Sforzato, una città e il suo vino

Tirano e lo Sforzato, una città e il suo vino – Anche se non fosse il punto di arrivo e partenza del suggestivo Trenino rosso del Bernina (dal 2008 Patrimonio Unesco) che la collega al Canton Grigioni e a St. Moritz regalando ai viaggiatori panorami mozzafiato, e anche se non fosse proprio qui il venerato Santuario della Beata Vergine Maria meta di pellegrinaggi da quattrocento anni, Tirano merita a pieni voti di essere “scoperta” per la bellezza della natura che la circonda, la ricchezza di tradizioni, cultura, storia e, non ultimo, per le sue bontà enogastronomiche.
Siamo nel cuore della Valtellina, nel “Terziere superiore” dell’alta valle del fiume Adda secondo l’antica divisione del territorio, a circa 170 km da Milano verso il confine italo-svizzero. Intorno, le Orobie e le Alpi Retiche addomesticate sui pendii dalla mano dell’uomo, le prime, in passato, con i castagneti e ora con i meleti, le seconde, da secoli, con i ripidi terrazzamenti dei vigneti che, tra gli altri, danno vita allo Sforzato (Sfurzat come è conosciuto in dialetto locale), il vino da uve nebbiolo più famoso e nobile della zona, primo passito rosso secco italiano a fregiarsi dal 2003 della docg e che già nel nome pare suggerire il duro lavoro che sta alla base.
Eroico Rosso, la tre giorni dedicata allo Sforzato
Proprio lo Sforzato può essere lo spunto per un fine settimana a Tirano: dal 14 al 16 settembre, infatti, vi si tiene la quarta edizione di Eroico Rosso, manifestazione dedicata proprio a questo vino che coinvolge, però, tutto il patrimonio della cittadina valtellinese, dalle bellezze architettoniche e artistiche del centro storico alle eccellenze agroalimentari, al territorio.
Nei tre giorni di Eroico Rosso, oltre alla degustazioni di Sforzato prodotto dalle numerose cantine della zona, ci saranno dunque anche laboratori sensoriali guidati dal Consorzio Vini di Valtellina, assaggi di prodotti tipici e showcooking, spettacoli musicali e performance artistiche, un’interessante mostra di francobolli sul mondo del vino, passeggiate guidate tra i terrazzamenti, senza dimenticare la partecipazione delle enoteche e dei ristoranti con menu pensati per l’occasione.
Le cantine si presenteranno al pubblico in ambienti decisamente affascinanti: le corti, i saloni, i giardini degli edifici d’epoca di Tirano, molti dei quali abitualmente non accessibili, alcuni invece, privati o pubblici, in parte già aperti alle visite. E qui c’è la prima sorpresa che regala questa cittadina di poco più di 9000 abitanti: una concentrazione inaspettata di imponenti e spettacolari palazzi nobiliari rinascimentali, barocchi, neoclassici come Palazzo Salis (con magnifiche sale affrescate), d’Oro Lambertenghi, Torelli, Quadrio Curzio (già Visconti Venosta), Merizzi, Marinoni (ex convento agostiniano e ora sede del Comune) e altri ancora. Tutti a testimoniare l’importanza di Tirano che, fin dai tempi più antichi, è stata snodo di commerci e luogo strategico per l’esercizio del potere, come raccontano anche le mura (di cui restano alcuni tratti e tre porte) fatte costruire da Ludovico il Moro alla fine del Quattrocento e che si dice siano state progettate da Leonardo da Vinci, o i ruderi della Torre del Castello di Santa Maria, detto Castellaccio, anch’esso voluto da Ludovico Sforza.
Le vigne dello Sforzato
Il festival Eroico Rosso, proprio con l’aggettivo che qualifica lo Sforzato, introduce a un altro motivo di ammirato stupore per chi visita Tirano: i filari di vite che disegnano i ripidi pendii delle Alpi Retiche. Basta uno sguardo per capire quanta tenacia e quanto coraggio siano necessari per la cura di queste vigne aggrappate alla montagna. Lo spazio per il lavoro è, infatti, ridotto al minimo e di conseguenza tutto viene fatto a mano, facendo attenzione, letteralmente, a dove si mettono i piedi per evitare rovinose cadute. Sì perché questi filari non sono a girapoggio (come si è soliti fare sui declivi), bensì a rittochino per via della pendenza, cioè in verticale su terrazzamenti strettissimi sostenuti da muretti a secco per limitare i rischi di eventuali smottamenti che altrimenti trascinerebbero tutta la vigna a valle. I muretti a secco sono una meraviglia di perfezione, alcuni carichi di secoli, e si snodano per un totale di 2500 km con perfette geometrie, creando un paesaggio affascinante e l’area terrazzata più vasta d’Europa, candidata a diventare Patrimonio Unesco. Farsi guidare tra i filari, salire sulla montagna, ammirare dall’alto il panorama è un’esperienza da non farsi mancare.
Il Museo Etnografico Tiranese
Per conoscere meglio la cultura e le tradizioni che caratterizzano Tirano, sia che riguardino la viticoltura sia la tessitura (altra peculiarità della zona) e il mondo contadino in generale, consigliamo, allora, una tappa al Museo Etnografico Tiranese, ospitato nella settecentesca Casa del Penitenziere che si affaccia sulla grande piazza della Basilica della Madonna di Tirano. Il Museo è piccolo, ma è ricco di oggetti di uso quotidiano, di antichi strumenti di lavoro tra i quali un monumentale torchio vinario, di alcuni reperti di epoca romana e della tarda Età del Bronzo. Curiose le raccolte di chiavi e di calzature contadine o la “bara da trasporto” con uno sportello ai piedi per adattarla alla statura nel caso il defunto fosse stato più alto del solito; particolare anche l’autentica stüa a pannelli di legno che racchiude una camera da letto e sorprendenti i preziosi paramenti sacri donati al Santuario nel 1636 dal Cardinale di Richelieu!
La Basilica della Madonna di Tirano
Dicevamo del Museo che si trova accanto alla Basilica della Madonna di Tirano e non si può non visitare questo importante monumento alla fede. Situata alla fine del lungo rettileneo che la collega alla sponda destra dell’Adda e da lì, attraversato il ponte sul fiume, al centro storico della città, venne eretta in seguito all’apparizione della Vergine il 29 settembre 1504. Rinascimentale, con una torre campanaria romanica, ha un portale colmo di simboli sullo scorrere del tempo e un interno barocco, straripante di stucchi e marmi. Veramente imponente l’organo con 2256 canne, tra i più grandi d’Europa; molti gli ex voto da ammirare, tra i quali anche la statua lignea della Madonna, datata 1519, con un manto di seta e fili d’oro e posta nella cappella dell’Apparizione, a sinistra dell’entrata, dove si dice che Maria “posò i piedi”. Sempre in piazza, a sinistra dando le spalle alla Basilica, si ammirano il cinquecentesco Palazzo San Michele, ex Hostaria granda, cioè l’antica stazione di posta per i pellegrini, e un tratto delle mura.
I piaceri della tavola a Tirano
Infine, ritorniamo allo Sforzato e, più in generale, allarghiamo il discorso ai piaceri della buona tavola, altra attrattiva di Tirano. Per quanto riguarda il vino, dopo la vendemmia le uve nebbiolo vengono poste per tre mesi su graticci in ambienti asciutti e ventilati, i cosiddetti fruttai: una tecnica antichissima, questa, che “forza” l’uva, aumentandone la concentrazione zuccherina e portando lo Sforzato a una gradazione minima di 14°. Dopo la pigiatura seguono 24 mesi in botte, più altri 6-10 mesi in barrique o bottiglia, quando infine sarà pronto per la degustazione. Di un bel rosso granata, corposo, principalmente con note speziate, di frutti maturi o di bosco, si abbina perfettamente ai piatti di carne “importanti”, alla selvaggina, ai brasati, ai formaggi locali, saporiti e stagionati, come il Valtellina Casera dop e il Bitto, agli squisiti chisciöi, croccanti frittelle di grano saraceno (coltura storica della zona), piatte e tonde, con un cuore di Casera. Ma lo Sforzato e il suo “fratello” docg, cioè il Valtellina Superiore (come pure le sottozone Inferno, Sassella, Grumello, Valgella, Maroggia), bene si sposano con le altre tipicità del territorio: i pizzoccheri (piatto simbolo della Valtellina) di grano saraceno, la bresaola, i sciatt (frittelle di Casera; il nome significa rospo), il taroz (passata di formaggio e patate servita con verdure di stagione). Ecco, quindi, tre indirizzi dove farsi tentare dal buon vino e dal buon cibo: l’elegante Parravicini nei suggestivi ambienti dell’omonimo palazzo, l’informale La Botte nella piazza della Basilica e la Trattoria del Simone (tel. 0342703447-3405106086), in frazione Baruffini, in alto tra i vigneti.
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