Tessuto italiano su modello inglese: Massimo Pirrone

Tessuto italiano su modello inglese: Massimo Pirrone – Stile ed eleganza per abiti creati seguendo soltanto il proprio istinto: abbiamo incontrato Massimo Pirrone, un esperto di stile sartoriale la cui peculiarità è cucire ogni propria creazione sul corpo dei cliente.
Chi è Massimo Pirrone?
Un sarto e uno stilista di 36 anni, che vive in Belgio e che è appassionato da sempre di stile ed eleganza. Creo abiti sullo stile personale del cliente, senza seguire i must have di stagione.
Come mai ha scelto il Belgio per le tue creazioni?
Non l’ho scelto io: i miei genitori sono migrati in Belgio quando ero piccolo, con me al loro seguito. Vivendo tra Italia e Belgio, non posso dire che è stata del tutto una scelta, però essendoci cresciuto, mi è sembrato naturale fermarmi.
Sei seguito perfino in Giappone e Russia: come muta in questi Paesi il concept dei tuoi abiti?
Il concept non cambia molto, sono clienti che amano il prodotto italiano, inoltre, cosa fondamentale, non sono io a cercarli, ma sono sempre loro a contattarmi. E quando accade riesco sempre a dare qualcosa di più. Comunque ho anche una buona clientela in Italia.
Hai iniziato molto giovane, progettando abiti per i tuoi amici: da chi ora trai ispirazione?
L’ispirazione arriva da me. Ho iniziato abbastanza giovane a seguire l’istinto che avevo per la moda, e sono partito proprio dal Pitti. Ci andavo con i miei abiti che facevo confezionare dai miei sarti; ho iniziato poi a creare abiti per i miei amici, fino ad arrivare ad avere dei veri e propri clienti. Non guardo mai altri stilisti, ma l’unica cosa che tengo in considerazione è la mia ispirazione, quindi ogni momento può esserne fonte. A volte traggo spunto da alcuni film e telefilm inglesi, per esempio uno dei più importanti per me è Peaky Blinders (fiction britannica in produzione dal 2013 – n.d.r.), in cui si può trovare un bel mix tra tessuto italiano e modello inglese.
Nei tuoi lavori si vede chiaramente che è l’abito a seguire la personalità di chi lo indossa, senza tenere conto dei must have di stagione. C’è qualcosa di cui non si può fare a meno, secondo te? Una sorta di marchio di fabbrica?
I miei modelli sono riconoscibili dal revers e dalle spalle. Inoltre, a parer mio, sono fondamentali giacca e cravatta: non posso farne a meno, così come degli accessori, le pochette. Una cosa fondamentale è che non parlo mai di moda, ma sempre di stile, che è un concetto che spesso riprendo. Stile e moda sono due concetti molto differenti tra loro, perché il primo o è presente in te o non è una cosa che può venire nel tempo, mentre la moda tutto l’opposto.
Cosa non deve mai mancare in un abito?
Asole e impunture fatte a mano: è da questi dettagli che si notano le differenze e il made in Italy. Se mancano queste prerogative, si perde tutto.
I tuoi lavori partono dalle stoffe, pronte a prendere la forma di chi varca la soglia del tuo negozio. Come fai a capire cosa il cliente vuole veramente?
Il cliente arriva in negozio sapendo già cosa vuole indossare: mi porta foto scaricate dai social, sia prese dai miei canali, sia da altrove, e mi chiedono di riproporre quello stesso modello. Mi ritengo una persona estremamente precisa e puntuale, quindi cerco di fare in modo che il risultato assecondi il “desideratum” del cliente, pur inserendo sempre qualcosa di mio. È proprio qui che si nota la bravura: prendere le misure e cucire un abito che segua le forme del cliente alla perfezione.
Da dove è nata questa passione?
È presente fin dalla nascita, non è scaturita da un giorno all’altro. Già da piccolo volevo vestirmi da solo: il buongusto è nel dna, nel sangue, è come l’eleganza o ce l’hai o non puoi acquisirla. Ci si può vestire meglio di prima, ma non vuol dire avere buongusto.
Hai organizzato, e tuttora organizzi, anche Trunk Show, durante i quali coniughi buon cibo, networking e buon gusto dello stile di sartoria. Da dov’è nata l’idea dei Trunk Show?
I Trunk Show nascono negli anni ’60-’70, quando si vendevano dei prodotti a casa dei clienti: ho pensato di riproporre questo stile, organizzando pranzi o cene sartoriali, mettendo al centro del tavolo le mazzette dei tessuti delle nuove stagioni. Invito a ogni evento i miei clienti, dividendoli in quattro o cinque serate e a quel punto prendo le misure. Questa idea mi è venuta spontanea: il gentleman desidera precisione e apprezza il buon cibo. È come se fosse una serata tra amici, sempre molto piacevole.
Quanto è importante l’abito su misura nella vita di un uomo?
È fondamentale. Chi ancora non ne ha uno, non può sapere cosa significhi, perché non vuol dire solamente indossare un capo, ma c’è una vera e propria cultura dietro. Quando un uomo prova un abito cucito per lui, non riesce più a tornare indietro, perché da quel momento in avanti vorrà sempre indossare qualcosa che è stato creato solo per lui.
GALLERY Tessuto italiano su modello inglese: Massimo Pirrone
Crediti Fotografici: Hildeco