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Sweet Home, Smart Home

Sweet home, smart home – Negli ultimi dieci anni tutti noi ci siamo abituati, senza neppure accorgercene, a portare in tasca (con gli smartphone) e poi al polso (con gli smartwatch) tutto quello che prima era confinato sulla nostra scrivania.

Adesso, un po’ alla volta, ci stiamo accorgendo che tutta quella tecnologia  e connettività sta entrando nelle nostre case, per trasformarle in smart home.

Fino a poco tempo fa, l’unica parola associata a “casa intelligente” era domotica, ma la sua diffusione non ha mai raggiunto la capillarità che ci si aspettava a causa degli alti costi e della necessità di basare gli interventi di trasformazione su un progetto tecnico ad alto livello, che peraltro non era alla portata della comprensione di qualsiasi utente.

Oggi, grazie alla connessione alla rete, presente ormai ovunque, e alle ultime novità in fatto di evoluzione dei chip, sono nati prodotti smart facili da comprendere, installare, utilizzare, aggiornare e, soprattutto, alla portata di tutte le tasche.

Qualcuno potrebbe pensare che l’unico motivo che spinge ad acquistare questi prodotti è che sono alla moda, ma non è sempre così: scegliere di trasformare la propria casa in una smart home è sinonimo di ricerca di miglioramento delle condizioni abitative, sia dal punto di vista del benessere che del risparmio energetico.

Per esempio, una dotazione di lampadine smart che modificano durante le 24 ore la temperatura colore della luce emessa ci consente di ottenere effetti benefici sul ciclo circadiano (sonno-veglia) e quindi sulla concentrazione.

Il processo di trasformazione di un’abitazione in smart home è semplicissimo, proprio come acquistare un qualsiasi dispositivo tecnologico, e l’investimento può essere effettuato poco alla volta, aggiungendo di tanto in tanto un accessorio alla linea di prodotti che maggiormente ci interessa (illuminazione, clima, sicurezza, etc.).

I prodotti, anche se di brand diversi, sono progettati per poter dialogare tra loro ed essere controllati da “sistemi di intelligenza artificiale”, come Apple HomeKit, Google Assistant Home Assistant e Amazon Alexa, che rendono superfluo l’utilizzo dell’app dedicata a ciascun dispositivo. L’unica cosa da valutare quindi, in fase di acquisto, è la capacità che ha l’accessorio di interfacciarsi con il tipo di ecosistema da noi prescelto.

I protocolli di comunicazione utilizzati sono, come al solito, WiFi e Bluetooth. A questi si sono però affiancati anche protocolli specifici per accessori smart, che hanno consumi energetici minori e maggiore capacità di attraversare ostacoli e pareti. Tra questi, ci limitiamo a citare Z-Wave e ZigBee.

Apple è entrata nel mercato della smart home con l’arrivo di iOS8, con il quale ha sviluppato dispositivi intelligenti come telecamere di sicurezza, termostati smart, lampadine a basso consumo etc., che potevano essere controllati da un framework, Apple HomeKit.

Quando si acquista un prodotto certificato Apple HomeKit, si può essere certi che funzionerà senza problemi con l’applicazione Home, sviluppata appositamente per questi dispositivi. Ogni device sarà controllabile tramite Siri, l’assistente vocale di Apple, o tramite semplici tap.

HomeKit si basa su Home Manager, una funzione che consente di salvare e aggiornare sul proprio iPhone o iPad i dispositivi che si desidera associare, rendendo quindi anche possibile la gestione di una seconda casa, il tutto dando comandi tramite Siri o tramite l’app Home.

Con HomeKit, inoltre, è possibile concatenare comandi a cascata, ovvero creare keyword a cui si associano determinate azioni dei dispositivi.

Ad esempio, con la keyword “Buonanotte”, si può associare lo spegnimento delle luci, l’avvio del sistema di allarme, il controllo della temperatura della stanza da letto etc.

Come sempre, la casa di Cupertino si preoccupa anche degli standard relativi alla sicurezza e quindi, per evitare che ci siano intrusioni da parte di estranei nelle azioni dei dispositivi, il protocollo di comunicazione tra Apple HomeKit e i device si basa su crittografia end-to-end, ovvero tutte le comunicazioni da e verso i prodotti sono crittografate.

E se ancora Siri non ci sembra sufficiente, ecco che arriva in supporto la Apple TV che, tramite iCloud, rende facilissimo mettere in comunicazione i diversi dispositivi, anche se non sono collegati alla stessa rete WiFi.

Amazon non è da meno nel settore della smart home.

Con la sua Alexa, dà cuore e mente ad Amazon Echo, l’assistente vocale che esegue i nostri comandi vocali.

Alexa è un software basato su cloud, che quindi si aggiorna automaticamente e che si evolve di giorno in giorno.

Grazie alle cosiddette skills, Alexa interagisce con gli smart device e impartisce comandi che possono essere basati sul semplice suono della nostra voce.

Alexa può gestire streaming audio e video con suoni proprietari di Amazon, o di terze parti; può controllare l’illuminazione, gestire l’attività del termostato, controllare l’accensione e lo spegnimento di prese WiFi smart o interruttori smart, e quindi degli elettrodomestici ad essi collegati; gestisce l’attività dei sistemi di sorveglianza, di robot aspirapolvere e di tutti i device compatibili con  Alexa.

La forza di Alexa sta nell’estesa gamma di collaborazioni con altre aziende, che la rendono capace di svolgere più di 40.000 skills.

Ovviamente, questo è principalmente vero per il mercato statunitense; in Italia, le skills sono meno, ma, considerato che è un software in continuo aggiornamento, anche da noi Alexa può essere considerata un ottimo investimento.

I punti di forza di Alexa sono la sua voce naturale e la capacità di sentirci, anche in ambienti rumorosi.

Purtroppo, Alexa non presenta la stessa abilità nel comprendere quello che diciamo, ma essendo in continua evoluzione e capace di apprendere, può imparare un po’ alla volta ad associare determinate frasi ad una routine, ovvero la capacità di far eseguire una serie di comandi a diversi device con un unico comando vocale.

Certo, a parlare di interazione e comandi vocali, non può che tornarci in mente quel capolavoro che è “2001: Odissea nello Spazio”, in cui il vero protagonista, Hal 9000, come i nostri attuali assistenti vocali, parlava con voce umana e arrivava a sviluppare dialoghi.

E’ indubbio che i prodotti smart sono sicuramente lontani dallo sviluppo delle emozioni che portano Hal 9000 a pronunciare la storica frase “ho paura, David, la mia mente se ne va, lo sento”, ma una cosa è certa: gli assistenti virtuali hanno potenzialmente occhi e orecchie, perciò non fate l’errore commesso da una coppia americana che è stata “spiata” da un’assistente virtuale che ha poi inviato via mail a colleghi e amici i loro dialoghi privati!