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Rubens, l’Italia e il Barocco in mostra a Palazzo Reale

Rubens, l’Italia e il Barocco in mostra a Palazzo Reale – Con l’arrivo dell’autunno riprende la stagione delle grandi mostre, e la già ricchissima proposta di esposizioni ed eventi culturali di Milano si arricchisce con la grande mostra che Palazzo Reale dedica a Pieter Paul Rubens (Siegen 1577-Anversa 1640), il grande pittore fiammingo che lo storico dell’arte Giuliano Briganti ha definito “l’archetipo del Barocco”.
La mostra “Rubens e la nascita del Barocco” propone una selezione di 70 opere (delle quali 40 del Maestro fiammingo) per conoscere meglio un artista che, seppure di grande fama, è ancora poco conosciuto in Italia, spesso relegato con frettolosa semplicità nella schiera dei “pittori fiamminghi”, dimenticando la centrale importanza di Rubens per la storia dell’arte europea.

L’evento espositivo, patrocinato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo e promosso e prodotto dal Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Civita Mostre, sarà aperto al pubblico dal 26 ottobre 2016 al 26 febbraio 2017 nei saloni nobili di Palazzo Reale.
La mostra si avvale inoltre del sostegno di VISITFLANDERS – Ente del Turismo delle Fiandre, della media partnership con il Corriere della Sera e di ATM, Kartell, Ferrovie dello Stato – Trenitalia, La Rinascente, TRI-R by Toshiba Materials come sponsor tecnici.
Marsilio Editori ha realizzato un prezioso catalogo di mostra, che sarà un punto di riferimento per la conoscenza di un Maestro assoluto dell’arte occidentale.

La mostra che si apre oggi è stata preceduta, tra dicembre 2015 e gennaio 2016, dall’iniziativa del Comune di Milano a Palazzo Marino, grazie alla quale oltre 120.000 persone hanno avuto la possibilità di ammirare “L’adorazione dei pastori”, concessa in prestito dal Museo Civico di Fermo, l’ultima opera dipinta da Rubens prima di lasciare definitivamente l’Italia, testimonianza eccellente del suo rapporto con l’arte italiana, che il pubblico potrà di nuovo ammirare nell’esposizione di Palazzo Reale.
La mostra intende fare luce sul rapporto di reciprocità tra l’Italia e Rubens, sottolineando l’importanza che il nostro Paese ha avuto nello sviluppo artistico del grande fiammingo, e al contempo evidenziare il ruolo svolto da Rubens in Italia: a lui infatti si devono i primi segnali della nascita del Barocco, che si diffonderà in tutto il territorio italiano raggiungendo vette altissime. I critici e storici dell’arte hanno da tempo riconosciuto questa influenza, tanto che Bernard Berenson è arrivato a definire Rubens “un pittore italiano”.
I suoi rapporti con Genova, Mantova, Venezia e la sua vicenda romana ci permettono di ricostruire il filo che lega Rubens così profondamente alla cultura italiana, e che resterà il tratto d’identità per tutta la sua produzione successiva.
Questo è il leit motiv della mostra “Pietro Paolo Rubens e la nascita del Barocco”: mettere in evidenza i rapporti di Rubens con l’arte antica e la statuaria classica e la sua attenzione verso i grandi maestri del Rinascimento, come Tintoretto e Correggio, e soprattutto far conoscere la straordinaria influenza esercitata dal grande Maestro sugli artisti italiani più giovani, protagonisti del Barocco come Pietro da Cortona, Bernini, Lanfranco, arrivando fino a Luca Giordano.
Un tema complesso da esplicare, che è stato abilmente reso chiaro e lineare da uno straordinario lavoro, durato 3 anni, che è stato condotto da un comitato scientifico di caratura internazionale, guidato dall’autorevolezza di Anna Lo Bianco, curatrice della mostra. Il risultato è un gruppo di opere che esemplificano al meglio questi temi, con confronti il più possibile evidenti tra dipinti di Rubens, sculture antiche, opere di alcuni grandi protagonisti del Cinquecento e di artisti barocchi: un corpus di oltre 70 opere, di cui 40 del grande artista fiammingo, riunito grazie a prestiti internazionali da alcune delle più grandi collezioni del mondo come quelle del Museo Nazionale del Prado, dell’Hermitage di San Pietroburgo, della Gemäldegalerie di Berlino e del Principe del Liechtenstein, e a prestiti di numerose collezioni italiane, tra cui la Galleria Nazionale d’Arte Antica di Roma, i Musei Capitolini, la Galleria Borghese, la Galleria degli Uffizi e la Galleria Palatina di Firenze, il Museo di Palazzo Ducale di Mantova, la Galleria di Palazzo Spinola di Genova, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Il percorso espositivo si articola in quattro sezioni, attraverso le quali il visitatore può cogliere la fortissima influenza esercitata dalle opere di Rubens sugli artisti italiani della generazione più giovane, che sono letteralmente conquistati dalla portata innovativa della pittura di Rubens. Nelle sezioni “Nel mondo di Rubens”, “Santi come eroi. Pittura sacra e Barocco”, “La furia del pennello” e la “Forza del mito” le opere del Maestro sono accostate a quelle degli artisti italiani, per scorgerne affinità e debiti stilistici, e a esemplari di statuaria classica, noti a Rubens, che vi si ispira liberamente.
Nella prima sezione, “Nel mondo di Rubens”, si segnala in particolare il “Ritratto della figlia Clara Serena”, dipinto che trasmette il grande affetto e il profondo attaccamento di Rubens alla famiglia. Il ritratto della bambina, con le guance arrossate, un sorriso appena accennato e lo sguardo complice e malizioso, è la chiave privilegiata che ci permette di entrare nella dimensione privata di Rubens.
La sezione “Santi come eroi. Pittura sacra e Barocco” mette in luce l’influenza esercitata dalle grandiose e rivoluzionarie opere di soggetto sacro, realizzate da Rubens durante il suo soggiorno in Italia, su quegli artisti che saranno i protagonisti del Barocco: Bernini, Pietro da Cortona, Lanfranco, Luca Giordano e altri ancora.
In “La furia del pennello” protagonista è l’innovativa visione di Rubens, unitaria e concitata, in cui il dettaglio può essere sacrificato a favore dell’effetto d’insieme. Ciò che conta è la rapidità di lettura e di esecuzione, la “furia del pennello” descritta da Giova Pietro Bellori nella sua “Vita di Rubens”; furia che è alimentata da tutti gli artifici che l’artista inventa con la sua fantasia e il suo ingegno.
Fantasia che è stata definita “gigantesca” da Burckhardt e che in Rubens era particolarmente attratta dai tanti temi mitologici, che offrivano all’artista spunti narrativi ricchi di personaggi grandiosi, foschi e di grande e suggestiva bellezza, come è possibile osservare attraverso le opere della sezione “La forza del mito”.

Giunto in Italia il 9 giugno 1600, Rubens la abbandona il 28 ottobre 1608, per non tornarvi mai più. Tuttavia, l’amore per il nostro Paese, unito al desiderio da parte dell’artista di potervi, un giorno, fare ritorno, rimarranno sempre presenti nell’artista. Il suo insegnamento vive nelle opere dei tanti artisti che ne hanno seguito la strada.

 


GALLERY Rubens e la nascita del Barocco