Robot amici della natura

Robot amici della natura – La nuova frontiera è la cosiddetta robotica soft, che si sta sviluppando sempre più grazie all’apporto di due ricercatrici italiane: Cecilia Laschi, dell’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, e Barbara Mazzolai, direttrice del Centro di Micro-Biorobotica dell’Istituto italiano di Tecnologia.
Barbara Mazzolai è stata insignita di diversi premi: il primo nel 2010 per la sua attività nel campo dello sviluppo di una rete di robot autonomi per il miglioramento dell’igiene urbana; nel 2012 per un progetto CEE denominato “Plantoid“, il primo robot al mondo ispirato alle radici delle piante; nel 2013 con la Medaglia del Senato della Repubblica Italiana e nel 2015 con il premio internazionale Genova.
Le sue idee innovatrici sono partite dall’osservazione delle radici, giungendo poi ad un progetto denominato “GrowBot”, che prende ispirazione dalle piante rampicanti.
Insieme alla collega Cecilia Laschi, ha pubblicato un articolo su Science Robotics in cui le due ricercatrici affermano che i robot dovranno diventare macchine capaci di crescere, rigenerarsi ed essere biocompatibili.
In un intervento a Ted x Empoli del 2019, Cecilia Laschi, Professore Ordinario di Bioingegneria Industriale all’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, sottolinea che la sua specializzazione non deve essere ritenuta “nemica” dell’uomo solo perchè in grado di processare più dati di quanto possa fare il cervello umano, e spiega con un esempio lampante che, comunque, è sempre l’uomo a dover intervenire nelle carenze dei robot: nel 1997, ad esempio, fu un computer a vincere l’allora campione del mondo di scacchi, in quanto era in grado di processare 200 milioni di dati al secondo.
Però vicino al computer c’era una persona, il cui unico scopo era quello di spostare le pedine sulla scacchiera, in quanto allora le competenze robotiche (coordinamento senso-motorio) di quel tipo non erano ancora state sviluppate.
In effetti, la sfida attuale della robotica ha come obiettivo, nel 2050, di far sfidare la squadra vincente il Campionato del Mondo da una squadra di robot umanoidi autonomi.
Perchè i robot non hanno ancora sostituito gli uomini, ad esempio nelle fabbriche?
La Prof. Laschi spiega che la superiorità dell’uomo è dovuta al fatto che la natura ha fatto sì che organismi complessi come l’uomo, in un mondo complesso come il nostro, debbano processare quantità relativamente basse di dati ordinandoli in maniera intelligente.
Nel suo studio è stato analizzato un animale, il polpo comune, un mollusco che ha notevoli capacità di manipolazione e di movimento sott’acqua.
Quello che è stato evidenziato da questa ricerca è che il polpo deve queste capacità al fatto di essere soft, ovvero dotato di braccia morbide e modulabili, il che ha portato alla costruzione di un modello matematico per l’applicazione di questa scoperta nell’ambito della BioRobotica.
Così è nato Silver, che è stato utilizzato da National Geographic per l’esplorazione di un relitto sui fondali dell’Isola d’Elba.
Nella fase successiva, il progetto Blue Resolution ha portato all’ideazione di Silver 2, che unisce alle caratteristiche del polpo comune quelle del granchio.
Questo robot è stato utilizzato per raccogliere sedimenti e portare così alla luce l’eventuale presenza di microplastiche.
Considerato che l’importanza della ricerca si misura in numero di articoli scientifici pubblicati, l’Italia è al sesto posto nel mondo e al terzo in Europa per la ricerca nella robotica.
Inoltre, abbiamo una notevole presenza di aziende che si occupano di robotica industriale e di robotica di servizio, con un posizionamento al decimo posto nel mondo e al quarto in Europa.
Per quanto riguarda le start-up, anche in questo caso l’Italia si posiziona all’ottavo posto, quindi possiamo dire che il nostro Paese è sicuramente all’avanguardia nel settore, anche perchè dotato di un approccio multidisciplinare.
Infatti, si deve tenere conto, per quanto riguarda la robotica, sia dell’approccio economico che di quello sociale che di quello normativo.
In base a quanto affermato dalla Prof. Laschi, l’Italia è certamente la più dotata in questo senso, in quanto tradizionalmente basata su una cultura umanistica che è in grado di mettere insieme le diverse discipline occorrenti per raggiungere i migliori e più etici obiettivi.