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Professione project manager, intervista a Laura Gobbi

Professione project manager, intervista a Laura Gobbi – Studiava per diventare avvocato, poi ha vinto un master in fotografia. Oggi è una delle più affermate project manager in Italia. Qualcosa è andato storto nella carriera di Laura Gobbi? Al contrario, tutto è andato come doveva andare.

Lo studio della fotografia mi ha lasciato un’eredità preziosissima. Oggi che la mia professione è quella di project manager, già in fase preliminare visualizzo tutto per immagini e questo mi permette di avere grande attenzione per il dettaglio e di eliminare gli elementi di disturbo.

Quindi è proprio vero che “i puntini si uniscono”, come diceva Steve Jobs…

Assolutamente sì! La fotografia è sempre rimasta in qualche modo nella mia vita. Ho dovuto abbandonarla perché è stato motivo di grandi scontri con la mia famiglia, ma alla fine è sempre rimasta con me. Mi ha insegnato il valore del ritmo e del tempo, fondamentali quando si lavora a un evento. Non a caso quest’anno, per il secondo anno, tengo seminari alla Summer School a Favignana sulla narrazione attraverso le immagini.

Un progetto non è un oggetto, quali sono i parametri che ci permettono di parlare di eccellenza quando si tratta di un evento?

Credo che i punti di forza di un evento ben riuscito siano la raffinata semplicità e l’umiltà, che sono gli elementi che cerco di non perdere di vista. Uno ti dà la razionalità e ti fa stare con i piedi per terra. La semplicità invece ti garantisce sempre raffinatezza ed eleganza. La semplicità non è mai fuori moda. La cosa buffa è che nella mia vita quotidiana amo il kitsch e l’eccesso, mentre quando si tratta di lavoro miro al rigore e alla pulizia, forse proprio per una sorta di compensazione. 

Il tuo ultimo grande successo è stata la nona edizione di Fish&Chef, sul Lago di Garda. Una kermesse già di per sé di grande successo, come hai fatto a inserirti e a dare un valore aggiunto?

In realtà è stato facile perché ho trovato grandi professionisti, in primis Elvira Trimeloni, titolare dell’hotel Meridiana di Malcesine e Leandro Luppi, chef e patron stellato del ristorante Vecchia Malcesine. Loro da nove anni lavorano a questo format con passione, dedizione e professionalità. La forza di questo progetto sta nel fatto di non essere un progetto ad personam, ma al contrario di essere  un progetto corale il cui successo nasce proprio dalla sinergie tra le cose e le persone: chef, province, lago e prodotti in direzione di uno stesso obiettivo.

Fuori da ogni retorica, oltre alla professionalità delle persone con cui ho lavorato, ciò che ha fatto davvero la differenza è il valore umano di tutte queste persone. Quello che ho fatto è stato di lavorare insieme a questo team per portare Fish&Chef alla sua decima edizione, che sarà di vero cambiamento. Se è andata bene è perché il terreno su cui poggiava la struttura era un terreno fertile e solido.

 

Professionalità e valore umano, dunque, fanno la differenza. Ma l’ ingrediente segreto di Laura Gobbi qual è?

Per risponderti ti racconto un piccolo ma significativo episodio. Cinque anni fa, all’indomani della prima edizione di “Di Gavi in Gavi”, da me ideata, mentre caricavo balle di fieno sul trattore, si ferma una signora anziana e mi dice “non vedevo tanta gente a Gavi dal 1972”. Credo che lavorare sul territorio significhi proprio questo. Non solo numeri, ma anche e soprattutto un valore aggiunto per il territorio, quello vero fatto di persone che lo vivono, non solo di istituzioni.

Forse il mio “ingrediente segreto” è  che entro nel tessuto della realtà, non esiste un format che ripeto perché ha funzionato da un’altra parte, ogni territorio e a sé stante con una sua storia e delle sue specificità. E poi ci vuole coinvolgimento, quello vero. Se tutti fossimo più coinvolti nelle cose, faremmo meglio. Se avessimo a cuore il nostro territorio, non butteremmo la carta per terra perché ne avremmo rispetto.

 

Cosa consiglieresti a chi vorrebbe fare questo lavoro?

Occhio, cervello e cuore. Ma anche studio, non smettere mai di studiare perché il talento da solo non basta. E l’etica, anche se non è di modo, è fondamentale. Il rispetto per quello che facciamo e per le persone con cui lavoriamo è fondamentale, e anche il rispetto per noi stessi, perché ci dà la forza di dire “non ce la faccio”, quando è necessario.

Oltre a Fish&Chef, quali sono i progetti di cui vai particolarmente fiera?

Per rimanere in tema “territorio”, sicuramente “Di Gavi in Gavi”, che a distanza di anni funziona ancora benissimo e questa per me è una grande soddisfazione; e il progetto “gente di lago”, che avevo ideato per uno chef stellato che aveva esigenza di rivedere il suo posizionamento.

In campo invece più artistico sono molto fiera del mio lavoro con Emiliano Cavalli, Luca Cassine e Ugo Galassi.

E un progetto che parli proprio di Laura Gobbi, non c’è? 

C’è eccome, ed ha appena preso forma. Si chiama Core mio e nasce dalla vita vera, quella di tutti i giorni. Nasce dalla mia personale esperienza ma anche dal contatto con persone speciali che hanno una storia da raccontare. Si tratta di una linea di occhiali a forma di cuore, che sono il simbolo del mio modo di affrontare le difficoltà della vita.Sono una sorta di bacchetta magica che mi aiuta a vedere il lato bello delle giornate, o quando non è possibile, ad avere coraggio nell’affrontare le negatività.

E sai cosa succede? Quando indosso questi occhiali, tutti li notano e mi notano. E tutti noi abbiamo bisogno di essere visti dagli altri, è come una carezza al cuore.

laura gobbi