CULTURA

PIÙ STUPENDA DEL DUOMO: GAETANA AGNESI

PIÙ STUPENDA DEL DUOMO: GAETANA AGNESI –

MilanoPlatinum Storica National Geographic

In collaborazione con la prestigiosa rivista STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC, conosciamo un personaggio femminile molto particolare, schivo e geniale, generoso e idealista: Gaetana Agnesi, bambina prodigio, matematica illustre, infine filantropa dedita alla cura degli ultimi.


PIÙ STUPENDA DEL DUOMO: GAETANA AGNESI

Maria Gaetana Agnesi ebbe nella sua vita una passion predominante del tutto eccentrica per una donna dei suoi tempi: la matematica. Era nata nel 1718. Non serve forse ricordare lo stato d’ignoranza radicale nel quale sono state tenute le donne nel corso della storia, il lungo medioevo in cui la sola propensione a uscirne era considerato un segno di influsso demoniaco. E se il Rinascimento segnò una lenta ripresa del rapporto tra donne e cultura, va ricordato che in pieno Illuminismo il filosofo Lessing scriveva: Come può un uomo amare un essere che, a dispetto di lui, vuole anche pensare? Una donna che pensa è altrettanto ripugnante quanto un uomo che si imbelletta. Ma si potrebbe continuare fino a tempi molto più vicini ai nostri, pensando per esempio ai pregiudizi contro i quali Maria Montessori dovette scontrarsi quando si iscrisse alla facoltà di medicina.

Charles William Mitchell, La morte di Ipazia. La matematica, astronoma e filosofa Ipazia fu una delle tante donne che dovettero subire i pregiudizi nei confronti della scienza e in particolare del sapere femminile. Fu uccisa nel 415 da una folla di cristiani inferociti.
Charles William Mitchell, La morte di Ipazia. La matematica, astronoma e filosofa Ipazia fu una delle tante donne che dovettero subire i pregiudizi nei confronti della scienza e in particolare del sapere femminile. Fu uccisa nel 415 da una folla di cristiani inferociti (public domain, via Wikimedia Commons).

Una bambina prodigio

Maria Gaetana Agnesi nacque dunque nel 1718. Il padre Pietro non era un aristocratico, ma aveva procurato alla sua famiglia un elevato tenore di vita grazie a una fiorente industria della seta e di tessuti preziosi. Il patrimonio di famiglia doveva essere cospicuo: Pietro ebbe ventuno figli (e tre mogli), che riuscì a mantenere in un lusso da fare invidia ai nobili veri. Gaetana era la primogenita, ma per lei non era prevista l’accurata educazione riservata invece ai fratelli. Tuttavia fin da piccola cominciò di sua iniziativa a seguire le lezioni che il primogenito maschio subiva svogliatamente e con scarsi risultati; ben presto i maestri rimasero stupefatti dalla sua intelligenza e prontezza nell’apprendimento. Il padre allora la incoraggiò e invitò a casa stimati precettori. Maria Gaetana imparò in fretta diverse lingue: il francese, orecchiato dalla balia, il latino e il greco, l’ebraico e alcune lingue moderne. Quando fu iniziata ai misteri della matematica si appassionò intensamente a questa disciplina. Si trattava di un sapere esclusivo, elettivo, riservato alle menti più brillanti e raffinate: non solo matematica, ma anche filosofia, logica, meccanica, cosmologia, botanica. Una raccolta di tesi da lei proposte e discusse fu pubblicata nel 1737 nel volume Propositiones philosophicae.

Busto di Gaetana Agnesi nel palazzo di Brera (foto di Giovanni Dall'Orto, public domain, via Wikimedia Commons)
Busto di Gaetana Agnesi nel palazzo di Brera (foto di Giovanni Dall’Orto, public domain, via Wikimedia Commons)

Misticismo e anni di studio

Il salotto Agnesi cominciò a essere meta non solo di studiosi e scienziati, ma anche di curiosi. Il padre esibiva orgoglioso la sua ragazza prodigio, mentre i maligni cercavano tutti i modi possibili per screditarla. Quando nel 1739 il letterato Charles de Brosses si presentò con il cugino Loppin de Montmort, scienziato di professione, allo scopo di cogliere Gaetana in fallo attraverso il confronto con un vero uomo di scienza, fu costretto a ricredersi di fronte alla conversazione di altissimo livello che si instaurò fra i due. Lui stesso la definì un fenomeno letterario, una cosa più stupenda del duomo di Milano. Voleva portarla con sé a Parigi, ma Gaetana si rifiutò. Come rifiutò anche altre occasioni nella sua vita: non voleva esibirsi come fenomeno da baraccone. Le sue aspirazioni erano altre. Con grande meraviglia di tutti, comunicò il suo desiderio di prendere i voti, al quale il padre oppose un deciso rifiuto. C’era qualcosa di mistico in Gaetana, unito alla geometrica perfezione della sua mente razionale. Obbedì al padre, che cominciava a essere anziano e aveva bisogno di aiuto con i numerosi figli, ma si isolò in una sorta di autoclausura e in otto anni di “studio matto e disperatissimo” si tuffò nella matematica analitica. Secondo una diceria avrebbe sofferto di sonnambulismo: la notte si alzava dal letto e tornava al suo scrittoio. Al mattino, non ricordando nulla del lavoro notturno, aveva trovato la soluzione che andava cercando. Il risultato di questi anni di ricerche furono le Istituzioni Analitiche ad uso della Gioventù Italiana, sul calcolo differenziale, integrale e infinitesimale. Qui espose la “versiera di Agnesi”, una curva cubica piana di equazione cartesiana che non fu una sua scoperta, ma per la cui cristallina spiegazione rimase famosa. Nonostante gli onori e i riconoscimenti che ricevette rimase sempre schiva: un anello di brillanti dono dell’imperatrice Maria Teresa, l’offerta stabile della cattedra di Pubblico Lettore di Matematiche all’Università di Bologna da parte del papa Benedetto XIV (da lei rifiutata), la dedica di un sonetto di Carlo Goldoni in cui era definita “orgoglio del paese”.

Il frontespizio delle Istituzioni analitiche (public domain, via Wikimedia Commons).
Il frontespizio delle Istituzioni analitiche (public domain, via Wikimedia Commons).

Una nuova missione

Alla morte del padre, nel 1752, un nuovo fuoco prese a bruciarle dentro: lo slancio mistico e la passione speculativa le apparvero riduttivi e sterili senza un’attività incisiva nel mondo. Capì che voleva stare in mezzo alla gente, ma non per esibirsi: per prestare aiuto ai bisognosi. Nel suo palazzo di via Pantano allestì un ricovero per donne malate e, quando lo spazio non fu più sufficiente, spese una fortuna per aprire un nuovo ospedale a Porta Vigentina. Le spese erano elevatissime e senza pensarci due volte investì tutto il proprio patrimonio nell’impresa. Poi cominciò a cercare sostegno e finanziamenti presso gli amici di un tempo e le famiglie nobili, ma furono più le porte che le furono chiuse in faccia che quelle aperte e disposte a prestarle aiuto. Nella Milano illuminista del Caffè e dei fratelli Verri la sete di carità e sacrificio di Gaetana appariva sospetta, e la sua fede religiosa bigotta e oscurantista. Alla bancarotta seguirono anni difficili, ma lei non si perse d’animo, finché, nel 1771, fu chiamata in qualità di visitatrice del Pio Albergo Trivulzio (l’ospizio soprannominato poi “Baggina” dai milanesi), appena inaugurato. Nel 1783 ne divenne direttrice e continuò in questo ruolo fino alla morte, nel 1799. Si dedicò in particolar modo a dare accoglienza ai malati di mente dalla Senavra, il manicomio pubblico per i poveri istituito nel 1780 dall’imperatrice Maria Teresa (San Pietro in scaena aurea era stato il nome originario del luogo, poi storpiato in Senavra). Mi piace pensare che questa donna straordinariamente intelligente abbia pensato a salvare da uno squallido manicomio chi la ragione l’aveva persa. Non ebbe funerale, né tomba: i suoi resti furono sepolti nella fossa comune accanto ai suoi poveri, come certamente avrebbe voluto.

Henrietta Rae, Florence Nightingale o La donna con la lampada, 1891 (public domain, via Wikimedia Commons).
Henrietta Rae, Florence Nightingale o La donna con la lampada, 1891 (public domain, via Wikimedia Commons).

PER APPROFONDIRE – PIÙ STUPENDA DEL DUOMO: GAETANA AGNESI

  • Daniela Ferro, Le grandi donne di Milano, Newton Compton, Roma, 2007.