STORIA

MILANO ROMANA: STORIE DI VITA QUOTIDIANA

MILANO ROMANA: STORIE DI VITA QUOTIDIANA –

MilanoPlatinum Storica National Geographic

In collaborazione con la prestigiosa rivista STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC, ascoltiamo i racconti che ci vengono dalle epigrafi e dagli oggetti custoditi nel Museo Archeologico di Milano che, con la sua preziosa collezione, ci riporta sulle tracce della Milano romana.


MILANO ROMANA: STORIE DI VITA QUOTIDIANA

Le lodi di Ausonio

Possiamo dire che Milano entra effettivamente nella storia in epoca tardo imperiale, quando gli imperatori, per primo Massimiano Erculeo (III-IV secolo), vi trasferirono la propria sede per essere più vicini alle Alpi, minacciate dai barbari. Milano divenne così capitale dell’Occidente: fu cinta di nuove mura da Massimiano e chiamata “seconda Roma”. Il poeta Ausonio, originario di Burdigala (l’odierna Bordeaux) la visitò intorno al 380-390 ed espresse così la sua ammirazione: vi sono grandi ricchezze e numerose sono le case nobili. La popolazione è di grande capacità, eloquenza e affabile. La città si è ingrandita ed è circondata da una doppia cerchia di mura. Vi sono il circo, dove il popolo gode degli spettacoli, il teatro con le gradinate a cuneo, i templi, la rocca del palazzo imperiale, la zecca, il quartiere che prende il nome dalle terme Erculee. I cortili colonnati sono adornati da statue di marmo, le mura sono circondate da una cinta di argini fortificati (Ordo urbium nobilium). Grata del suo apprezzamento, Milano dedicò ad Ausonio un monumento (seicentesco, sulla facciata delle Scuole Palatine in via Mercanti) e una via (in zona Sant’Agostino-Sant’Ambrogio). Una piccola boutade etimologica sul nome di questo poeta della tarda latinità (che fu cristiano, anche se la sua cultura e la sua opera furono in gran parte di ispirazione pagana): è possibile che il suo nome derivi dal latino ausus (“ardito”), quindi una variante latina di Andrea (dal greco andreía, “virilità”, “coraggio”, a sua volta derivato da anér, andrós, “uomo”, la cui etimologia si ritrova anche nel calabrese ’ndrangheta).

Giovan Pietro Lasagna, Monumento a Decimo Magno Ausonio, Milano, Scuole Palatine [foto di G. Dall'Orto, public domain via Wikimedia Commons]
Giovan Pietro Lasagna, Monumento a Decimo Magno Ausonio, Milano, Scuole Palatine [foto di G. Dall’Orto, public domain via Wikimedia Commons]

L’estensione della Milano romana

Milano era sicuramente grande per fasto e per ricchezza, ma non per estensione: i diametri maggiori della cerchia entro la quale era compresa la città sono: via San Bernardino-Durini-Monte Napoleone-Croce Rossa-Monte di Pietà-dell’Orso, da una parte, e Magenta-Nirone-Cappuccio-Torchio, dall’altra. In totale 4500 metri di mura e tutt’intorno l’anello del Seveso e del Nirone (corso d’acqua oggi scomparso, le cui acque, ai tempi della costruzione della ferrovia Milano-Torino, furono convogliate, insieme a quelle di altri corsi minori, nel Lambro). Dobbiamo quindi immaginare che, pur essendo Milano una città splendida e abbellita da meravigliosi edifici che eccitavano la meraviglia dei forestieri, la vita del popolo minuto fosse di gran lunga meno splendida.

Le colonne di San Lorenzo, oggi di fronte all'omonima basilica (costruita tra il 372 e il 402). Forse appartenevano alle terme erculee [public domain, via Wikimedia Commons]
Le colonne di San Lorenzo, oggi di fronte all’omonima basilica (costruita tra il 372 e il 402). Forse appartenevano alle terme erculee. [Public domain, via Wikimedia Commons]

Un Museo costruito sulla Storia

Della Milano romana sono rimaste poche tracce e molte di queste portano al Museo Archeologico in corso Magenta. Questo museo, infatti, è letteralmente costruito sopra strati di storia, nel contesto architettonico del monastero di San Maurizio (XVI secolo), che fu edificato su un più antico monastero dell’VIII secolo, il quale, a sua volta, era stato costruito sulle rovine del circo romano (IV secolo) e delle mura della città, di cui si possono vedere ancora due torri. Sotto le rovine del circo, inoltre, si trova un altro strato, appartenente a edifici romani del I secolo: nel museo sono visibili i resti di una domus di quell’epoca. Una delle due torri conservate era parte del circo: era infatti il punto di partenza delle corse dei cavalli, che compivano sette giri prima di raggiungere il traguardo. Inglobata poi nel monastero, ne divenne la torre campanaria ed è ancora oggi visibile nel giardino del museo, insieme a una parte delle mura.

I resti della torre del circo, modificata nel corso dei secoli [Public domain, via Wikimedia Commons]
I resti della torre del circo, modificata nel corso dei secoli [Public domain, via Wikimedia Commons]

Il racconto delle epigrafi

A parlarci più chiaramente della vita milanese di epoca romana sono i reperti raccolti nel museo, tra i quali è di fondamentale importanza una vasta collezione di epigrafi, più di 500 (soltanto una parte è esposta). La maggioranza appartenevano a monumenti funerari, mentre altre sono epigrafi onorarie, dedicate o commissionate da importanti cittadini. Nel loro linguaggio frammentario, le epigrafi ci parlano di vita quotidiana, dell’esistenza di corporazioni religiose e profane, dimostrando che, come nelle altre città dell’impero, anche a Milano le varie classi della cittadinanza si organizzavano in associazioni professionali, a scopo di solidarietà e di mutuo soccorso. Le iscrizioni ricordano infatti i mulattieri, i fabri (operai costruttori), i centonari, (fabbricanti di panni), gli erari (lavoratori del metallo). C’erano poi le confraternite religiose dei martensi, cittadini o veterani associati nel culto di Marte, dei dendrofori e cannofori, cioè portatori di alberi e di canne nelle processioni e nelle cerimonie. A Milano il lavoro non era disprezzato come nella Roma antica: tutt’altro, era anzi fonte di stima e di ricchezza. Infatti il calzolaio Giusto Atilio volle farsi ritrarre sulla lapide intento a lavorare al deschetto, così come il tintore Novellio si fece ritrarre con un panno in mano. Le iscrizioni, inoltre, parlano di sagarii e castrensarii, cioè fabbricanti di panni militari, e linarii o fabbricanti di tela, dimostrando che già a quei tempi Milano era un centro importante per l’industria tessile. Un padrone fece scolpire sulla tomba di un liberto che “nella sua arte, quel che fece male, nessuno lo fece meglio; quel che fece bene, nessuno lo fece come lui”. La stima del padrone per il suo schiavo liberato conferma la posizione privilegiata di cui godevano i liberti in epoca imperiale: già Augusto aveva creato delle cariche politiche riservate a loro. Tra queste era molto ambita quella di seviro augustale, una magistratura cittadina che permetteva una certa ascesa sociale, se si avevano disponibilità economiche adeguate. Le epigrafi descrivono anche il ruolo dei seviri, la loro posizione all’interno delle città romane e la loro lealtà nei confronti dell’imperatore.

Lapide del calzolaio Caius Atilius Iustus, Museo Archeologico di Milano [foto di G. Dall'Orto, public domain, via Wikimedia Commons]
Lapide del calzolaio Caius Atilius Iustus, II secolo, Museo Archeologico di Milano [foto di G. Dall’Orto, public domain, via Wikimedia Commons]

 Oggetti di lusso

Gran parte della collezione di statue del museo abbellivano i giardini delle case patrizie e vennero poi riutilizzate in edifici più recenti. Le statue con soggetto religioso sono poche, perché vennero distrutte quando il paganesimo fu proibito. Proprio per questo, una delle più significative è la superstite testa di Zeus, proveniente verosimilmente dall’area vicino al Castello Sforzesco. Faceva sicuramente parte di una grande statua di culto, copia romana del I secolo ispirata alle opere dello scultore ateniese Briàsside (seconda metà del IV secolo a.C.). Le statue milanesi manifestano una mescolanza di stile locale e stile greco classico. Il filone locale è naturalistico; i ritratti hanno tratti marcati, grandi orecchie, rughe in evidenza. Lo stile classico armonico ed elegante era molto apprezzato soprattutto nelle classi sociali più elevate, in quanto simbolo di raffinatezza e di potere.

Testa di Zeus, Museo Archeologico, Milano [foto G. Dall'Orto, public domain, via Wikimedia Commons]
Testa di Zeus, I secolo, Museo Archeologico, Milano [foto G. Dall’Orto, public domain, via Wikimedia Commons]

 Convivenza religiosa

Uno degli oggetti più preziosi del museo, anche per il suo significato, è la patera di Parabiago, un grande piatto dedicato al culto orientale della dea Cibele. Il piatto rappresenta la dea insieme ad Attis, il suo amato mortale, al centro di una mappa cosmogonica nella quale vengono presentati anche i simboli di vita, morte e rinascita. Questo rituale è molto importante, dal momento che appartiene a un’epoca, il IV secolo, in cui i culti pagani, come quelli dedicati a Cibele e Mitra, coesistevano con la religione cristiana.

Patera di Parabiago, Museo archeologico, Milano [foto di G. Dall'Orto, public domain, via Wikimedia Commons]
Patera di Parabiago, IV secolo, Museo archeologico, Milano [foto di G. Dall’Orto, public domain, via Wikimedia Commons]

PER APPROFONDIRE – MILANO ROMANA: STORIE DI VITA QUOTIDIANA

  • Sul legame tra Ausonio e Milano, interessante articolo sul sito Summa Gallicana.
  • Ettore Verga, Storia di Milano, Meravigli Edizioni, Milano, 2015.
  • Museo Archeologico di Milano: sito non ufficiale ricco di informazioni e tour virtuali.

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