Max 500, a Innsbruck si celebrano i 500 anni di Massimiliano I

Innsbruck, da Massimiliano I alle archistar – Per tutto il 2019 la città tra i monti del Tirolo celebra l’imperatore della casa d’Asburgo e invita a scoprire lo splendore del suo passato, riservando però spettacolari sorprese con il lato più creativo del presente.
Curiosa coincidenza di date. Se Milano, l’Italia e la Francia, legate a doppio filo a Leonardo da Vinci, quest’anno, cinquecentenario della sua scomparsa, fanno a gara per rendere omaggio al Genio rinascimentale, Innsbruck e il Tirolo si trovano a fare lo stesso con Massimiliano I d’Asburgo, morto anche lui nel 1519, e non sono da meno in fatto di appuntamenti, mostre ed eventi che lo riguardano, riuniti sotto l’accattivante titolo di Max 500 .
Il motivo è semplice: Massimiliano, fondatore dell’Impero asburgico e personaggio rilevante nell’Europa tra XV e XVI secolo, aveva eletto Innsbruck a luogo del cuore, a residenza prediletta, perfetta per lui che amava la montagna (sportivo ante litteram, praticava ciò che oggi chiamiamo trekking e arrampicata) e amava cacciare. Inoltre, influenzato dalla colta e amatissima prima moglie Maria di Borgogna e, a dire il vero, abile promotore di sé stesso, divenne mecenate di letterati e artisti, lasciando alla città importanti segni della sua presenza. Ed è proprio da questa eredità che inizia il nostro tour di Innsbruck, eredità che si alterna in modo inaspettato ai sorprendenti e contemporanei interventi urbanistici che portano la firma di archistar internazionali. Un mix di passato, tradizione, modernità e futuro che danno alla città quell’aspetto particolare e quell’anima eclettica che la caratterizzano così bene.
I simboli di Innsbruck: il Tettuccio d’Oro e il trampolino del Bergisel
Il Tettuccio d’Oro
Percorrendo l’ampia, vivace e pedonale Maria-Theresien-Strasse verso Herzog-Friederich-Strasse il simbolo storico della città appare, letteralmente, in tutto il suo splendore: è il famoso Tettuccio d’Oro (Goldenes Dachl, in tedesco), cioè la copertura con 2657 tegole a scaglie di rame dorato della loggia da cui Massimiliano I assisteva a tornei, esibizioni di giocolieri, controllava i commerci, osservava quel che accadeva e si faceva vedere. Anzi, per farsi ricordare nei periodi di assenza dai suoi “migliori sudditi”, come definiva gli abitanti di Innsbruck, fece ornare la loggia con bassorilievi, in due dei quali compare di faccia tra un giullare di corte e un cancelliere e, nell’altro, di profilo tra Maria di Borgogna e la seconda moglie Bianca Maria Sforza, nipote di Ludovico il Moro. Piccolo inciso, la seconda moglie, mai amata e sposata per procura, fu scelta per questioni di alleanze e per la molto cospicua dote di cui disponeva, l’equivalente di più di trenta milioni di euro! Il Tettuccio fu un dono di nozze di Massimiliano a Bianca Maria e un segno di ringraziamento per gli Sforza, il cui stemma è accanto all’aquila imperiale bicefala, raffigurata qui per la prima volta. Le formelle che si vedono dalla strada sono copie, ma proprio in occasione di Max 500 gli originali si possono ammirare nella mostra Vivere all’epoca di Massimiliano. Cosa rimane? allestita nel piccolo spazio museale interno all’edificio.

Il trampolino del Bergisel
A fare ormai da concorrenza al Tettuccio d’Oro come emblema di Innsbruck c’è però il trampolino del Bergisel, l’opera spettacolare progettata dall’architetta Zaha Hadid per il salto con gli sci: lo si vede svettare verso il cielo con la sua torre e le sue forme sinuose, inconfondibile. Il Bergisel riunisce spazi per lo sport (il trampolino vero e proprio, l’anfiteatro per il pubblico che può accogliere 28.000 persone, le cabine per i commentatori radio e tv) e spazi conviviali come il caffè ristorante Café im Turm e la terrazza, entrambi panoramici, da cui si gode una vista mozzafiato sulla città e sulle maestose montagne della Nordkette. È talmente vicino che, se non volete usare l’auto o la navetta o i mezzi pubblici, si può raggiungere a piedi dal centro di Innsbruck in appena quaranta minuti. Poi, però, per arrivare proprio in cima bisogna fare una lunghissima e ripida scalinata oppure prendere l’ascensore inclinato che porta alla rampa di lancio e da qui ancora un altro fino al caffè e alla terrazza. E anche nella bella stagione, se siete fortunati, potrete vedere atleti che si allenano saltando sulla pista sintetica.

Per chi sale al Bergisel, nel verde del parco all’altezza del parcheggio, una sosta d’obbligo è anche al Tirol Panorama, museo costruito ad hoc nel 2011 per ospitare l’enorme dipinto circolare, uno dei pochi ancora esistenti con questa forma, realizzato a fine Ottocento da Michael Zeno Diemer per celebrare la battaglia del Bergisel in cui i Tirolesi, guidati da Andreas Hofer, sconfissero Napoleone e i Bavaresi nel 1809. Pensate, si tratta di un “quadro” su lino di 1000 metri quadrati, alto circa 11 metri e con un diametro di 33 metri. Lo spettatore, perché è un vero spettacolo, è al centro e cammina intorno alla balaustra che si affaccia sulla scena piena di personaggi: sembra di stare sul campo di battaglia, grazie anche a trucchi della scenografia, ed è divertente riconoscere sia le montagne che circondano Innsbruck sia le chiese, le case e i luoghi che tuttora esistono in città.

L’Hofburg e la Rathaus, immagini del potere
Hofburg, il palazzo imperiale
Quando Massimiliano I si installa in quello che oggi conosciamo come Hofburg, cioè il palazzo imperiale, l’edificio era un castello medievale che lui cominciò ad ampliare unendo più fabbricati e ad abbellire, facendolo diventare la sua residenza preferita. Fu però Maria Teresa d’Austria, quasi due secoli più tardi, che lo trasformò definitivamente in quel capolavoro tardobarocco che possiamo vedere e che fa rimanere a bocca aperta a cominciare dalla Sala dei Giganti o Sala di famiglia, come la chiamava l’imperatrice: immenso salone delle feste con un meraviglioso soffitto affrescato e i ritratti, oltre al suo e a quello del marito Francesco I, di tutti i suoi figli, nipoti, nuore e generi. Se volete però saperne di più su Massimiliano I e il tempo in cui ci abitò, l’Hofburg, nell’ambito delle manifestazioni per Max 500, ospita dal 25 maggio al 12 ottobre Aufbruch in die Neuzeit, cioè Gli albori dell’Età moderna, mostra multimediale dedicata all’imperatore e al suo ruolo attraverso la politica, la cultura, i matrimoni, la vita di corte nel passaggio dal Medioevo all’Età moderna. Prima di lasciare l’Hofburg due note curiose. La prima: in un’ala del palazzo e affacciato sul cortile interno trova spazio il Café Sacher, sede cittadina della famosa pasticceria viennese. Il must? Una fetta di torta che arriva fresca ogni giorno dalla capitale austriaca e un Einspänner, il caffè servito nel bicchiere e sormontato da un tripudio di panna montata. La seconda: il lato dell’Hofburg lungo Rennveg riflette la sua candida facciata sul nuovissimo edificio della Casa della Musica, progettata da Erich Strolz e inaugurata a fine 2018, tutta scura e lucida. Un bel contrasto.
Rathaus, il Municipio
Ritorniamo in Maria-Theresien-Strasse, che è l’asse pedonale per eccellenza della città, un susseguirsi di negozi, locali e belle case d’epoche diverse. Una di queste, in stile neoclassico, è la Rathaus, il Municipio. Non si può sbagliare: sul balcone vedrete cinque biciclette colorate con portapacchi e cestini riempiti di fiori, dichiarazione d’amore del sindaco Verde della città, Georg Willi, per le due ruote. La sorpresa non finisce qui, perché sotto il balcone troneggia, impensabile da noi, un cartellone con sagoma di cocktail e scarpa con tacco a spillo che indica l’ingresso delle Rathaus Galerien, Gallerie del Municipio, luminoso mondo di vetro progettato dall’architetto Dominique Perrault che comprende, oltre agli uffici amministrativi, un passaggio coperto con caffè e boutique. Da fare assolutamente è salire al settimo piano del complesso fino al Café Weinbar Lounge 360°: già spettacolare è la tromba delle scale, 37 metri tutti di vetro, e dal locale circolare si gode una vista splendida. Delle Gallerie fa parte anche The Penz, il primo hotel di design della città, che regala un altro intrigante gioco di specchi tra passato e presente sulla facciata verso Adolf-Pichler-Platz. Da fotografare.
Sempre lungo Maria-Theresien-Strasse, ma dal lato opposto, non si può perdere un’altra opera firmata da archistar: il Kaufhaus Tyrol, realizzato da David Chipperfield (a Milano ha progettato il Mudec, Museo delle culture). È il paradiso dello shopping e si presenta come un vasto salone illuminato dalla luce naturale che filtra dall’alto e poi per sei piani di negozi, bar e ristoranti è tutto un susseguirsi di linee geometriche, vetro e cemento armato. Semplice e “pulito”, è una meraviglia per gli occhi.

Il castello di Ambras e la Chiesa di corte, “A lode e perpetua memoria”
Dato che il nostro spunto per andare a Innsbruck sono le celebrazioni in onore di Massimiliano I d’Asburgo, vogliamo terminare il nostro viaggio con l’Imperatore e due luoghi a lui legati, fermo restando che la Capitale delle Alpi, come la chiamano gli austriaci per il fatto che unisce le peculiarità di una città a quelle di una località montana (si sale in quota dal centro città in appena 20 minuti usando l’avveniristica funicolare realizzata da Zaha Hadid, con stazioni simili a nuvole di vetro) è una meta eccellente a prescindere.
Il primo luogo è il castello di Ambras che sovrasta su una collina un incantevole parco con giardini e laghetto. Era il castello di caccia di Massimiliano, ma fu merito dell’arciduca Ferdinando II se nel Cinquecento la rocca medievale venne trasformata nel castello rinascimentale che vediamo. Appassionato d’arte, fece addirittura realizzare un edificio (il Castello inferiore) per accogliere le sue collezioni, dove ammirare ancora adesso, tra l’altro, le molte armature e la Wunderkammer, la Camera delle meraviglie, ricchissima di “stranezze” e opere d’arte. Fece costruire anche la Sala spagnola, staccata rispetto al castello principale come era di moda all’epoca in Spagna: uno strepitoso salone delle feste con un magnifico soffitto a cassettoni intarsiato, ritratti a figura intera di tutti i principi del Tirolo e grottesche. Ogni piano del castello di Ambras è poi come un museo: ci sono la Galleria dei ritratti degli Asburgo, la raccolta di vetri artistici e quella di sculture gotiche, ma da vedere sono anche la cappella di San Nicola e le stanze da bagno di Philippine Welser, amata moglie morganatica dell’arciduca. E Massimiliano? A lui Ambras, fino al 31 ottobre, per Max 500 riserva la mostra Zu lob un ewiger Gedachtnus, cioè A lode e perpetua memoria: opere d’arte dedicate all’Imperatore e collezionate, anche queste, da Ferdinando II, suo pronipote, e con un focus sulla realizzazione del cenotafio di Massimiliano.

A lode e perpetua memoria… è questo lo scopo del cenotafio di Massimiliano I e, per vederlo, bisogna andare alla Hofkirke, la Chiesa di corte dell’Hofburg. Pensate, si tratta di 28 statue in bronzo alte più del vero e disposte su due file ai lati del sepolcro, sopra il quale Massimiliano è inginocchiato, al centro della chiesa. Le statue, chiamate Schwarze Manden, “uomini neri” per via del materiale di cui sono fatte (anche se tra loro ci sono otto donne), rappresentano familiari, antenati, personaggi storici come Goffredo di Buglione o leggendari come Re Artù, stimati dall’imperatore. La sua idea iniziale per il monumento funebre a Innsbruck era addirittura ancora più grandiosa: di statue ne avrebbe volute 40, da mettere in corteo dietro la sua, davanti a tutte. Come si sa e come si vede, non andò così: prima di tutto decise di farsi seppellire a Wiener Neustadt, dove era nato; quando morì di statue pronte ce n’erano solo 11 e troppo pesanti per essere trasportate altrove; farle realizzare tutte sarebbe costato troppo. Si decise quindi per 28 che furono terminate addirittura 31 anni dopo la sua morte e quasi 100 anni ci vollero per finire la chiesa, ma il risultato lo vediamo e lascia senza fiato. Grandezza di un imperatore.
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