ARTE

Lucian Freud, nuove prospettive

Lucian Freud, nuove prospettive – Fino al 22 gennaio 2023, la National Gallery di Londra ospita “Lucian Freud. New Perspectives“, mostra che raccoglie settant’anni di lavoro di uno degli artisti britannici più rappresentativi, Lucian Freud (1922-2011), testimoniando i cambiamenti che attraversarono la pittura dell’artista in sette decenni, dai suoi primi lavori più intimi alle sue grandi tele, molto note, fino ai suoi nudi monumentali.

Sono esposte più di 60 opere che seguono passo passo lo sviluppo dell’artista: ritratti di potenti personaggi pubblici seguiti da studi più personali di amici e familiari; il set è l’atelier dell’artista, che è sia palcoscenico che protagonista; i caratteri approssimativi delle prime opere si trasformano nelle esperte rappresentazioni “carnali” degli ultimi lavori.

Per tutta la vita, Lucian Freud si è dovuto confrontare con il fatto di essere il nipote del famosissimo Sigmund Freud, e forse per questo è sempre stato restio a concedere interviste o a partecipare a eventi pubblici.

Lucian Freud nacque a Berlino da una famiglia ebrea, ma emigrò a Londra a soli 11 anni, quando Hitler prese il potere nel 1933. Passò poi il resto della sua vita nella capitale britannica, dove incontrò soggetti di ogni estrazione sociale per i suoi celebri ritratti.

Era molto schivo, ma verso la fine della sua vita era facile vederlo nei pub di Soho a bere e scommettere, o a tavola con eccentrici londinesi a The Wolseley, un ristorante di lusso a due passi dalla Royal Academy.

Il trasferimento a Londra, diceva spesso, è “legato alla mia fortuna, …Londra, il luogo che assolutamente preferisco a tutti quelli in cui sono stato.

Si può ben dire che Lucian Freud abbia cambiato il nostro modo di guardare le persone. I suoi quadri sono “riempiti” da corpi: corpi grassi, corpi vecchi, corpi strani, corpi stremati. Per alcuni, i suoi ritratti sono senza pietà, cinici e crudeli; altri li giudicano intime e sincere rappresentazioni dell’umanità.

Freud parlava di sè come di “una specie di biologo”: analizzava con dovizia di particolari i cambiamenti del suo stesso corpo in ogni stadio della vita, sperimentando senza sosta angolature e pose strane che infrangevano le regole dell’autoritratto.

L’artista, e suo amico, Antony Gormley ha descritto il lavoro di Freud come “una testimonianza di esplorazione resiliente di chi lo circondava e della sua stessa esistenza”.

Freud raccontava che la sua prima parola era stata “alleine”, ovvero “solo”. Quando qualcuno cercava di fargli una foto, nascondeva la faccia tra le mani (lo fece addirittura mentre lo fotografavano quando la Regina Elisabetta gli conferì l’Ordine al merito). Rifiutava l’idea che la vita di un’artista potesse incidere in qualche modo sulla sua arte e non concedeva interviste, benchè in realtà la sua storia creativa fosse intrecciata con episodi personali. Ad esempio, dipinse “Autoritratto con un occhio nero” poche ore dopo aver fatto a cazzotti con un tassista. Usò alcuni dei suoi 14 figli (tutti riconosciuti) come modelli, ma non era affatto la classica figura di padre (Freud diceva di non essere interessato alla vita di comunità). 

All’inizio della sua carriera, Freud fu influenzato dai Surrealisti, che a loro volta erano fortemente suggestionati dalle dottrine psicoanalitiche di Sigmund Freud, nonno di Lucian.

Come i Surrealisti, l’artista unì l’osservazione dei dettagli a un senso inquietante di quasi-irrealtà. All’epoca, i suoi ritratti erano lineari, grafici, puliti e precisi – e i suoi soggetti erano vestiti. Poi, all’età di 40 anni, Freud cominciò ad avere problemi di vista, di conseguenza cominciò a dipingere in modo sempre più libero. Ai pennelli di soffice martora cominciò a preferire quelli di setole di cinghiale, in modo da ottenere pennellate dense, grumose: era alla ricerca della carne viva. “Sono veramente interessato alle persone in quanto esseri animali, – diceva – in parte è per questo che mi piace lavorare con modelli nudi. Perchè posso vedere di più.”

Lucian Freud ha ritratto più di 160 persone, inclusi la Regina Elisabetta, Lord Rothschild, Kate Moss ed altri personaggi famosi.

Lavorava a tre o quattro ritratti alla volta, ogni soggetto doveva rimanere in posa per ore (alcuni erano sdraiati così potevano dormire mentre lavorava).

L’artista David Hockney, intervistato da Vanity Fair, disse: “Ero affascinato dal suo modo di procedere…Voleva che io parlassi così poteva vedere come si muoveva la faccia. Aveva degli occhi incredibili che in un certo senso ti perforavano, e io capivo su che parte della mia faccia stava lavorando, la mia guancia sinistra, ad esempio, perchè quegli occhi scrutavano quel punto: scrutavano e perforavano”.

Freud eseguì il suo primo autoritratto a 17 anni, l’ultimo 64 anni dopo; come diceva il suo assistente, David Dawson, per lui quest’osservazione continua era pesante sul piano psicologico, ma la riteneva una specie di dovere. Non voleva ritrarsi usando fotografie, perchè “l’aura che emana da una persona o un oggetto è parte di loro come lo è la carne. L’effetto che fanno nello spazio è così intrinseco all’essenza come potrebbe essere il loro colore o odore”.

Secondo Freud, infine, un artista dovrebbe essere presente nel suo lavoro “non più di quanto lo sia Dio nella natura. L’uomo è niente, l’opera è tutto“.

______________________________________________________________

 

Lucian Freud. New Perspectives

The National Gallery, Londra

Fino al 22 gennaio 2023