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L’importanza di chiamarsi Ernesto al Teatro Elfo Puccini

L’importanza di chiamarsi Ernesto al Teatro Elfo Puccini – Da oggi, 17 novembre, e fino al 10 dicembre al Teatro Elfo Puccini va in scena una delle opere più note e amate di Oscar Wilde: “L’importanza di chiamarsi Ernesto”.
Rappresentata per la prima volta a Londra il 14 febbraio 1895, il titolo della commedia è un gioco di parole, praticamente impossibile da rendere compiutamente in italiano, tra l’aggettivo “earnest” (che in inglese significa, serio, affidabile e onesto) e il nome proprio “Ernest”, che in inglese hanno la stessa pronuncia.
Proprio in questo gioco di parole risiede il paradosso alla base dell’opera, secondo il quale, come spiega la frivola Gwendolen, nell’alta società britannica non è la persona a contare, non è l'”essere”, ma piuttosto l’apparire; quindi, il fatto di essere “racchiusi” in un nome può rivelarsi ingannevole, come dimostrano le vicende narrate dalla commedia.
Questa “commedia frivola per gente seria” è l’esempio più bello di come Wilde, attraverso l’uso di un’ironia caustica e brillante, sveli la falsa coscienza di una società che mette il denaro e una rigidissima divisione in classi al centro della propria morale.
Nello spettacolo, che si avvale della regia leggera e complice diFerdinando Bruni e Francesco Frongia, Ida Marinelli veste i panni di Lady Bracknell, Giuseppe Lanino quelli di John Worthing e Riccardo Buffonini quelli di Algernon Moncrieff; Elena Russo è Gwendolen e Camilla Violante Scheller la giovanissima Cecily, Luca Toracca veste la tonaca del reverendo Chasuble, Cinzia Spanò è la governante Miss Prism e Nicola Stravalaci il maggiordomo e il cameriere.