STORIA

LEGGERE, SCRIVERE, PENSARE: NEERA, UNA DONNA DEL SECOLO XIX

LEGGERE, SCRIVERE, PENSARE: NEERA, UNA DONNA DEL SECOLO XIX –

MilanoPlatinum Storica National Geographic

In collaborazione con la prestigiosa rivista STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC ricordiamo oggi la scrittrice milanese Anna Radius Zuccari, in arte Neera, un personaggio ormai dimenticato che invece merita ancora la nostra attenzione per il coraggio di proporre un punto di vista femminile in una società “patriarcale” e difficile per le donne.


LEGGERE, SCRIVERE, PENSARE: NEERA, UNA DONNA DEL SECOLO XIX

Costretta a letto da una lunga malattia e consapevole di avere poco da vivere, Anna Radius Zuccari, in arte Neera, creatrice di tante eroine letterarie, cede infine alla tentazione della scrittura autobiografica, trasportata dall’onda delle dolci sensazioni di un mattino di primavera. I profumi, i suoni, le combinazioni di colori le regalano un senso di pienezza definitivo e la vita non le è mai sembrata così intensa e meritevole di essere assaporata fino in fondo. Ne risultano le pagine di memorie che saranno pubblicate un anno dopo la sua morte, nel 1919, con il titolo Una giovinezza del secolo XIX e la prefazione del suo ammiratore Benedetto Croce.

Una giovinezza nutrita di letture

La stima di Croce e la corrispondenza con lui e con altri personaggi di spicco del panorama di fine Ottocento, come Giovanni Verga e Luigi Capuana, dimostrano che Neera fu una figura importante nella società italiana dell’epoca, in particolare di quella milanese. Nata a Milano il 7 maggio 1846, abitò durante la sua giovinezza in una casa del Corso Vittorio Emanuele, in un appartamento affondato oltre due cortili, lungi dai rumori del Corso, colle finestre principali aperte sopra una sfilata di giardini in fondo ai quali si disegnava aerea sull’orizzonte la guglia maggiore del Duomo. Della sua infanzia, Anna ricorderà sempre i lunghi periodi felici trascorsi a Caravaggio, paese del bergamasco (Oh! soavissimi autunni lontani, quando chiusi tutti i libri e dato un fervido addio alla scuola andavo a passare le vacanze dai miei nonni materni, a Caravaggio, che nel trasporto della mia gioia chiamavo Caro-viaggio), dove la madre, Maddalena Manusardi, donna splendida ritratta anche dal pittore Giovanni Moriggia, trovava sollievo alla sua salute cagionevole, che la portò alla morte quando la bambina aveva solo dieci anni. Il padre di Anna, proprietario di una florida azienda, subì in pochi anni un tracollo finanziario e infine morì lasciando la figlia ventenne sola e in ristrettezze economiche. Anna dovette rassegnarsi a trasferirsi presso due zie nubili a Caravaggio: entrambe mal tolleravano la sua presenza e una delle due, in particolare, le dimostrava un odio feroce. Anna cominciò così a rifugiarsi nella lettura e nella scrittura, divorando libri e riempiendo quaderni: Leggere, scrivere, pensare: ecco il riassunto della mia giovinezza. Erano le gioie che avevo alla mia portata e le prendevo avidamente. Anna assorbiva e assimilava tutto voracemente, senza che nessuno le avesse insegnato un metodo, quasi da autodidatta. Nel 1871 sposò il banchiere Emilio Radius: fu la liberazione dall’isolamento e dai problemi finanziari. Nel 1875 esordì come scrittrice di novelle sulle più importanti riviste del tempo con lo pseudonimo di Neera, nome di un ninfa che in greco significa “giovane” e che fu scelto da diversi poeti latini (Virgilio, Orazio, Tibullo) per indicare la donna amata. Presto i suoi romanzi e racconti, con protagoniste figlie e vittime del loro tempo, frustrate dall’egoismo degli uomini nel loro desiderio d’amore o costrette a vivere in solitudine nel disprezzo sociale, cominciarono a essere tradotti anche in altre lingue dagli stessi traduttori di d’Annunzio e Fogazzaro.

La scrittura come trasgressione

Alla fine dell’Ottocento, la critica era decisamente ostile nei confronti delle scrittrici. In una società patriarcale dominata da un’immagine della donna come angelo del focolare, Neera riuscì a farsi strada chiedendo garbatamente collaborazioni, aiuti, recensioni, opinioni ai letterati dell’epoca e intessendo una fruttuosa rete di rapporti sociali. Le scrittrici che, come lei, cercarono di prendere la parola, si trovarono a vivere profondi conflitti interni, perché la scrittura era sentita da loro stesse come una trasgressione. La donna è nata per piacere agli uomini, per propagare la specie, migliorarla, ingentilirla e far calze. Io non le riconosco altre missioni e mi pare ve ne sia abbastanza. Togliete la donna alla casa e non avrete più né casa né donna, scrive Neera in un articolo del 1876. Accusata di antifemminismo e quindi ostracizzata e dimenticata, Neera non considerò mai le donne inferiori agli uomini: semplicemente le considerava diverse. Troppo poco spesso ci si è soffermati a riflettere sul fatto che, anzi, i suoi scritti sono rivoluzionari nell’esibire le contraddizioni legate all’ambiente socio-culturale dell’epoca, la voglia di riscatto femminile ostacolata dal contesto dell’Italia post-unitaria, che negava o rendeva difficile alla donna persino l’accesso all’istruzione. Solo perché aveva avuto il privilegio di studiare, Neera poteva andare ancora oltre, esprimendo il suo disappunto nei confronti del sistema scolastico: Io a scuola non mi ci potevo vedere; preferivo di gran lunga le sgridate di mia madre e il desiderio di finirla con quella oppressione degli studi era tanto che su tutti i miei quaderni scrissi come ammonimento a me stessa: «Ricordati, se mai un giorno venissi a rimpiangere la scuola, che ne hai tu desiderata ardentemente la liberazione». Ma quel giorno non venne mai.

Elizabeth Adela Forbes, La scuola è finita, 1889 (public domain, via Wikimedia Commons)
Elizabeth Adela Forbes, La scuola è finita, 1889 (public domain, via Wikimedia Commons)

Sussurri senza grida

Il problema della donna e quello dell’amore sono l’oggetto principale dell’opera di Neera. La sua fu una personalità complessa, nella quale si riflettevano le incertezze, ma anche la forza, di tutte le donne che si affacciavano al panorama letterario come scrittrici, portando sulla scena un nuovo punto di vista, tanto nella caratterizzazione dei personaggi quanto nella scelta degli argomenti. Dotata di un temperamento sensibile, Neera affermava i suoi valori, amore e felicità, interpretando con sottigliezza psicologica i problemi, le aspirazioni e le contraddizioni dell’animo femminile, rifiutando la rappresentazione di atteggiamenti passionali smodati e prediligendo, invece, i fuochi nascosti, le superfici composte, le sottigliezze. Il suo affetto era per i sacrifici anonimi, per le rinunce senza clamore, per gli slanci sussurrati, per le decisioni nate dalla lotta, ma espresse con semplice tranquillità. I suoi personaggi appartengono a diverse condizioni sociali e familiari, ma vivono sempre nei confini di una vita comune, facendosi portavoce anche di idee di sorprendente modernità, come in Teresa, dove si affronta il tema del desiderio femminile.

Maria Slavona, Autoritratto, 1887 (public domain, via Wikimedia Commons)
Maria Slavona, Autoritratto, 1887 (public domain, via Wikimedia Commons)

La mascolinità del femminismo

Nel saggio Le idee di una donna, pubblicato a Napoli nel 1903, Neera esprime una critica del femminismo, che finisce per rimanere troppo legato alla dimensione “maschile” della società e non contempla il significato profondo della donna e del suo modo di essere: Se qualcuno mi domandasse a bruciapelo: Lei è femminista? – dovrei rispondere: Adagio con le parole; ed a mia volta domanderei: Le piace l’acqua? A questa domanda che è pure tanto semplice non mi meraviglierei di trovare il mio interlocutore imbarazzato, poiché l’acqua incomincia colla goccia di rugiada tremolante nel calice di un fiore, va alla fonte che disseta, al bagno che ristora, alla irrigazione che feconda, fino allo straripamento che sforza, atterra, e conduce alla rovina ed alla morte … Nella mia modesta opera ho sempre studiato i desideri e le aspirazioni della donna, la nobiltà delle sue attitudini e della sua missione, i suoi amori, i suoi dolori, i suoi disinganni, i suoi trionfi … I capitoli che raccolgo in questo volume mi vennero suggeriti osservando e ascoltando l’onda del femminismo che si avanza e nel quale non ravviso affatto il mio ideale di progredita femminilità. È troppo maschile per essere del femminismo sincero. Gli sforzi che si fanno per uguagliare l’uomo mostrano chiaramente che la donna non si riconosce più nella integrità del proprio valore, ed è questo valore suo che difendo con schietto ardore, dedicando i miei sforzi alle donne che accettano con semplicità e nobilmente la loro grande missione, facendo cioè del femminismo vero.

Teresa, Lydia e le altre

Tra il 1886 e il 1889 Neera scrisse la Trilogia della donna giovane, composta da tre romanzi: Teresa, Lydia e L’indomani. I romanzi hanno come protagoniste tre donne diverse ma con un unico scopo: il matrimonio. Teresa ha trovato l’uomo che ama, ma il padre di lei impedisce l’unione. Lydia, che nella prima parte del romanzo non è interessata al matrimonio, lo diventa quando scopre che nell’alto ceto sociale al quale appartiene le donne sposate conquistano l’onore e il rispetto negati a una donna nubile. Marta, infine, è sposata, ma senza amore, e sperimenta il fallimento di tutto ciò che aveva immaginato. Tutte e tre le donne soffrono in modi diversi: Teresa cade in depressione; Lydia si uccide; Marta vive una dolorosa disillusione. Attraverso l’analisi di questi tre diversi profili femminili Neera lancia un messaggio forte: la donna deve liberarsi delle definizioni e dei ruoli imposti dall’esterno e cercare di affermarsi positivamente attraverso una personale ricerca della propria identità e del rapporto con l’uomo. Teresa riesce a maturare e a evolversi, a comprendere se stessa, e quindi trova la forza necessaria per capovolgere la definizione in cui il suo mondo l’ha costretta. La storia di Lydia, invece, culmina nel suicidio: Lydia è una ribelle e non vuole vivere nel ruolo che le è stato assegnato dalla società. Marta, infine, impara con dolore come il vero significato dell’essere donna non si trovi in quegli ideali romantici ai quali ha sempre aspirato, ma in un rapporto autentico con la controparte maschile. Un apologo di cristallina chiarezza: ciò che ci fa uomini e donne sono i rapporti che siamo capaci di costruire.

Tomba di Neera al Cimitero Monumentale di Milano (public domain, via Wikimedia Commons)
Tomba di Neera al Cimitero Monumentale di Milano (public domain, via Wikimedia Commons)

PER APPROFONDIRE

  • Daniela Ferro, Le grandi donne di Milano, Newton Compton, Roma, 2007.
  • Silvia Pucello, Neera: una scrittrice poliedrica, Chaos e Kosmos VIII, 2007
  • Antonino Ronco, L’avanguardia delle scrittrici italiane di cent’anni fa