Leggende e curiosità di Milano

Leggende e curiosità di Milano – In una Milano sempre più internazionale, miscellanea di tradizioni e culture provenienti da tutto il mondo, ritrovare la “milanesità” non è sempre cosa facile. Al pari delle grandi metropoli internazionali, il capoluogo lombardo, polo economico del Paese, richiama a sé ogni anno migliaia di persone dal resto d’Italia e da tutto il globo, trasformandosi in un caleidoscopio di lingue, religioni, usanze, abitudini. In questo progressivo arricchimento culturale, le tradizioni meneghine rimangono spesso appannaggio delle vecchie generazioni di milanesi, a partire dal dialetto, oramai del tutto sconosciuto ai più giovani, o comunque relegato alla conoscenza di singole parole o modi di dire.
IL DIALETTO MENEGHINO – Leggende e curiosità di Milano
Come tutti i dialetti, anche quello parlato all’ombra della Madonnina nasce come lingua autonoma rispetto all’italiano. Quello che comunemente viene chiamato dialetto milanese, però, in realtà è detto “meneghino”. Su questa denominazione, esistono più interpretazioni: potrebbe trattarsi di una derivazione da “domenici”, dal termine latino dominici che significa “appartenenti al Signore”, ovvero il popolino. Una seconda ipotesi, invece, vede in “meneghino” un legame con l’usanza, da parte dei milanesi, di assumere un servo nella sola giornata di domenica. Al di là delle discusse origini della denominazione, certo è che il dialetto del capoluogo ha risentito, nei secoli, delle diverse dominazioni straniere sulla città: oltre a una radice latina, infatti, ha influenze francesi, tedesche, spagnole, e persino inglesi.
MODI DI DIRE – Leggende e curiosità di Milano
Da “auf” a “magutt”, sotto le guglie della grande cattedrale sono nati modi di dire che hanno attraversato i secoli arrivando sino a noi, raccontandoci in chiave curiosa e insolita piccoli brandelli di storia. La parola “magutt”, conosciuta anche da chi non mastica il dialetto milanese, attualmente sta a indicare un muratore, svelando però tra le righe una leggera accezione negativa. In principio, però, non fu così: il termine, infatti, deriva dall’abbreviazione usata nei libri di registrazione delle maestranze che lavoravano alla fabbrica del Duomo. “Magut” significa infatti “maestro come sopra”, in riferimento alla specialità del maestro in elenco. Sempre al principio del cantiere del Duomo fa riferimento l’espressione “auf”, usata quando si ottiene qualcosa gratuitamente. Queste tre lettere, A U F, siglavano i grandi blocchi di marmo che dalle cave di Candoglia, in Val d’Ossola, arrivavano in città seguendo il corso del naviglio. Per rispondere all’ingente quantità di marmo necessario, infatti, i Visconti, proprietari della cava, decisero di eliminare il dazio al prezioso materiale. Ad Usum Fabricae era quindi la dicitura-lasciapassare che consentiva il trasporto del marmo alla Fabbrica, cui era stato concesso il completo utilizzo della cava. Della rete di trasporti via acqua oggi non rimane molto, ma nei paraggi dell’Università Statale la via Laghetto ricorda che lì fu aperto un bacino artificiale per consentire l’approdo dei barconi che trasportavano i pesanti blocchi di marmo.
IL DUOMO E SATANA – Leggende e curiosità di Milano
Da oltre cento metri di altezza, la Madonnina deve averne viste davvero tante… Non c’era, però, durante l’avvio della costruzione della cattedrale, quando, si dice, il duca Gian Galeazzo Visconti ebbe un incontro, tutt’altro che di cortesia, con Satana in persona. Secondo la leggenda, in una fredda notte d’inverno del 1386, il nobile viene svegliato da un intenso odore di zolfo e da un gran baccano. Con un balzo nel letto, Gian Galeazzo apre gli occhi e si trova di fronte il Diavolo, che minaccia di portarsi via la sua anima. Unico modo per scongiurare la nefasta ipotesi, costruire una grande cattedrale in città che celebrasse l’immagine di Satana. Il duca si precipita così a preparare tutto per la costruzione del Duomo, prendendo subito accordi con l’arcivescovo. Ecco quindi che mostri, demoni ed esseri maligni che costellano il simbolo milanese sarebbero proprio un pegno pagato da Gian Galeazzo a Satana. Qualcosa, però, non deve essere andato per il verso giusto, perché il Visconti morì poco tempo dopo.