ARTECULTURA

La vita dolce di Alex Katz

La vita dolce di Alex Katz – Il Mart di Rovereto ospita fino al 18 settembre la mostra Alex Katz. La vita dolce, curata da Denis Isaia, da un’idea di Vittorio Sgarbi.

E’ un evento da non perdere: sono passati oltre vent’anni dall’ultima esposizione italiana dedicata a Katz, che si tenne anche in quell’occasione a Trento, alla Galleria Civica di Arte Contemporanea.

Alex Katz, artista decisamente figurativo, sviluppa prevalentemente due temi: il ritratto, individuale o di gruppo, e il paesaggio, naturale o urbano. La sua pittura è liscia, spesso di proporzioni monumentali, le forme sono semplificate, la gamma di colori ridotta.

Le 40 grandi opere dell’allestimento sanno evocare nel visitatore due sensazioni: sospensione e distacco.

La dimensione spazio-temporale in cui si muovono i soggetti di Katz sfocia in un senso d’irrealtà che si contrappone alla scelta dell’artista di ritrarre persone facenti parte della sua sfera affettiva.

Le sue composizioni figurative rappresentano infatti personaggi che sembrano usciti da un fumetto, per la tecnica a colori piatta e i tratti non troppo definiti; eppure, i suoi soggetti riescono a restare reali, comunicandoci in modo semplice e lineare il rapporto che hanno con il pittore.

Fermarsi a guardare un quadro di Katz è un toccasana contro le nevrosi quotidiane, e non meraviglia che, con questa capacità di proteggersi dallo stress pur essendo un newyorchese doc, l’artista abbia compiuto la bella età di 94 anni.

Nato a Brooklyn, dopo aver terminato gli studi alla Cooper Union Art School di New York, Alex Katz si iscrive nel 1949 alla Skowhegan School of Painting and Sculpture nel Maine, dove apprende la pittura dal vero, tecnica che lo accompagnerà per sempre e che gli darà una “ragione per dedicare la mia vita alla pittura“.

La sua prima personale si tiene nel 1954 alla Roko Gallery di New York, dove vengono esposte sue opere che si avvicinano all’espressionismo astratto.

Gli anni di formazione di Katz coincidono infatti con il periodo di massimo fulgore della Grande Mela, quando artisti del calibro di Jackson Pollock, Mark Rothko, Franz Kline, Willem de Kooning riescono a rubare la scena agli artisti europei.

Alla fine degli anni ’50, Katz si dedica in particolare ai ritratti di amici e di sua moglie Ada, la sua musa, caratterizzati da sfondi monocromatici in colori squillanti che lo fanno spesso considerare un precursore della Pop Arta cui può essere accomunato per la tecnica a colori piatti e la semplicità sintetica delle sue figure, non per la sua propensione al figurativismo e per quella atmosfera di sospensione che permea le sue opere.

All’inizio degli anni ’60, influenzato dall’industria del cinema, della televisione e dai manifesti pubblicitari, Katz comincia a dipingere quadri di dimensioni gigantesche.

Dal 1964, l’artista ritrae soggetti che spesso fanno parte di gruppi sociali che lo circondano, pittori, poeti, critici e artisti in generale. Nel frattempo, comincia a collaborare con il coreografo Paul Taylor. Negli anni ’80 si dedica sia alla scultura sia alla stampa.

Non riesco a pensare a qualcosa di più eccitante della superficie delle cose“: questa frase è senza dubbio il manifesto della pittura di Katz, il cui obiettivo è palesemente evitare di dare contenuti sociali o psicologici alle sue opere.

La sua ricerca è puramente estetica; quando ci soffermiamo davanti ai suoi ritratti ci colpisce la luminosità dell’incarnato, un particolare dei capelli o dell’abbigliamento, il modo in cui gli occhi riflettono la luce. E capiamo che Katz insegue proprio ciò che dice di aver trovato nella moglie: la bellezza universale.

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Info:

Alex Katz. La vita dolce

Mart di Rovereto

Fino al 18 set 2022