La Pinacoteca di Brera

La Pinacoteca di Brera – Il 15 agosto 1809 l’allora Re d’Italia Napoleone Bonaparte festeggiava i suoi 40 anni. In quello stesso giorno, e certamente non per fortuita coincidenza ma per precisa volontà, si apriva per la prima volta al pubblico la Pinacoteca di Brera, vero gioiello ricco di capolavori che ne fanno un museo di statura internazionale. Dalla sua nascita la collezione si è costantemente arricchita, richiamando a sé ogni anno migliaia di visitatori da ogni parte del mondo. Oggi la Pinacoteca vanta oltre cento anni di storia, ma anche un presente in fermento, ricco di idee e iniziative, di restauri, di esposizioni speciali e di conferenze perché chi ancora non conosce questo luogo possa avvicinarsi a esso e chi già lo conosce ritorni con rinnovato interesse.
BREVE STORIA
Presentare la Pinacoteca in maniera esaustiva è davvero impossibile, così come non è esaustiva un’unica visita a uno dei musei più straordinari d’Italia. Il Palazzo di Brera esiste ben prima dell’istituzione ufficiale del museo. Come ogni Pinacoteca,anche quella di Brera sorse a supporto dell’Accademia di Belle Arti, che ancora oggi ha sede nel piano inferiore del Palazzo, nata per volere dell’Imperatrice Maria Teresa d’Austria nel 1776. Il palazzo, progettato da Francesco Maria Ricchino agli inizi del Seicento e completato su commissione dell’Imperatrice da Giuseppe Piermarini, precedentemente aveva ospitato il Collegio dei Gesuiti, e ancor prima l’ordine semimonastico degli Umiliati. E fu proprio in età teresiana che si costituì il primo nucleo di dipinti della collezione, mettendo insieme pezzi diversi che provenivano dalla soppressione di chiese e conventi, come accadde poi in età napoleonica, soprattutto quando Milano divenne capitale del Regno Italico, permettendo così l’arrivo di opere da altre regioni della Penisola. Ma fu soprattutto grazie al segretario Giuseppe Bossi, a partire dal 1801, che la collezione si arricchì notevolmente di ritratti, autoritratti, e opere di altissimo calibro (tra cui la Madonna col Bambino di Bellini, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello e il Cristo Morto del Mantegna). Scambi con altre collezioni, donazioni, lasciti e acquisti, arricchirono costantemente il patrimonio della Pinacoteca, che nel 1882 si rese autonoma dall’Accademia. I bombardamenti del 1943 misero a dura prova il Palazzo, che riaprì nel 1950 con il nuovo allestimento di Pietro Portaluppi. Negli anni Settanta la donazione di Emilio e Maria Jesi regalò un importante spaccato dell’arte del Novecento, con opere di De Pisis, Morandi, Carrà, Boccioni, Modigliani e Marino Marini, mentre nel 2001 venne affidata al museo una parte della collezione di Lamberto e America Vitali.
UNA VISITA IN PINACOTECA, PERCHÉ?
La Pinacoteca di Brera, si legge nei manuali, è il museo più importante di Milano, e una delle collezioni più rinomate al mondo. Indicazioni, queste, che da sole basterebbero a dare le ragioni per una visita. Questo genere di nozioni, però, non è sufficiente a restituire il giusto profilo a una sede museale di tale calibro: non dà l’idea della capacità che questo luogo ha di trasmettere la bellezza e l’emozione che l’accompagna. Non è doveroso visitare la Pinacoteca di Brera semplicemente perché si tratta di una collezione formidabile, è doveroso visitarla soprattutto perché affascina nel suo essere grandiosa testimonianza di cultura e civiltà, perché emoziona nel suo essere custode di bellezze che attraverso i secoli si danno la mano. Non si tratta di un luogo riservato agli addetti ai lavori, ma di un luogo nel quale ciascuno dovrebbe darsi la possibilità di entrare almeno una volta, per accorgersi che una sola visita è impossibile. Se alla prima visita si seguirà spontaneamente l’ordine suggerito dall’allestimento, alla seconda è probabile sentire l’esigenza di tornare a vedere ciò che colpisce maggiormente, o magari ciò che lascia qualche punto di domanda in sospeso.
E scoprire che è bello tornare in Pinacoteca a tutte le età, perché la magia delle opere d’arte è quella di saper comunicare sempre qualcosa di diverso. È scontato, forse, dire che in questa ricchissima collezione hanno posto alcuni capolavori assoluti, ma è impossibile non farlo. Non solo per dovere “da guida”, ma anche per riuscire a dare la dimensione di ciò che tutti noi “possediamo”. Si è detto che ciascuno potrà trovare la ragione della propria visita, e qualunque di queste ragioni sarà differente dalle altre, ma alcune presenze non sono trascurabili. Impossibile non pensare che qui si incontrano la Pala Brera di Piero della Francesca, lo Sposalizio della Vergine di Raffaello (restaurato in occasione del Bicentenario), il Cristo Morto del Mantegna, Il Bacio di Hayez, e la straordinaria Pietà di Bellini, ma anche opere del Tintoretto, i paesaggi di Canaletto e Bellotto, dipinti cruciali di Lega e Fattori, fino a una sequenza di Morandi di qualità altissima.
GALLERY – LA PINACOTECA DI BRERA