Jasper Johns, Mind/Mirror

Jasper Johns, Mind/Mirror – Il 28 settembre 2021 è stata inaugurata la più vasta mostra mai realizzata di Jasper Johns, ospitata dal Whitney Museum di New York e dal Philadelphia Museum di Filadelfia e con un totale di ben 500 opere in esposizione.
Jasper Johns è considerato il padre del New Dada insieme a Rauschenberg, con cui inizia delle collaborazioni nel 1952. I due però sviluppano posizioni diverse: Rauschenberg ritiene che l’arte debba coinvolgere la realtà e viceversa in modo fluido, mentre Johns mantiene un atteggiamento più analitico e freddo.
Nella prima mostra personale che si svolge nella galleria Leo Castelli a New York nel 1958, Jasper Johns espone le sue ormai notissime serie di Flags e Targets.
La freddezza e l’apparente banalità di queste opere le hanno rese note come primi esempi di Pop Art americana. In realtà, dietro il segno iconico della bandiera e del bersaglio, si cela un’elaborazione concettuale complessa.
Nella bandiera ciò che viene rappresentato è realizzato con lo stesso materiale dell’originale (la tela), creando coincidenza tra opera e soggetto dell’opera.
Johns è infatti affascinato dalla questione, già presente in altri artisti, della differenza tra oggetto reale e opera d’arte e realizza sia quadri che incorporano oggetti, sia sculture fatte con calchi di oggetti comuni, come le lattine di birra, da lui realizzate dopo che il pittore Willem de Kooning imputa al gallerista Leo Castelli la faccia tosta di far passare qualunque cosa per un oggetto d’arte, persino delle lattine di birra.
A questa sgradevole insinuazione sul suo gallerista, Jasper Johns reagisce modellando in bronzo due lattine di birra con tanto di etichetta minuziosamente disegnata.
Si tratta di un’operazione che richiama Duchamp; anche in questo caso, l’oggetto può essere dichiarato opera d’arte se munito degli attributi caratteristici dell’opera d’arte, che nel caso delle lattine sono rappresentati dall’uso del bronzo, che nobilita la natura banale dell’oggetto.
La personale da Leo Castelli viene visitata anche da Alfred Barr, il primo direttore del MOMA di New York, che acquista per il museo tre opere, tra cui Flag del 1954.
L’opera scatena reazioni di ogni tipo, ma è solo anni dopo che il critico d’arte Alan Solomon si chiede se l’opera sia un’immagine della bandiera o un’immagine che svolge le funzioni di una bandiera.
Secondo l’artista, entrambe le cose.
Si tratta di un encausto, ovvero una tecnica che utilizza colori sciolti nella cera ed è allo stesso tempo un collage montato su tessuto: come la bandiera americana, è composta da tre parti, il campo blu stellato in alto a sinistra e le due zone a bande bianche e rosse.
Inoltre, ogni singola stella è attaccata al fondo, come nell’originale. Ed è qui che opera d’arte e aspetto reale si sovrappongono.
Per realizzare il suo desiderio di dipingere “stelle e strisce” (come racconta lui stesso), Jasper Johns fa un quadro che è una bandiera. E lo fa con una tecnica che lascia tracce di ogni singolo passaggio, perchè l’encausto asciuga molto rapidamente.
Lo sfondo delle righe del quadro è costituito da ritagli di giornale, che sono incollati e “tenuti insieme” da vernice trasparente.
Flag è una costruzione complessa, proprio come la realtà; è un simbolo di identità nazionale e il fatto che Jasper Johns ne abbia fatto un’opera mentre c’è la Guerra Fredda, la guerra in Corea e il maccartismo fa sì che molti lo taccino di anti-patriottismo.
La scelta di un simbolo tipico della società di massa fa di Jasper Johns un precursore della Pop Art, da cui però si distacca perchè nelle sue opere rimane alta l’attenzione per i valori pittorici.
Negli anni ’60 inizia un periodo in cui nella pittura di Johns predominano i grigi, come in Fool’s House, dove una vera scopa, parzialmente dipinta, è appesa a un gancio su un supporto di tela: è stata proprio la scopa a “spennellare” gran parte della tela, come dimostrano le sue setole sporche di colore e le tracce lasciate ai suoi lati.
Si tratta del pennello dell’artista, anche se Johns appone la scritta “scopa” vicino al manico. La scritta “scopa” vuole evidenziare la cecità e la mancanza di percezione creatrice di coloro che identificano gli oggetti in base ai loro nomi. Questa classificazione si traduce spesso in una mancanza di capacità di osservazione, secondo l’artista, mentre nel pensiero artistico nulla è ciò che sembra.
Nell’opera del 1969, Painting with two balls, l’artista scrive il titolo dell’opera in fondo al quadro, con un evidente doppio significato: “questo è un quadro con due palle”, e “io, un uomo, sto dipingendo con due palle”. Le palle vengono però posizionate in un’apertura che ricorda gli organi femminili, come a chiarire che il processo creativo, per Johns, è androgino.
La fessura richiama però anche un occhio mezzo aperto e mezzo chiuso, ovvero quello che altri artisti esprimono con un occhio chiuso e un occhio aperto: la visione esteriore e interiore dell’artista.
A partire dagli anni ’80, Jasper Johns si interroga sul destino dell’uomo e prendendo spunto da un’opera di Edvard Munch del 1942, dipinge Between the clock and the bed.
Apparentemente tra le due opere non c’è alcuna connessione, ma ai più attenti non sarà sfuggito che il tratteggio incrociato del quadro di Johns è quasi identico al disegno della coperta sul letto misero e spoglio di Munch.
Quel richiamo nell’opera di Johns è il suo modo di introdurre temi come la sensualità e la morte, presenti in modo esplicito nel quadro di Munch, con il nudo di una donna vicino al letto e l’orologio vicino all’artista che scandisce il tempo rimasto.
La sua ricerca lo porta nel 1983 a Racing Thoughts (pensieri ricorrenti), un encausto su tela in cui Johns usa appositamente oggetti che hanno significati multipli.
L’artista cerca di dare un senso ai pensieri ricorrenti e alle infinite correlazioni che ne scaturiscono, al cambiamento incessante di cose che si separano e riconnettono tra loro senza soluzione di continuità.
Nel 1988 Johns riceve il Gran Premio per la Pittura alla Biennale di Venezia.
Nello stesso anno, il suo False start del 1959 viene aggiudicato da Sotheby’s a New York per 14,4 milioni di euro, rendendolo l’artista vivente più caro al mondo.
Negli ultimi anni Johns si è ritirato a Sharon, nel Connecticut, dove vive e lavora.
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INFO
Jasper Johns, Mind/Mirror
New York, Whitney Museum
Filadelfia, Philadelphia Museum
Fino al 13 febbraio 2022