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Simone Garroni, intervista al direttore di “Azione contro la Fame”

Non è conosciuta come altri grandi colossi della beneficenza, ma Azione contro la Fame sta via via conquistando la fiducia delle persone anche in Italia, concretizzando così grandi progetti di sostegno. A capo dell’associazione, che recentemente è stata protagonista anche di cene benefiche con grandi chef italiani (l’ultima a Milano ha avuto grande successo con 12 chef di grande prestigio) il direttore generale Simone Garroni.

Come e quando ha iniziato a operare in questo settore, certamente delicato e complesso?

Dopo diversi anni di attività professionale, prima nella consulenza e poi nel marketing, di una grande multinazionale americana ho pensato di mettere le mie competenze al servizio di una causa sociale. Così nel 2002, dopo aver gestito una partnership tra la mia azienda e l’UNICEF, ho “saltato la barricata” e mi sono proposto all’UNICEF dove ho infatti cominciato a lavorare nella raccolta fondi.

 

Quali sono i cambiamenti che hanno attraversato il campo della raccolta fondi negli anni, da quando ha cominciato?

Per certi versi è cambiata molto: un tempo si cercava di raccogliere le donazioni una tantum con i mailing (soprattutto a Natale), gli eventi e le manifestazioni di piazza; ora si predilige la donazione regolare e quindi si utilizzano canali diversi come il “face to face”, il telemarketing, il direct-response-television. Il numero di organizzazioni è cresciuto notevolmente così come la professionalità dei fundraiser è diventata sempre più alta. Quel che è rimasto lo stesso e che probabilmente non cambierà mai è però l’essenza del nostro lavoro: coinvolgere sinceramente gli altri perché solo con il loro sostegno possiamo concretamente rendere questo mondo migliore (che si tratti di aiutare un bambino malnutrito, di trovare una cura alle malattie rare o di proteggere il nostro pianeta).

 

Come e quando ha iniziato a lavorare per/con Azione contro la Fame?

Ho “aperto” l’ufficio italiano di Azione contro la Fame a metà 2014. Avevo conosciuto la responsabile internazionale quando stava incontrando i responsabili della raccolta fondi di diverse organizzazioni no profit italiane per capire meglio il nostro paese, dove Azione contro la Fame voleva cominciare ad operare. Vista la leadership internazionale di Azione contro la Fame in tema di malnutrizione, l’efficacia dei programmi sul campo e la necessità di aumentare i fondi per combattere la prima causa di mortalità infantile nel mondo, ho trovato la causa degna di essere sostenuta ed anche interessante la sfida professionale della start-up. Ho partecipato alla selezione ed eccomi qua.

 

Quali sono gli obiettivi più importanti raggiunti oggi da ACF?

Oltre ai fondi già raccolti, credo che il risultato più importante sia l’aver avviato e dato continuità a relazioni, progetti ed iniziative che nel tempo ci consentiranno sempre di più di sensibilizzare gli italiani e raccogliere i fondi necessari a portare avanti i progetti di prevenzione e cura della malnutrizione infantile. Abbiamo oltre 2.000 donatori che ci sostengono regolarmente, quest’anno coinvolgeremo i ragazzi di 75 scuole medie italiane in un progetto didattico-sportivo e solidale che li renderà più consapevoli di quel che accade nel mondo e protagonisti del cambiamento, abbiamo poi avviato una stretta collaborazione con il mondo dei ristoranti e degli chef per diverse iniziative nel corso dell’anno; senza dimenticare anche delle importanti collaborazioni con alcune aziende italiane.

 

Quali sono oggi le maggiori difficoltà nella raccolta fondi?

Non credo di poter dare una risposta che valga per tutti. Posso dire che per Azione contro la Fame, organizzazione leader a livello internazionale ma ancora poco conosciuta in Italia, una delle difficoltà maggiori è quella di entrare in contatto diretto con partner, media e donatori. La presenza di tantissime organizzazioni, la diffidenza istintiva verso ciò che non si conosce rendono difficile l’inizio; quando poi abbiamo l’opportunità di raccontare l’organizzazione e quel che riusciamo a fare per milioni di bambini e famiglie che combattono contro la fame, tipicamente troviamo una buona risposta.

 

Come è nata l’idea di abbinare a un tema delicato come la fame la figura di grandi chef?

L’abbinamento è stato naturale, visto che ristoranti e chef hanno in fondo una missione “simile” a quella di Azione contro la Fame: consentire ad altre persone di godere del cibo. Ed infatti abbiamo trovato nei tanti chef che abbiamo incontrato una grande sensibilità verso il problema della fame e della malnutrizione.

 

Come vengono veicolati i fondi di serate come l’ultima tenuta a Milano, 12×12?

I fondi vengono utilizzati per finanziare la missione della nostra fondazione: fornire cibo, acqua pulita, medicine e formazione nei 47 paesi del mondo dove operiamo. E la bella notizia è che effettivamente funziona e “l’aiuto…aiuta”.