IN VIAGGIO LUNGO LA HIGHWAY 80, DA SELMA A MONTGOMERY

IN VIAGGIO LUNGO LA HIGHWAY 80, DA SELMA A MONTGOMERY –
Come a molte città e cittadine del sud degli Stati Uniti, anche a Selma, in Alabama, si addice bene l’appellativo di sleepy town. In effetti, le sue strade, assolate in estate, sono prive di traffico e, se non fosse per qualche negozio o café, aperto più per i locali che per i turisti, sembrerebbe una città fantasma. Eppure, questo piccolo centro, a sole 54 miglia (90 km) dalla capitale Montgomery, nel 1965 fu l’epicentro di uno degli eventi decisivi nella storia del movimento per i diritti civili dei neri (Civil Rights Movement).
A quel tempo la contea di Dallas, nella quale sorge Selma, contava (e forse conta tuttora) l’85% di popolazione nera. A quasi tutti era impedito il diritto al voto, sancito dal 15° emendamento: i neri che avessero voluto votare, infatti, non potevano iscriversi nei registri elettorali perché gli ufficiali preposti, sotto vari pretesti consentiti dalla legge stessa, li rispedivano indietro. Furono gli studenti, all’inizio degli anni ’60, i primi a risvegliare le coscienze dei cittadini di colore e a protestare, organizzati da alcuni gruppi di attivisti, tra cui lo Student Nonviolent Coordinating Comittee e la Dallas County Voters League.
Le resistenze, tuttavia, erano fortissime e pesanti le intimidazioni, che non di rado sfociavano in atti di violenza. Il sindaco della città, Joe Smitherman, lo sceriffo della contea, Jim Clark, nonché il governatore dello stato, George Wallace, erano dichiaratamente razzisti e non di rado indossavano in pubblico una spilla con la scritta NEVER, contro l’integrazione razziale.
All’inizio del 1965, dopo anni di dimostrazioni andate a vuoto, l’arrivo di Martin Luther King a Selma e l’uccisione del giovane attivista Jimmie Lee Lewis servirono ad accelerare gli eventi. La Southern Christian Leadership Conference, gruppo di cui King era presidente, decise la strategia vincente: attrarre sulla contea l’attenzione dei media, facendo leva sulle emozioni dell’opinione pubblica statunitense, che difficilmente, soprattutto nel nord del paese, sarebbe rimasta impassibile di fronte a immagini di sanguinosi pestaggi o a notizie di omicidi a sfondo razziale.
L’occasione per farlo fu fornita da una marcia, organizzata per il 7 marzo: quella domenica 600 neri, radunati intorno alla Brown Chapel, centro nevralgico della protesta, sarebbero partiti per Montgomery, attraversando a piedi l’Edmund Pettus Bridge, per riversarsi sulla Highway 80 in direzione est. Al di là del ponte, tuttavia, i dimostranti erano attesi da Clark e dai suoi uomini, che, indossata la maschera antigas e impugnati gli sfollagente, lanciarono i lacrimogeni tra la folla e cominciarono a colpirla. Il fumo, però, non bastò a nascondere l’orrore, così giornalisti e fotografi poterono mostrare al mondo intero i fatti di Selma, che da quel giorno in poi divenne la meta di molti cittadini americani, bianchi e neri insieme, desiderosi di sostenere il movimento per il diritto al voto.
A quella marcia, finita ancor prima di iniziare e ricordata con il triste epiteto di Bloody Sunday, ne seguirono altre due. La seconda, indetta per il martedì successivo e ricordata con il nome di Turnaround Tuesday, avrebbe forse visto le stesse scene di pestaggi, se Martin Luther King, presente questa volta alla testa dei partecipanti, non avesse deciso di tornare indietro, dopo essersi inginocchiato a pregare davanti all’esercito schierato in assetto di guerra. Fu solo il 21 marzo che gli americani giunti a Selma, gli attivisti per i diritti civili e la gente di colore della contea di Dallas poterono finalmente oltrepassare il ponte e partire alla volta di Montgomery. Nel frattempo, infatti, la manifestazione di protesta aveva ottenuto il permesso del giudice Frank Johnson e il presidente americano Lyndon Johnson, sotto il peso di una pressione che cresceva di giorno in giorno, aveva inviato l’esercito e decine di agenti dell’FBI a protezione dei dimostranti. Ci vollero quattro giorni per raggiungere il palazzo del governatore Wallace, che si rifiutò di ricevere dalle mani di King la petizione con la quale i neri chiedevano il diritto al voto. Ciononostante il discorso che questi fece alla folla (How long?! Not long!), insieme ai fatti di quelle settimane, avrebbe portato il presidente americano, di lì a pochi mesi, a firmare il Voting Rights Act (6 agosto 1965). Con quella legge furono definitivamente vietate, anche a livello locale, le discriminazioni elettorali di carattere razziale.
COSA VISITARE NEI LUOGHI DELLA MARCIA – IN VIAGGIO LUNGO LA HIGHWAY 80, DA SELMA A MONTGOMERY
La Highway 80 (Jefferson Davis Highway) fu costruita a partire dal 1913, quando l’aumento del numero delle automobili rese necessaria la costruzione degli auto trails. Il suo tracciato doveva estendersi da Washington d.C. a San Diego in California, attraversando l’intero sud degli Stati Uniti. Dopo la costruzione delle Interstate, solo alcuni tratti esistono ancora e, poiché era in uso chiamare sezioni delle highway anche con altri numeri, risulta difficile ad oggi ricostruirne il tracciato originale. Il numero pari che le è stato assegnato dipende dal fatto che si estende in direzione est-ovest; tutte le strade che vanno da nord a sud sono designate con numeri dispari.
Nella sezione del tracciato che va da Selma a Montgomery i dimostranti si accamparono in quattro diversi luoghi, sulle terre i cui proprietari erano solidali col movimento. Il primo accampamento fu presso la David Hall Farm (21 marzo), il secondo alla Rosie Steele Farm (22 marzo), il terzo alla Robert Gardner Farm (23 marzo). L’ultima notte, quella del 24 marzo, l’accampamento fu posto alla City of Saint Jude, una delle parrocchie di Montgomery. Lì i dimostranti furono raggiunti da star della musica, che tennero per l’occasione il concerto Stars for Freedom.
Per chi volesse fare lo stesso percorso dei dimostranti per arrivare al Campidoglio dell’Alabama, lasciata la City of Saint Jude, sulla Fairview Avenue, svoltare a sinistra e prendere la Oak street fino all’incrocio con la Early street. Qui voltare a destra e percorrere la Early, girando a sinistra sulla S. Holt street, quindi a destra sulla Day street, poi, tenendo la sinistra, prendere la Mobile street e proseguire dritto sulla Montgomery street, che sfocia nella Dexter.
- Lowndes Interpretive Center
7002 US Highway 80, Hayneville
Situato a metà strada tra Selma e Montgomery, questo centro informativo sorge dove negli anni Sessanta esisteva una Tent City, che accoglieva i neri cacciati dai proprietari terrieri bianchi per il sostegno o la partecipazione attiva al movimento per i diritti civili. Rimasto in piedi per due anni, l’accampamento fu un’ancora di salvezza per le famiglie di colore in cerca di un nuovo lavoro.
Ingresso: gratuito
Apertura: lunedì-sabato dalle 9 alle 16:30
- Viola Liuzzo Memorial
La sera del 25 marzo, mentre viaggiava sulla US 80 in direzione di Montgomery, dopo aver riportato a casa alcuni dimostranti, Rosa Liuzzo, giunta da Detroit per sostenere il movimento, fu uccisa da alcuni membri del Ku Klux Klan. Il memoriale a lei dedicato si trova nei pressi del luogo dell’omicidio al 111° miglio.
A SELMA
- Edmund Pettus Bridge
Rimasto come era al tempo della protesta, è il ponte che da Selma immette sulla Highway 80. Edmund Pettus, a cui è dedicato, fu, oltre che un generale della Confederazione degli stati del sud durante la guerra civile, anche membro del Ku Klux Klan. Benché i neri non vogliano rinominare il ponte, ad alcuni piacerebbe che venisse aggiunto a quello di Pettus il nome di Freedom Bridge.
- Brown Chapel
410 Martin Luther King Jr. Street
Oggi monumento storico di interesse nazionale, questa piccola chiesa in mattoni marroni, circondata da palazzine costruite per i neri durante gli anni Cinquanta del 1900, fu il centro nevralgico dell’organizzazione della protesta per il voto e delle tre marce del 1965, che partirono proprio da qui. L’edificio risale al 1908 ed è possibile visitarlo solo su appuntamento.
- Selma Interpretive Center
2 Broad Street
Il centro offre informazioni sui fatti della marcia. Nella sala dietro l’ingresso sono in mostra fotografie, citazioni dei partecipanti alla marcia, persino gli sfollagente usati dagli uomini di Clark.
Ingresso: gratuito
Apertura: lunedì-sabato dalle 9 alle 4:30
- National Voting Rights Museum
1012 Water Ave
Il museo, aperto nel 1993, è una raccolta di oggetti e testimonianze degli attivisti. Una delle sale più interessanti è la Footprints to Freedom, dove sono esposti i calchi delle impronte di alcuni dimostranti che presero parte alla marcia. Molte delle fotografie esposte sono scatti di James Karales, reporter della rivista Life.
Ingresso: 6,50 $
Apertura: lunedì-giovedì dalle 10 alle 4. Negli altri giorni su prenotazione.
A MONTGOMERY
- Alabama State Capitol
600 Dexter Ave
Tappa finale della Marcia e sede del governatore Wallace, questo edificio bianco, noto anche come State Confederate Capitol e risalente al 1851, è oggi un sito storico nazionale. Costruito in stile neoclassico, è sormontato da una cupola che ricorda, attraverso una serie di affreschi, la storia dell’Alabama a partire del 1500. Il 25 marzo 1965, poiché l’esercito impedì ai manifestanti di salire i gradini che portano all’ingresso del Campidoglio, Martin Luther King fu costretto a salire su un camion per rivolgersi alla folla. Questo edificio fu anche testimone del giuramento di Jefferson Davis come presidente della Confederazione negli anni della guerra civile americana (1861-1865).
Ingresso: gratuito
Apertura: lunedì-sabato dalle 8:30 alle 16:30
- Dexter Avenue King Memorial Baptist Church
454 Dexter Ave
Questa chiesa, costruita nel 1883, è oggi un sito dell’Unesco per aver dato i natali al movimento per i diritti civili. Qui, dal 1954 al 1960, King fu pastore e nel 1955 decise di sostenere il boicottaggio degli autobus, dopo l’arresto di Rosa Parks. Durante la visita guidata – e se avrete fortuna, sarete accompagnati da Wanda Battle, che inizierà sulle note di This little light of mine, I’m gonna let it shine e concluderà il percorso con la più famosa We shall overcome – è possibile visitare l’ufficio di M.L.King e toccare il pulpito mobile che, nel giorno dell’arrivo della marcia a Montgomery, venne portato davanti al Campidoglio dell’Alabama per il famoso discorso How long?! Not long! Una curiosità: questo pulpito è lo stesso usato nel film Selma e porta le parole di ringraziamento dell’attore che è stato King per aver potuto vestire i panni del leader della protesta.
Ingresso: 7,5 $
Apertura: lunedì-venerdì dale 9 alle 17
- Dexter Parsonage Museum
309 Jackson St.
Durante gli anni in cui fu pastore a Montgomery, King abitava con la sua famiglia in questa casa modesta, che nelle sue sette stanze conserva ancora i mobili di allora. Il buco nel porticato davanti fu lasciato da un attentato dinamitardo, mentre la moglie Coretta e la figlia Yolanda erano in casa. Fu in questo edificio che nacque la Southern Christian Leadership Conference.
Ingresso: 7 $
Visita su prenotazione da martedì a sabato
- Rosa Parks Library and Museum
252 Montgomery Street
Il museo è dedicato a Rosa Parks e al boicottaggio degli autobus, iniziato pochi giorni dopo l’arresto della donna (1 dicembre 1955), colpevole di non aver lasciato il posto a un bianco su un autobus affollato, e conclusosi tredici mesi dopo con la fine della segregazione dei neri sui mezzi pubblici. Filmati d’epoca, fotografie, documenti e articoli di giornale risalenti a quei giorni permettono al visitatore di entrare nella storia e riviverla dopo sessant’anni. Nella seconda sala è ospitato l’autobus usato nel film The Long Walk Home ed è stata ricreata la scena dell’arresto.
Ingresso: 7,5 $
Apertura: lunedì-giovedi dalle 9 alle 17. Venerdì dalle 9 alle 12.
- Civil Rights Memorial & Center
400 Washington Ave
Più un monumento alla speranza che alla sofferenza, il centro offre ai visitatori, attraverso mostre e documentari, la possibilità di approfondire la conoscenza degli eventi e degli uomini che furono protagonisti del movimento per i diritti civili dei neri. All’esterno, una lastra circolare di granito nero porta i nomi di coloro che morirono per questi diritti, scritti su linee che si irraggiano dal centro come lancette di un orologio. Sulla superficie della lastra scorre l’acqua, a ricordare la frase di M.L. King incisa sul muro alle spalle: “We will not be satisfied until justice rolls down like water and righteousness like a mighty stream”.
Ingresso: 2 $
Apertura: lunedì-venerdì dalle 9 alle 16:30; sabato dalle 10 alle 16.
- Alabama Department of Archives & History & Museum of Alabama
624 Washington Ave
Sede dell’archivio storico dell’Alabama istituito nel 1901, questo edificio costruito tra il 1938 e il 1940 ospita anche il museo della storia dell’Alabama dalla preistoria ai giorni nostri. Interessanti i padiglioni dedicati ai nativi americani e ai teatri di guerra che hanno visto coinvolti gli abitanti dell’Alabama, dal periodo coloniale francese fino alla guerra del Vietnam. Non poteva mancare una sezione dedicata alla marcia da Selma a Montgomery.
Ingresso: gratuito
Orari: lunedì-sabato dalle 8:30 alle 16:30
- First White House of the Confederacy
644 Washington Ave
La visita a Montgomery non può essere completa senza aver visto la prima Casa Bianca della Confederazione, dimora del presidente Davis durante i primi mesi della guerra civile, quando Montgomery era la capitale degli stati secessionisti del sud. L’edificio, che si trovava in origine all’angolo tra la Lee e la Bibb street, fu spostato negli anni Venti del secolo scorso dove si trova tuttora. Oltre agli oggetti di famiglia e alle lettere esposte, degna di nota è la bandiera, ormai consunta e sbiadita, della Confederazione.
Ingresso: gratuito
Apertura: lunedì-venerdì dalle 8 alle 16.30; sabato dalle 9 alle 16.
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