Il Web e la storicizzazione del quotidiano

Il Web e la storicizzazione del quotidiano – Le nuove tecnologie di comunicazione hanno creato nuovi tempi verbali che rendono talvolta nullo il trascorrere del tempo, sia in positivo che in negativo.
Si pensi ai “reperti” presenti in tutti i social network, nei diari, nelle foto, nei messaggi, nei commenti: se andiamo a guardarli, ci rendiamo conto che non è più possibile “archiviare” un fatto che ci riguarda, e questo può avere ripercussioni di ogni tipo, coinvolgendo non solo la sfera intima, personale, ma addirittura quella pubblica e giuridica.
Questo fenomeno, ormai noto sul Web, è dilagato ed è diventato un nuovo modo di fare cultura, trend che si sta sempre più evidenziando tra gli addetti ai lavori, primi fra tutti i curatori dei musei.
Fra questi, Aaron Bryant dello Smithsonian National Museum of African History and Culture, in un’intervista al Washington Post, spiega che quando ci si accorge che sta avvenendo una trasformazione critica della società e della cultura, è il momento di preservare quello che in qualche modo rappresenta quel momento.
L’acquisizione e la conservazione di oggetti e, soprattutto, di fotografie e manifestazioni di cultura dell’immagine digitale sono alla base della ricostruzione che Bryant cura giorno dopo giorno di eventi contemporanei, primo fra tutti la storia dei movimenti LGBT e per l’identità di genere.
Questo nuovo modo di rendere storico quello che sta avvenendo è stato adottato da tutti i curatori degli Smithsonian Museums di Washington (African American Museum, National Museum of American History e l’Anacostia Community Museum, che si occupa specificamente di analizzare gli effetti delle questioni sociali storiche e contemporanee sulle comunità urbane), al punto che, in occasione delle proteste scatenate dalla morte di George Floyd, molti di loro sono stati mandati nella zona di Lafayette per raccogliere materiale relativo all’accaduto.
Allo stesso modo, nel Michigan, il Grand Rapids African American Museum ha chiesto ai manifestanti di donare i cartelloni usati nei cortei, allo scopo di allestire un’esibizione permanente intitolata L’Arte della Protesta.
Raccolte simili c’erano state durante le proteste del 2014 a Ferguson, nel Missouri, dopo la morte di Michael Brown, anch’egli ucciso da un agente di polizia senza validi motivi.
A sua volta, l’Orange County Regional History Center di Orlando ha messo insieme reperti legati alla strage del Pulse del 2016, di natura omofobica, considerata tra le più gravi degli ultimi anni.
Uno dei musei più attivi nella storicizzazione dell’oggi è sicuramente il Victoria and Albert Museum di Londra che ha messo insieme oggetti di uso quotidiano che sono diventati particolarmente importanti a seguito della pandemia di Covid-19 che, come dice Brendan Cormier, curatore del museo, sono stati portati alla ribalta in un periodo in cui tutto è diventato “più intenso”.
Da questa raccolta è nata Pandemic Objects, una serie online che svela, grazie al contributo di tanti, le motivazioni alla base di determinate “collezioni” di oggetti.
Per prima cosa, è risultata interessante l’enorme quantità di cartelli fatti a mano o al computer per indicare, nelle vetrine dei negozi, le disposizioni che di volta in volta venivano modificate al variare degli effetti della pandemia.
Altro elemento comune alla prima ondata di Covid-19 è l’arcobaleno, disegnato, dipinto, realizzato in mille modi da grandi e piccini, e spesso adottato anche nel mondo dell’arte.
Per non parlare della ricomparsa in tutte le dispense di farina ed altri ingredienti che sembravano dimenticati.
Leggendo i contributi di Pandemic Objects, si scopre, ad esempio, come anche i costumi del tanto vituperato (o inneggiato, a seconda) Halloween siano serviti a rendere un po’ meno triste il periodo che stiamo vivendo (c’è la storia di un postino che si traveste sempre in modo diverso per andare a consegnare la posta nelle case e portare un po’ di allegria e ottimismo, soprattutto dove ci sono bambini; ci sono i caschi a forma di virus adottati a Chennai e New Delhi per far capire in modo divertente ai più piccoli che è importante adottare le misure di distanziamento sociale consigliate; ci sono padre e figlia che vanno a buttare la spazzatura ogni giorno con un costume diverso, per rendere indimenticabile e speciale quell’unico momento di libertà).
Si può dire che il mondo della cultura ha trovato il modo di restare al passo con i tempi in un’epoca in cui la storia è adesso e ha superato, con uno sguardo ampio, confini nazionali e lockdown.