Il potere nascosto della tavolozza di Kandinsky

Il potere nascosto della tavolozza di Kandinsky – Fino al 23 maggio 2021, il Museo Guggenheim Bilbao presenta Kandinsky, un’importante retrospettiva ricca di cento capolavori del grande esponente dell’Astrattismo.
Le opere provengono per lo più dalla Guggenheim Foundation di New York, il cui fondatore, Solomon R. Guggenheim, deve proprio a Kandinsky la sua scoperta dell’arte astratta. Il magnate frequentava assiduamente lo studio di Hilla Rebay che ospitava le opere di molti suoi contemporanei. Fu proprio con la consulenza della Rebay che Guggenheim iniziò la sua collezione di opere moderne acquistando un considerevole numero di quadri di Kandinsky; col tempo, Guggenheim arrivò a mettere insieme oltre 150 opere del grande artista, che in occasione della mostra si trovano in buona parte a Bilbao, prestito della Guggenheim Foundation di New York.
La curatrice, Megan Fontanella, ha predisposto un video in cui spiega il percorso della visita all’esposizione e per sottolineare in modo particolare le sensazioni che si provano ammirando le opere di Kandinsky, racconta che durante il lockdown, quando non ne poteva più di stare chiusa in casa, si soffermava a guardare un suo celebre dipinto, Montagna blu (1908), che per lei era una “vera boccata d’aria“.
Quest’opera appartiene al periodo della svolta verso l’astrazione, l’allontanamento dalla raffigurazione impressionistica della natura per liberare l’espressività del soggetto per mezzo di quel potere che giustamente Kandinsky attribuisce al colore e alla semplificazione delle forme.
La ricerca di forme pittoriche innovatrici va di pari passo con la ricerca spirituale dell’artista, come dimostrano i suoi scritti sull’arte che fanno spesso riferimento ai simbolisti o ai teosofi, come Rudolf Steiner, per i quali la verità dell’universo era nascosta sotto un velo superficiale, la materia; anche Kandinsky vuole sollevare la coltre, superare l’arte figurativa precedente, per arrivare a forme nuove che rappresentano la necessità interiore dell’artista.
L’esposizione di Bilbao è suddivisa in quattro sezioni geografiche che corrispondono ai momenti in cui lo sviluppo artistico di Kandinsky ha registrato cambiamenti importanti.
Wassily Kandinsky nasce a Mosca, dove studia economia, ben presto inizia ad avvicinarsi all’arte e decide di recarsi a Monaco di Baviera dove, ispirato dall’Impressionismo francese e dalla musica di Wagner, porta nelle sue opere le immagini e i colori vivaci della sua patria.
Insieme alla compagna, Gabriele Muenter, anch’essa pittrice, viaggia in Europa e nell’Africa del Nord per cercare ispirazione nel folklore di quei luoghi.
I due tornano a Monaco nel 1908 e Kandinsky comincia ad allontanarsi dal periodo iniziale neoimpressionista e adotta la prospettiva piana.
Cominciano a comparire soggetti ricorrenti, come il cavallo e il cavaliere, che rappresentano la volontà di liberarsi dall’estetica convenzionale. Kandinsky diventa figura di riferimento per gruppi d’avanguardia come La Falange e la NKVM (Nuova associazione di artisti di Monaco) e pubblica Lo spirituale nell’arte nel 1911.
Nello stesso anno fonda Der Blaue Reiter (Il cavaliere blu) con Franz Marc.
Dopo lo scoppio della Prima Guerra Mondiale, Kandinsky è costretto a tornare a Mosca, dove alcuni artisti russi stanno sperimentando un nuovo linguaggio universale tramite le forme geometriche, ma Kandinsky non si sente in sintonia con loro.
Nel 1922 torna in Germania con la seconda moglie e diventa collaboratore e docente della Bauhaus, la scuola d’arte e di design fondata dall’architetto Walter Gropius.
Contaminando il proprio linguaggio pittorico con quello che aveva visto in Russia, comincia ad utilizzare forme geometriche disposte in piani sovrapposti, che assumono per lui un significato spirituale: il triangolo corrisponde all’azione e all’aggressività, il quadrato alla pace e alla calma, il cerchio è il Cosmo.
Anche i colori hanno corrispondenze precise, come si legge nella sua opera, Lo spirituale nell’arte: il giallo corrisponde alla tromba, l’azzurro al flauto, al violoncello e all’organo, il rosso alle fanfare e il viola al corno inglese.
Il collegamento con un tipo di suono produce un determinato effetto sull’anima che è esattamente quello che ricerca l’artista.
Gli anni della Bauhaus terminano nel 1933, quando la scuola chiude perchè osteggiata dal governo nazista.
Kandinsky si rifugia vicino a Parigi, a Neuilly-sur-Seine, dove trascorre gli ultimi anni della sua vita portando nelle sue opere il mondo che lo circonda, ammorbidendo i colori che diventano tenui e creando forme che assomigliano a organismi vivi che testimoniano il suo interesse per la botanica, la biologia e le nuove scoperte.
Ciò che non cambia, che resta la figura dominante, è il cerchio perchè, come afferma lui stesso: il cerchio è la sintesi delle grandi opposizioni. Combina il concentrico e l’eccentrico in un’unica forma e in equilibrio. Delle tre forme primarie, indica più chiaramente la quarta dimensione.
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Kandinsky
Guggenheim Bilbao
Fino al 23 maggio 2021
Info: www.guggenheim-bilbao.eus