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IL FUTURO DEL LAVORO È GIÀ QUI?

IL FUTURO DEL LAVORO È GIÀ QUI? – 

Spunti e riflessioni per affrontare i mesi a venire e i momenti più incerti.

Intervista di Carola Rossi al dott. Elio Occhipinti, psicoterapeuta e life mentor.

 

Non ne siamo ancora fuori, ma possiamo già vedere le conseguenze presenti e future che la pandemia di COVID-19 ha causato e causerà alla sfera socio-economica mondiale, oltreché a quella della sanità pubblica, naturalmente.

E, come se non bastasse, la crisi esplosa a causa della pandemia da coronavirus si è sovrapposta a quella generata dall’avvento della cosiddetta “Industria 4.0”, cioè dall’impiego sempre maggiore della robotica e dell’Intelligenza Artificiale in ambito lavorativo, che, se da un lato ha creato nuove opportunità lavorative, in molti casi ha creato una forte crescita della disoccupazione e della disuguaglianza sociale.

Cosa ne pensa dell’attuale momento storico?

Ci troviamo nostro malgrado in un periodo VUCA (Volatility, Uncertainty, Complexity, Ambiguity) un acronimo sviluppato in ambito organizzativo per indicare un ambiente complesso e incontrollabile che ci porta a interrogarci su quali potranno essere gli effetti per le nostre vite nel breve e nel lungo periodo sia a livello personale che professionale.

Si parla di un vero e proprio salto epocale, ma che in realtà, come dicevamo, è in atto da diverso tempo. Già un rapporto di fine 2017, la McKinsey aveva previsto che entro il 2030, il 60% delle occupazioni, avrebbe visto una riduzione del 30% di impiego umano a causa della robotizzazione, stimando poi un ulteriore balzo in avanti a partire dal 2025. Ma il salto in avanti, previsto da McKinsey per il 2025, sta avvenendo proprio adesso un processo semplicemente anticipato dall’avvento di Covid 19.

E in questo scenario, è facile comprendere come mai anche la Comunità Europea, con il recovery plan, stia investendo molto sulla formazione, perché quando la situazione pandemica sarà sotto controllo e le persone dovranno ritornare sul proprio posto di lavoro, molti lavoratori non lo troveranno più: da una parte per gli effetti provocati dal calo del lavoro della pandemia, ma dall’altro perché tutte le aziende che si sono adeguate all’utilizzo delle tecnologie, avranno bisogno di meno risorse umane o avranno bisogno di persone con una formazione altamente tecnologica.

La necessità quindi, di dedicare ampie quote di budget sulla formazione, nasce per poter reinvestire sul capitale umano a disposizione, formandolo alla luce delle nuove esigenze dell’industria.

Ci sono quindi dei settori più svantaggiati da questo processo?

Purtroppo, esistono concreti pericoli di perdita effettiva del lavoro in alcuni settori che poco possono beneficiare dell’influenza positiva delle tecnologie, come le industrie manifatturiere o logistiche, ma anche nei settori della ristorazione e della produzione e vendita degli alimenti. Inoltre, come abbiamo visto, il processo di sostituzione tecnologica avverrà anche per professionisti altamente specializzati, come avvocati e commercialisti e tutte quelle professioni che fanno ampio affidamento su dati archiviabili che già oggi possono essere gestiti da programmi e applicazioni specifiche.

Quali potranno essere le strategie a supporto dei lavoratori?

Prendendo quindi atto del fatto che il mondo del lavoro sta cambiando molto più in fretta rispetto a quanto era stato previsto prima del Covid, dobbiamo innanzitutto adottare una logica positiva e proattiva che ci porti a comprendere come ogni nuova tecnologia richiederà nuove esigenze e nuove professionalità.

Qual è allora l’impegno che Stato, società di formazione e aziende devono assumersi? Di base una grande flessibilità nel saper offrire nuove opportunità formative per le persone.

Un altro aspetto su cui dovremo riflettere è che, a fine pandemia, ci sarà una parte di popolazione del mondo occidentale che resterà a casa per diversi motivi, ad esempio: riduzione del personale in tutte quelle aziende che hanno introdotto la robotica nel loro sistema produttivo, oppure lavoratori a fine percorso o perché rientreranno nella fascia d’età degli over quaranta che farà più fatica a reinventarsi e adattarsi alle nuove tecnologie

Si sta già parlando da tempo di introdurre un sistema di reddito base – ultimamente sostenuto anche da imprenditori come Mark Zuckerberg, Bill Gates ed Elon Musk – che fornisca un minimo apporto finanziario atto a salvaguardare le fasce disagiate della popolazione che in cambio potrebbero occuparsi di tematiche e problematiche sociali nell’ambito del territorio a supporto delle attività svolte dagli enti pubblici.

Quali pensa siano i tempi di attuazione di un simile processo?

La previsione temporale di tutti questi cambiamenti parla di mesi, non di anni, ed è importante riflettere su come un aspetto che potrebbe creare maggiore difficoltà nella popolazione, sarà proprio la velocità stessa con la quale determinati cambiamenti si avvicineranno e alla corrispondente difficoltà operativa nel fornire un’adeguata e tempestiva proposta formativa.

A questo proposito sarà necessario che gli enti pubblici e le aziende sviluppino al più presto progetti formativi che coinvolgano in primo luogo proprio tutti coloro che si troveranno in prima linea nel sostenere il cambiamento arrendendosi al fatto che alcune metodiche di insegnamento a distanza non verranno più abolite del tutto e che quindi vanno studiate e imparate.

Infine, anche le competenze del leader del futuro dovranno necessariamente evolvere e modificarsi per poter essere sempre più delle guide affidabili e concrete per la propria forza lavoro. Una leadership efficace permette di convogliare le energie realizzative individuali in funzione dell’obiettivo organizzativo con la minor dispersione possibile di energie. Nei momenti di grande incertezza, il leader deve sapere far affidamento sulle sue abilità umane (human skills), tra cui le più importanti sono sicuramente la capacità di ascolto, l’empatia, l’adattabilità e la chiarezza.

Il futuro sarà quindi di chi saprà costruire una società più consapevole, trainata da leader illuminati e preparati per affrontare qualsiasi tipo di nuova sfida dovesse presentarsi.