Il Cenacolo Vinciano

Il Cenacolo Vinciano – Tra tutti i capolavori di Leonardo da Vinci, spicca per la sua fama internazionale “Il Cenacolo” o “Ultima Cena”, che fu dipinto tra il 1494 e il 1498 sulle pareti dell’allora Refettorio del Convento di Santa Maria delle Grazie a Milano.
Diversamente da quanto pensano molti, L’Ultima Cena non è un affresco, ma un dipinto (4,6m x 8,8m) realizzato su intonaco secco, usando tempera grassa, ovvero pigmento di colore in polvere stemperato in una miscela contenente sostanza organiche (come uova e caseina), che dà un effetto di morbidezza e di compattezza. Le rifiniture erano poi fatte ad olio, per dare lucentezza all’insieme, e sono state trovate anche tracce di lacche rosse sopra le tuniche degli apostoli.
Leonardo non volle utilizzare la tecnica tradizionale dell’affresco perché non consentiva ripensamenti e revisioni e risultava troppo opaca, mentre il suo obiettivo era di costruire una pittura parietale simile a una tela, per quanto riguarda gli effetti di luminosità e di cura dei dettagli, che consentisse all’osservatore di immedesimarsi nella scena e parteciparvi emotivamente; desiderava insomma che i monaci, seduti nel Refettorio, si sentissero commensali di Cristo.
Leonardo fotografa l’attimo tragico in cui Gesù dice: “In verità, in verità, vi dico: uno di voi mi tradirà”.
Cristo è al centro, chiuso in una specie di riflessione solitaria, già più divino che umano; il corpo è incorniciato dalla parete in cui si aprono tre finestroni che stanno a simboleggiare il mistero trinitario.
Gli apostoli, raccolti in quattro gruppi di tre persone ciascuno, reagiscono all’annuncio con atti ed espressioni che ben trasferiscono i “moti dell’anima”, rendendoli tutti protagonisti, e non semplici personaggi secondari.
E’ chiaro che a supporto dell’impostazione del Cenacolo c’è uno stretto riferimento numerologico, con il rapporto trinitario 1:3 e con il rapporto 3:4 tra il mondo divino e quello terrestre o sublunare.
Leonardo applica in questo modo il linguaggio pitagorico, neoplatonico ed ermetico per fare riferimento agli aspetti teologici dell’Ultima Cena.
E’ interessante che i gruppi degli Apostoli siano quattro (numero terreno), ma composti da tre soggetti (numero divino). E ciò ci fa pensare al tentativo compiuto a lungo da Leonardo da Vinci di arrivare alla quadratura del cerchio, che, secondo i pensatori ermetici da cui Leonardo fu fortemente influenzato, rendeva possibile ricavare un rapporto quintessenziale, il rapporto della Creazione divina, portando il cerchio del cielo al quadrato della terra.
La prospettiva adottata da Leonardo, grazie alle linee laterali particolarmente oblique, cattura lo sguardo dell’osservatore e lo trasporta verso il cielo.
Rispetto all’iconografia precedente, Leonardo introduce un elemento altamente drammatico, la capacità di cogliere la storia “in un istante”, come dopo di lui farà con grande maestria Caravaggio.
L’opera di Leonardo ha subito nel tempo diversi danni (è stata addirittura “amputata” dai frati, che hanno aperto una porta proprio dove erano i piedi del Cristo) dovuti al processo di degrado derivato dall’umidità della stanza.
Gravi danni furono poi causati dalle truppe di Napoleone che usarono il refettorio come stalla. Le figure erano diventate quasi indistinguibili quando venne svolto l’intervento di restauro più lungo e dispendioso mai fatto prima, che durò dal 1978 al 1999.
D’altronde, nonostante fosse rovinato, il Cenacolo non aveva mai perso la sua fama di opera unica, tanto da farlo diventare un’icona nell’Ottocento, quando ne furono eseguite diverse stampe distribuite in modo capillare, e rimanere tale e degno di citazione per molti artisti del Novecento, da Andy Warhol, a Bunuel, a Pasolini.
Ovviamente, non si può non citare “Il codice da Vinci” di Dan Brown, che ha il merito di aver scatenato molti dibattiti, in special modo quelli sulla presenza o meno di Maria Maddalena nell’Ultima Cena.
Secondo la tesi di Brown, Maria Maddalena è rappresentata nell’effigie di Giovanni Evangelista, che come voleva consuetudine, veniva dipinto con lunghi e morbidi capelli e fattezze femminee.
Secondo una studiosa dell’opera di Leonardo, Vittoria Haziel, “per trovare i volti per gli apostoli, Leonardo girava per le strade di Milano e segnava appunti sui suoi manoscritti”. Tra queste note, ce n’è una: “Giovannina, viso fantastico sta a Santa Caterina allo spedale”, che secondo la Haziel è la donna che ha dato il volto a San Giovanni Evangelista.
Di altro avviso è Sabrina Sforza Galizia, che afferma che Leonardo tratteggia San Giovanni con sembianze femminee volutamente per “utilizzare la tradizione pittorica che fa uso della dualità maschio-femmina per simboleggiare una disgiunzione astronomica…”.
Certo è che l’opera di Leonardo non smetterà mai di stupire e suscitare sentimenti della più disparata natura nei visitatori di S. Maria delle Grazie che sono sempre più numerosi.
E’ proprio per garantire una maggiore qualità di conservazione che lo scorso ottobre è stato ultimato un progetto di restauro ambientale fortemente voluto dalla direttrice del Cenacolo Vinciano, Chiara Rostagno, dal direttore del Polo Museale Lombardo, Stefano L’Occaso, e sponsorizzato dal fondatore di Eataly, Oscar Farinetti, grazie all’intervento di Alessandra Pellegrini, Partner Aragorn Iniziative srl, che ha messo in contatto il Cenacolo con Eataly.
I lavori hanno portato ad affiancare all’Unità di Trattamento Aria già esistente un’altra macchina più tecnologica che permette un migliore filtraggio dell’aria immessa nel Refettorio, permettendo l’introduzione di 10 mila metri cubi di aria al giorno, contro i 3 mila metri cubi precedenti.
Ciò si traduce in un allungamento della vita del capolavoro di 500 anni, e nella possibilità di permettere più accessi giornalieri ai visitatori, che raggiungeranno i 40 ogni 15 minuti nel 2021.
Per tutte le informazioni e le prenotazioni, si consiglia di consultare il sito ufficiale: www.polomuseale.lombardia.beniculturali.it