Il Calapranzi al Teatro Outoff

Il Calapranzi al Teatro Outoff – In un seminterrato isolato, Ben e Gus attendono l’ ordine e il nome della prossima vittima. Ma l’attesa dei due sicari diventa indice di una minaccia: a poco a poco qualcosa di innominabile, di incomprensibile arriva dal sottoscala. Da un tubo interfonico e nel calapranzi l’ordine si fa ironicamente ordinazione e lo smarrimento si fa sinonimo di tensione. E’ l’inevitabile ritorsione che arriva da fuori e stravolge i piani dei due, crea conflitto, sposta, senza significato apparente, il mirino della loro aggressività, e inesorabilmente le loro paure. Le loro domande come le nostre sono destinate a non ricevere una risposta. La soluzione forse è illogica e insperata come la violenza degli uomini.
NOTE DI REGIA – Il Calapranzi al Teatro Outoff
Chi vincerà la grande battaglia dei tempi moderni? Chi rimarrà alla fine di tutto? Chi potrà sopravvivere al Sistema dominante, tra apocalittici ed integrati, tra omologati e ribelli? In un universo di orwelliana, pianificata schizofrenia è ancora possibile esercitare la propria libertà intellettuale, il proprio diritto all’immaginazione e quindi all’affermazione individuale? È un mondo claustrofobico, asfittico quello in cui Pinter inserisce l’essere umano, l’individuo/cavia, è una stanza senza finestre, priva di sentimenti e di etica e l’ospite che l’ abita un gangster senza missione, cui è negato un senso ultimo. Quando l’assurdo incombe, sotto forma di ordini impossibili, di direttive paradossali, l’individuo moderno si trova a combattere, come i soldati di kubrickiana memoria, una battaglia senza nemico, una guerra senza sfondi possibili. Difficile trovare, nella drammaturgia di oggi (a fronte di tante, sterili operazioni avanguardistiche che vorrebbero fare della critica di sistema) un autore più implacabilmente politico, più lucidamente “impegnato” di Harold Pinter e un testo più potente del suo “Calapranzi”.
Per informazioni: Teatro OutOff
per gentile concessione di Antonio Mingarelli
