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Emanuele Soldini, intervista al direttore di IED Italia

IED oggi è una vera e propria istituzione nell’ambito della formazione creativa. 50 anni fa, quando è nato, era “solo” un’intuizione. Che cosa, da allora, si è dovuto modificare, e cosa invece si è voluto mantenere intatto?

Il progetto IED nasce nel 1966 con una carica innovativa fortissima rispetto al panorama contemporaneo delle istituzioni di formazione per le discipline creative. Una formula semplice e intuitiva che metteva al centro della formazione la parte esperienziale in collegamento stretto con il mondo delle imprese. IED è stata fin da subito un’istituzione nata per formare al mondo del lavoro, al mercato reale i giovani creativi. La ricetta da questo punto di vista è rimasta inalterata.

 

Le professioni creative sono spesso state tacciate, e tuttora lo sono in parte, di essere poco inclini al business. IED ha dimostrato che non è così. Qual è la formula vincente?

Io penso non ci sia nulla di più sbagliato. Le professioni creative vivono sulla capacità di innovare, di proporre nuove strade e soluzioni inedite. Per sviluppare business la creatività di un progettista è un elemento imprescindibile.

 

Qual è l’identità di IED che lo ha reso inconfondibile rispetto ad altri istituti?

Penso che le caratteristiche fondanti, quelle che hanno segnato la storia e lo sviluppo di IED siano fondamentalmente tre: l’aderenza alle necessità del mercato reale, attraverso la relazione stretta con le imprese e con i professionisti. Chi insegna in IED non è docente di professione, ma è un professionista che ama l’esperienza d’insegnamento; l’italianità del metodo e dell’esperienza culturale che assumono un valore ancora maggiore se si pensa che siamo rimasti l’unico network internazionale di scuole di design a matrice e di proprietà completamente italiane; l’internazionalità come campo di gioco dei professionisti che formiamo perché IED come Istituzione ha sempre dato valore alla diversità delle culture e delle esperienze.

 

Come ha influito Milano nella nascita di IED, e poi nel suo sviluppo?

Più che come forse direi quanto. Milano ha influito in modo determinante sulla nascita e la crescita di IED.

Milano già negli anni 60 era la città del miracolo italiano, la città con un piede in Europa e un’attenzione particolare alle nuove professioni e al futuro; IED sceglie Milano perché qui si respira aria di progresso, di saperi profondi e di nuova imprenditoria emergente. Milano diventa un crocevia importante per i settori del design e della moda e IED lo capisce molto presto, diventando uno degli attori che hanno contribuito a questo successo formando i professionisti che oggi lavorano in tutto il mondo.

 

Milano, come San Paolo, come Venezia, come Madrid? Che cosa accomuna queste città nella prospettiva di formazione di IED?

IED è un network di formazione alle discipline creative nel mondo. Oggi abbiamo 11 sedi in 2 continenti e molti progetti attivi in vari paesi del mondo. Apriamo attività nei luoghi che hanno una forte tradizione riferita ai mondi della creatività e una propensione all’innovazione. Apriamo all’estero con lo spirito di chi non vuole colonizzare ma piuttosto con la mentalità del progettista che interpreta le necessità di un paese e cerca di portare contributi innovativi partendo dal genius loci della città che ci ospita.

 

In 50 anni le professioni creative si sono evolute in maniera esponenziale, coinvolgendo sempre più la tecnologia. Come ha fatto IED a rimanere in ascolto delle esigenze di mercato?

E’ il modello stesso a fare in modo che IED sia attento e dinamico. I professionisti che insegnano da noi sono il primo veicolo di trasformazione e di aggiornamento costante, perché avendo una vita professionale contemporanea proiettano e trasportano all’interno dei corsi e dei programmi le dinamiche, le istanze, le tecnologie, le innovazioni che poi trasformano il mercato del lavoro e delle professioni.

Le aziende e i professionisti con cui collaboriamo in questo senso sono un patrimonio unico.

 

In tutti questi anni sono stati attivati molti corsi, sempre più aggiornati. Il prossimo mese è in partenza il Master in Design dei Servizi Turistici Sostenibili e la nuova offerta in ambito Arte. Di cosa si tratta, più precisamente?

IED da sempre ricerca, riconosce e interpreta l’identità forte che caratterizza il territorio di ciascuna Sede. Il Master in Design dei Servizi Turistici Sostenibili non può quindi che essere presente nell’offerta formativa di Cagliari: città di crescente vivacità culturale, oggi è sostenibilità, ambiente e ospitalità. Allo stesso tempo, per l’ambito Arte, a Venezia in cui sono presenti le più importanti realtà culturali e internazionali con cui IED collabora, come la Biennale e la Fondazione Guggenheim, IED propone tra gli altri: il Master in Business for Arts and Culture, quello in Contemporary Art Conservation insieme a IED Como- Accademia di Belle Arti Aldo Galli, e il Master in Arts Management come percorso joint tra le sedi di Roma e Firenze.

 

Cosa significava DESIGN nel 1966 e cosa significa oggi?

Potrei rispondere che non è cambiato nulla o anche l’esatto opposto. La realtà è che il suo significato più profondo non è cambiato e ancora oggi il progettista è un innovatore capace di interpretare la realtà per proporre soluzioni. Progettare d’altra parte significa “gettare avanti”.

Nei fatti le professioni legate al design sono cambiate, i confini sono più rarefatti e spesso sovrapposti, le competenze richieste al professionista diverse e molteplici. La tecnologia ha cambiato l’orizzonte e ancor più lo cambierà nei prossimi anni. L’urgenza industriale degli anni 60 non c’è più ma s’è capito da tempo che il modello metodologico che guida l’azione di un designer è applicabile a molti altri settori che non hanno a che fare con il prodotto. Per questo oggi il campo d’azione è molto più vasto e complesso e questo rappresenta una grande opportunità per chi ancora oggi sente il bisogno di progettare mondi migliori.

 

Qual è il ruolo di Milano oggi rispetto al design e alla creatività?

A Milano “succedono le cose” ancora una volta e questo ruolo che si rinnova costantemente consente alla città di rimanere uno dei più importanti crocevia mondiali riferiti al design e ai mestieri creativi, portabandiera dell’italianità contemporanea.

 

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