I mille volti del centro Milano: il neoclassicismo

I mille volti del centro Milano: il neoclassicismo – Continua il viaggio per il centro Milano: in questo secondo itinerario scopriamo il neoclassicismo.
Il lungo corso Vittorio Emanuele II, che da piazza del Duomo si snoda fino a piazza San Babila, accoglie negozi di grandi marchi e, nonostante sia il frutto di continue trasformazioni, ancora conserva le tracce della sua lunga storia. All’inizio della strada, sotto la zona a portici, una lastra cita un passaggio dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni (che dal 1813 al 1873 ha vissuto a pochi passi da qui, nell’attuale piazza Belgiojoso, ora Casa Museo dello scrittore). Il nome del corso rimanda agli anni in cui il centro storico venne ridisegnato, all’alba dell’Unità d’Italia: a quel punto si decise che “Corsia dei Servi” fosse un toponimo troppo antiquato, anche perché si riferiva al vicino convento dei Padri Serviti, ormai soppresso e sostituito dalla chiesa tuttora esistente di San Carlo al Corso. Da non dimenticare, tra un acquisto e l’altro, che l’attuale Rinascente, grande magazzino che si affaccia sul fianco sinistro del Duomo, fu così battezzata da Gabriele D’Annunzio dopo che un incendio bruciò gli originari magazzini Bocconi, inaugurati nel 1865. Resistono, in effetti, numerosi negozi storici del centro, alcuni dei quali riconosciuti anche dal Comune. Più che un negozio storico è un vero proprio must della città: all’angolo con la Galleria Vittorio Emanuele II, dal Camparino si beve il caffè circondati da mosaici e arredi originali, proprio come facevano il re Umberto I, Verdi, Toscanini, Dudovich e Carrà. Inaugurato nel 1867 insieme alla Galleria, il locale nasce sull’onda della fantasia Liberty, di cui si conservano i mosaici con fiori e uccelli variopinti, oltre ad alcuni di pezzi di arredamento disegnati dai più grandi artisti dell’epoca. Fu Mazzuccotelli a forgiare i lampadari in ferro battuto, mentre il bancone in legno intarsiato porta la firma del grande ebanista dei primi del Novecento, Eugenio Quarti. Facile immaginare perché questo passaggio al coperto venne soprannominato il “salotto di Milano”: oltre ai caffè, qui si aprivano alcuni dei negozi più eleganti della città, ma non fu questa l’unica ragione della nascita di tale appellativo: con la sua avveniristica copertura in ferro e vetro (i materiali della modernità), la Galleria era l’unico luogo della città nel quale fosse possibile passeggiare “all’aria aperta” senza sporcarsi. Fuori le strade erano sterrate, attraversate da carrozze e cavalli, e quindi raramente pulite. Dentro, gli stucchi e i mosaici facevano sognare i ricchi borghesi, ma anche musicisti e artisti: nel 1910 Umberto Boccioni scelse la galleria milanese per aprire le porte al Futurismo, con una tela oggi conservata alla Pinacoteca di Brera.
CENTRO MILANO: I GIOIELLI DEL NEOCLASSICISMO
Palazzo Reale
A fianco dei preziosi intagli neogotici del Duomo, anch’esso candido ma ben più rigoroso, il Palazzo Reale sorge dove da sempre si sono avvicendati i protagonisti del potere. Prima il Broletto vecchio, sede delle istituzioni comunali, poi palazzo ducale, coi Torriani e i Visconti, per poi passare in mano allo straniero. Sede dei governatori spagnoli dal 1535, nella seconda metà del Settecento il governo austriaco mise al lavoro l’architetto Giuseppe Piermarini per farne la residenza del governatore Ferdinando I d’Austria. A dirla tutta, Maria Teresa, mamma dell’arciduca, chiamò in prima istanza il più noto Luigi Vanvitelli, col quale però non raggiunse un accordo, né d’intenti né tantomeno economico. Fu quindi l’architetto napoletano a lasciare il posto al suo allievo prediletto, che di lì a poco diventò “imperial regio architetto”. Il risultato del suo progetto, realizzato a partire dal 1769, è oggi sotto gli occhi di tutti, con quella sobrietà e quel rigore tipici dello stile Neoclassico. La pianta a “U” si apre sul fianco del Duomo con la piazzetta Reale, resa più spaziosa dall’abbattimento di una delle due ali del vecchio palazzo ducale, mentre sul fianco destro è collegata all’Arengario, innalzato nel 1939 secondo un progetto di Enrico Agostino Griffini, Pier Giulio Magistretti, Giovanni Muzio e Piero Portaluppi. Ma le linee sobrie di Palazzo Reale non devono ingannare: gli interni sono un tripudio di stucchi, affreschi e decori arricchiti da oggetti e mobili che consacrano il Palazzo a uno dei più sfarzosi esempi dello stile neoclassico italiano. Oggi non tutto ciò che venne realizzato allora è visibile, soprattutto a causa dei danni subiti dalla struttura con i bombardamenti del 1943, ma i restauri stanno pian piano restituendo lustro alle sale del palazzo, che insieme compongono il Museo della Reggia.
Teatro alla Scala
Della stessa firma, ma con un accento del terzo millennio, è il tempio della lirica italiana: il Teatro alla Scala, nell’omonima piazza, unisce all’elegante rigore di Piermarini quello funzionale di Mario Botta, che con un intervento conclusosi nel 2004 ha dato una nuova usabilità alla struttura. Per la eco che il teatro meneghino diffonde in tutto il mondo, in tanti immaginano il teatro come una struttura più fastosa e ricca, ma la solennità dell’architettura piermariniana è quella di un edificio neoclassico, regolarmente scandito in linee e volumi. Un po’ come nel caso del Duomo, anche la Scala non ha sempre avuto una piazza, motivo per cui Piermarini, nel 1776, pensò alla facciata vista lateralmente, cioè nell’unico modo in cui poteva essere vista all’epoca. Solo nel 1858 viene aperta l’attuale piazza dall’architetto Luca Beltrami, che si occupò anche del rinnovamento della facciata di Palazzo Marino, oggi sede del Comune di Milano. Una curiosità: quella che oggi percepiamo come facciata, in realtà era il retro del palazzo cinquecentesco. Il motivo di tale incongruenza sta proprio nell’apertura della piazza, più importante urbanisticamente di quella retrostante (piazza San Fedele) dove si apre la facciata vera e propria, ma che viene “declassata” a retro. Fiore all’occhiello del progetto piermariniano, unico in Italia, il portico carrozzabile, normalmente destinato a edifici civili.