ARTE

Gustav Klimt e le sue luci auree

Gustav Klimt e le sue luci auree – In occasione del centenario della sua morte, l’Atelier des Lumieres di Parigi presenta un’esposizione digitale immersiva che è un viaggio nell’opera di uno dei maggiori rappresentanti della scena artistica viennese, Gustav Klimt.

La mostra è una realizzazione di Gianfranco Iannuzzi, Renato Gatto, Massimiliano Siccardi, con la collaborazione musicale di Luca Longobardi, e riesce meravigliosamente a far circondare il visitatore dall’atmosfera magica dell’Art Nouveau (in Italia, Stile Liberty).

Gustav Klimt ne diventa un rappresentante partecipando alla cosiddetta secessione viennese  per mezzo della quale un gruppo di giovani artisti austriaci decide di ribellarsi ai rigidi canoni imposti dall’Accademia delle Belle Arti di Vienna.

I capisaldi dell’Art Nouveau, che si sviluppa tra la fine dell’Ottocento e il primo decennio del Novecento,  sono l’eleganza decorativa, le linee sinuose, i soggetti ispirati alla Natura o a mondi lontani, onirici, mitologici. I soggetti pittorici sono spesso figure che si sviluppano sulla tela fino a diventare piante, fiori, elementi ornamentali naturali.

Anche i soggetti di Klimt sono caratterizzati da un tratto morbido e da curve armoniche, che prendono forma in soggetti femminili desiderabili e desiderati (Klimt amava le donne anche fuori dall’atelier, infatti fu il padre riconosciuto di ben 14 figli), spesso ritratti nudi con un realismo talmente raffinato da destare scalpore.

La donna di Klimt è una vera protagonista della scena, incarna le vesti della femme fatale, coinvolgendo l’osservatore in modo raffinato, mai scontato.

Tra le opere di Klimt, la più nota è sicuramente Il Bacio, che fu esposta per la prima volta nel 1908, ed oggi è custodita nella Galleria del Belvedere di Vienna.

L’ispirazione nasce a Klimt, come per molti altri artisti prima e dopo di lui, durante un viaggio in Italia, durante il quale si trova ad ammirare a Ravenna splendidi mosaici bizantini che lo inebriano con la loro luce e i loro riflessi aurei.

Klimt espone la sua opera nel 1908 con altri artisti, ma viene notato a tal punto che gli viene dedicata un’intera sala. Il Bacio risulta essere l’opera più apprezzata e premiata, e lo Stato austriaco la acquista per esporla nella Galleria Nazionale di Arte Moderna di Vienna.

Al centro del quadro c’è il tema amoroso, trattato elegantemente, caratteristica comune a tutte le sue opere.

Una coppia è immortalata nell’estasi amorosa, nell’istante in cui la donna si abbandona completamente nelle braccia dell’uomo. I due corpi sembrano fondersi, ma da questa ‘fusione’ prende corpo un prato fiorito. Visi, mani e piedi sono realizzati realisticamente, ma l’atmosfera è magica, si ha l’impressione che tutto fluttui in uno spazio irreale.

Klimt utilizza in quest’opera l’oro non solo per il suo effetto particolare, ma per dare una sensazione di bidimensionalità, caratteristica fondamentale nei suoi lavori principali.

I due amanti sono contornati, quasi incapsulati, nel loro abbigliamento. La veste dell’uomo è decorata da rettangoli bianchi, neri e argentati, mentre la veste della donna ha decorazioni circolari, che sembrano voler inglobare il prato.

La magnificenza di quest’opera ripropone molte delle caratteristiche della prima opera del periodo aureo di Gustav Klimt, Giuditta I (1901), conservata nell’Osterreichische Galerie di Vienna.

Klimt rivisita la storia dell’eroina biblica ebrea, che, rimasta vedova, fa liberare la sua città dall’assedio degli Assiri seducendo il generale Oloferne. Dopo averlo attratto a sé con l’inganno, lo fa ubriacare e gli taglia la testa.

Nonostante la tematica tragica, quello che risalta principalmente nell’opera di Klimt è la centralità della femme fatale: Giuditta ha un abbigliamento sontuoso, porta al collo un’enorme collana che mette in risalto ancor più il suo volto dall’incarnato diafano e splendente, è una delle figure femminili che si ritrovano anche in tanta parte della letteratura di fine ‘800, donne che con il potere della seduzione riescono a portare alla rovina anche il più resistente degli uomini.

Il dipinto si sviluppa verticalmente, grandissimo risalto è dato alla donna che, in una posa erotica, domina la scena, facendoci dimenticare l’atto appena compiuto. Per sottolineare l’assoluto protagonismo di Giuditta, Klimt pone la testa di Oloferne in un angolo in basso a destra, in cui compare a malapena, e non per intero.

Le vesti trasparenti lasciano intravedere il seno della donna, anche qui lo sviluppo è bidimensionale, come a far riferimento alla pittura gotica del ‘300.

Dietro la testa di Giuditta compare un paesaggio stilizzato di alberi di fico e viti, tratto da un fregio assiro del Palazzo di Sennacherib a Ninive, che sembra voler contrastare l’espressione sensuale della protagonista, le sue labbra morbide, i suoi occhi socchiusi, le mani con le dita affusolate che afferrano la testa di Oloferne.

La Giuditta di Klimt è una donna moderna che sicuramente non ha nulla a che vedere con le sue rappresentazioni rinascimentali.

Pare che a fare da modella sia stata Adele Blochbauer, una nobildonna viennese che Klimt amava ritrarre.

La seconda rappresentazione di una Giuditta (GiudittaII) conclude il periodo aureo di Gustav Klimt ed è seguita da un periodo di crisi, in cui Klimt abbandona l’oro e le sinuose linee Liberty.

Questa fase è manifestamente influenzata dalla pittura espressionista, ed in particolare da due artisti viennesi che erano stati suoi allievi: Egon Schiele e Oscar Kokoschka.

Nel 1918, a seguito di un ictus  cerebrale, Gustav Klimt muore all’età di cinquantasei anni.


INFO

  • Gustav Klimt
  • Atelier des Lumieres, Parigi
  • Fino al 6 gennaio 2019
  • ORARI
    Da lunedì a giovedì dalle 10 alle 18
    Venerdì e sabato dalle 10 alle 22
    Domenica dalle 10 alle 19