STORIA

GUGLIELMA LA BOEMA: LA DOMINA ERETICA

GUGLIELMA LA BOEMA: LA DOMINA ERETICA –

MilanoPlatinum Storica National Geographic

In collaborazione con la prestigiosa rivista STORICA NATIONAL GEOGRAPHIC raccontiamo una storia interessante in sé, ma anche in quanto dimostrazione della vitalità dei simboli archetipici, nello specifico della forza liberatoria dello spirito e del corpo femminile, desiderato e temuto, santificato e offeso, sempre potente.


GUGLIELMA LA BOEMA: LA DOMINA ERETICA

La leggenda della “sinagoga” orgiastica

Secondo una leggenda diffusa nel Cinquecento, negli ultimi anni del XIII secolo visse a Milano un’eretica di nome Guglielma, che fingeva di essere devota e santa, ma in realtà teneva, dalle parti di Porta Nuova, una “sinagoga” sotterranea dove, con il favore delle tenebre, riuniva intorno a sé una congrega di donne. Tutte portavano i capelli rasati in una chierica nascosta sotto le ciocche più lunghe raccolte. A questi convegni partecipavano anche uomini travestiti da religiosi: dopo una preghiera collettiva davanti a un altare, al grido di “congiungiamoci, congiungiamoci!”, si scatenava un’orgia. Quando Guglielma morì, i monaci di Chiaravalle, che la credevano santa, la seppellirono nella loro abbazia. I riti sacrileghi continuarono presieduti da Andrea Saramita, amico di Guglielma, finché un mercante scoprì che la moglie frequentava le misteriose riunioni: una notte la seguì, si confuse con gli altri e, con il favore dell’oscurità, riuscì a fare l’amore con lei e a sfilarle un prezioso anello con zaffiro. Qualche giorno dopo, il mercante chiese alla moglie dell’anello e lei rispose di averlo perso. L’uomo non obiettò, ma organizzò un grande banchetto al quale invitò parenti e amici le cui mogli aveva riconosciuto nel convegno notturno. Finito il pranzo, disse: “Ciascuno faccia con la donna sua il giuoco, come io farò con la mia”. Dando inizio ai preliminari erotici, gli uomini vollero sciogliere le acconciature delle mogli, scoprendo così, con grande stupore, le tonsure nascoste. Il mercante allora raccontò tutto quello che aveva scoperto: la vicenda finì davanti al tribunale dell’Inquisizione. Andrea Saramita e i suoi compagni furono condannati al rogo e la stessa sorte toccò alle ossa di Guglielma, riesumate dalla sepoltura in Chiaravalle.

Il martirio delle monache cistercensi nel monastero polacco di Vittavia, affresco nel braccio nord del transetto dell'Abbazia di Chiaravalle (public domain, via Wikimedia Commons).
Il martirio delle monache cistercensi nel monastero polacco di Vittavia, affresco nel braccio nord del transetto dell’Abbazia di Chiaravalle (@Stefano Trezzi CC-BY-SA-3.0).

Un’eresia al femminile

A questa storia fu dato credito per secoli. Ancora nel Settecento, Ludovico Antonio Muratori contribuì a modellare su Guglielma uno stereotipo squalificante: la donna che sotto un’apparente santità nasconde la vera natura di prostituta di Satana dedita a riti sacrileghi. Le ricerche storiografiche condotte successivamente vedono diverse posizioni, anche le più bizzarre. Nel 1867, per esempio, il medico veronese Andrea Ogniben suggerì una lettura “psichiatrica”, secondo la quale i seguaci di Guglielma soffrivano di monomania religiosa e teomania. Negli ultimi vent’anni, la diffusione di studi sulle donne e sulla presenza femminile nel mondo medievale ha rovesciato l’immagine storiografica deteriore di Guglielma e dei suoi seguaci, tratteggiando l’immagine di un’eresia al femminile.

Santa o eretica? Dalla storia al mito

Le poche notizie sull’esistenza di Guglielma derivano principalmente dai processi inquisitoriali che si svolsero a Milano nel 1300. Sembra certo che la domina (appellativo rispettoso con il quale viene indicata negli atti) Guglielma fosse arrivata a Milano con un figlio e vi avesse vissuto fino al 1281 o 1282. Con la sua condotta esemplare era diventata un punto di riferimento per uomini e donne, laici e religiosi, in particolare per coloro che risultavano collegati all’abbazia cistercense di Chiaravalle Milanese e alla domus umiliata di Biassono in Milano. Dopo la sua morte, intorno a lei nacque un culto promosso da un gruppo eterogeneo di individui, appartenenti anche a prestigiose famiglie cittadine, che nel 1300 gli inquisitori sottoposero a procedure repressive. Attraverso gli atti dei processi emerge l’immagine di una santa, ma Guglielma fu condannata post mortem come eretica. Ogni tentativo di ricostruzione biografica è stato condizionato dall’esito dei processi: eruditi e storici hanno forzato secondo le loro inclinazioni quanto ricavabile dalle fonti, proiettando la figura di Guglielma in una dimensione mitica e folclorica.

“Io non sono Dio”

Le azioni di Guglielma fanno supporre che fosse una seguace del movimento del Libero Spirito, diffuso in Germania, nella Francia settentrionale e nei Paesi Bassi, secondo il quale Dio poteva essere ricercato in sé stessi. Questa teoria aveva come conseguenza la negazione del ruolo di intermediazione delle gerarchie ecclesiastiche. Guglielma sosteneva che Dio poteva essere trovato sia nel corpo di una donna sia in quello di un uomo, con una visione profondamente innovatrice del ruolo della donna. Dalle deposizioni dei suoi seguaci sappiamo che arrivò a proporre l’idea di un’incarnazione femminile di Dio, pur rifiutando l’identificazione della propria persona con lo Spirito Santo. Circondata da un alone di santità ancora in vita, a quelli che chiedevano miracoli avrebbe infatti risposto di allontanarsi poiché lei non era Dio. E a coloro che la identificavano nello Spirito Santo diceva di essere di carne e ossa, di aver condotto a Milano anche un figlio e di non essere “ciò che essi credevano”: “se non avessero fatto penitenza per quelle parole sarebbero finiti all’inferno”. Furono i suoi fedeli, i Guglielmiti, soprattutto donne, a spingere in questa direzione, annunciando che sarebbe risorta all’inizio del nuovo secolo. Tra i principali promotori per la sua santificazione ci furono Andrea Saramita, un gioachimita millenarista tra gli amici più intimi di Guglielma, e, soprattutto, la monaca Maifreda da Pirovano, che portò all’estremo le valenze femminili della sua esperienza religiosa. Guglielma era ancora in vita, quando il Saramita cominciò a diffondere la voce che fosse l’incarnazione dello Spirito Santo e Maifreda il suo vicario nel mondo: per questo, la suora doveva diventare papessa. Lo stesso Saramita raccolse intorno a sé un folto numero di fedeli con l’obiettivo di organizzarli in un vero e proprio ordine religioso e pare che arrivasse a comporre addirittura quattro nuovi Vangeli.

Corpi santi

L’aspetto importante della predicazione di Guglielma è la condanna del pregiudizio di inferiorità della donna che pesava sull’universo femminile fin dai primi secoli cristiani. Il corpo femminile, accettato e tollerato solo in quanto mezzo per la procreazione, era per Guglielma un mezzo di salvezza e di redenzione. E, in quanto tale, poteva incarnare lo Spirito Santo, perché Dio ha creato l’uomo e la donna come due esseri di pari dignità. Il fatto stupefacente è che questa visione venne condivisa anche da molti uomini, in genere mariti e parenti delle seguaci, coinvolti dalla profonda spiritualità delle loro compagne. Un altro elemento di contrasto con le gerarchie ecclesiastiche era che Guglielma sosteneva (o sostenevano i suoi seguaci) di essere venuta per portare la salvezza anche a coloro che erano fuori della Chiesa, specialmente gli Ebrei.

L’inizio di un culto

Guglielma morì il 24 agosto 1281 o 1282, giorno di S. Bartolomeo. Il suo corpo fu sepolto nel cimitero della parrocchia di S. Pietro all’Orto, dove abitava, e poi traslato nel monastero di Chiaravalle, secondo la sua volontà: qui venne lavato con acqua e vino e infine sepolto. Il liquido residuo della lavatura fu portato nella domus milanese delle umiliate di Biassono, dove viveva suor Maifreda, e deposto su un altare. Le date di morte e di traslazione divennero festività di un nascente calendario celebrativo e l’abbazia di Chiaravalle meta di pellegrinaggi. Si parlò di apparizioni e miracoli. Il centro della ritualità era costituito dalle celebrazioni del 24 agosto, quando da Milano partiva una processione diretta a Chiaravalle, dove si tenevano un banchetto collettivo e la predica dei monaci. Il culto di Guglielma era praticato anche in case private, dove si svolgevano banchetti in suo onore, mentre in importanti chiese cittadine comparvero affreschi in cui Guglielma era rappresentata con le sembianze di santa Caterina d’Alessandria; nella domus delle umiliate di Biassono si trovava un panno raffigurante Guglielma nell’atto di liberare dal carcere ebrei e saraceni, rappresentazione del suo progetto di liberazione universale. Suor Maifreda da Pirovano predicava, parlava degli apostoli, di miracoli e di santi. Il gruppo divenne una confraternita sempre più legata dalle celebrazioni annuali e dalle processioni, con vesti uniformi e testi devozionali. I devoti battezzavano i figli Paraclitolus, appellativo dello Spirito Santo.

Santa Guglielma. Chiesa di S. Andrea, Brunate. Santa Guglielma è una santa semi-leggendaria, venerata a Brunate e a Morbegno. Secondo alcuni sarebbe una figura ispirata alla boema (public domain, via Wikimedia Commons).
Santa Guglielma. Chiesa di S. Andrea, Brunate. Santa Guglielma è una santa semi-leggendaria, venerata a Brunate e a Morbegno. Secondo alcuni sarebbe una figura ispirata alla boema (public domain, via Wikimedia Commons).

L’invenzione agiografica della nascita regale

Girava voce che Guglielma fosse figlia del re di Boemia, tanto che è conosciuta con l’appellativo di “boema”. Andrea Saramita lo avrebbe addirittura accertato in un viaggio intrapreso con prete Mirano da Garbagnate alla corte boema. Lo scopo sarebbe stato quello di informare il re della morte della “figlia”. Giunti in Boemia, avevano scoperto che anche il sovrano era morto, ma avevano potuto comunque avere informazioni certe sulle nobili origini della donna. Negli atti processuali non si fa mai cenno al nome del re boemo in questione. Ma in un’altra deposizione Andrea afferma che la madre di Guglielma era la regina Costanza, moglie di Ottocaro I, re di Boemia dal 1198 al 1230. Questo farebbe inoltre di Guglielma la sorella di sant’Agnese di Boemia e la cugina di santa Elisabetta di Turingia. Ma è possibile che una presunta principessa dei Premyslidi potesse trasferirsi in un luogo così lontano nella seconda metà del XIII secolo? Di solito i membri di una famiglia reale si muovevano accompagnati e i loro viaggi erano noti, a meno che non si trattasse di una monaca cacciata da un convento dopo aver messo al mondo un figlio illegittimo. Tuttavia, sembra più probabile vedere nelle voci sulla presunta provenienza boema di Guglielma non tanto una realtà genealogica, quanto un’invenzione agiografica, funzionale a rafforzare l’immagine straordinaria di una donna che, al contrario, aveva sempre affermato con chiarezza di essere “normale”.

Oltre l’imitazione di Cristo: l’eresia

L’origine regale serviva anche a ricalcare l’immagine di Cristo, tanto quanto la presenza nel suo corpo delle stimmate, l’attesa della sua resurrezione, l’ascesa in cielo, le apparizioni post mortem ai devoti, il compimento di miracoli. Tuttavia, l’identificazione con lo Spirito Santo è un fatto decisamente insolito e al di là di qualsiasi canone agiografico, ed è anche l’accusa che, depotenziando un’icona di santità, la trasforma in eretica. I frati predicatori di S. Eustorgio attivarono la loro azione repressiva – dapprima frammentaria nel 1284 e 1296, poi continuativa dal luglio al dicembre del 1300 – nei confronti dell’ambiente dei Guglielmiti. Nell’anno del giubileo di Bonifacio VIII ricominciarono gli interrogatori. L’episodio scatenante di questa recrudescenza da parte degli inquisitori fu un episodio clamoroso. Nella domenica di Pasqua del 1300 (10 aprile), secondo la denuncia di alcuni testimoni, Maifreda da Pirovano celebrò una messa, in qualità di sacerdote e Papessa. Durante la cerimonia i confratelli le baciarono mani e piedi e la guglielmita celebrò la messa con ostie consacrate.

Bonifacio Bembo, Papessa dei Tarocchi Pierpont-Morgan (o Tarocchi dei Visconti). Oltre all'insegne papali, è interessante che sia vestita come una suora (public domain, via Wikimedia Commons).
Bonifacio Bembo, Papessa dei Tarocchi Pierpont-Morgan (o Tarocchi dei Visconti). Oltre alle insegne papali, è interessante che sia vestita come una suora: qualcuno ha ipotizzato che questa figura sia ispirata a Maifreda. (public domain, via Wikimedia Commons).

Un processo politico?

Milano nel 1300 è in mano a Matteo Visconti, “Signore” della città su nomina del Consiglio cittadino dal 1291 e vicario imperiale per la Lombardia dal 1294. Proprio con Matteo Visconti pare che fosse imparentata Maifreda: questa parentela, della quale non vi è alcuna certezza, suggerirebbe una motivazione politica per il processo. Resta un fatto che nell’azione giudiziaria del 1300 risultino coinvolti membri delle più influenti casate cittadine: i Cotta, i da Pirovano, i da Novate, addirittura i da Garbagnate (e Gaspare da Garbagnate era strettissimo collaboratore di Matteo Visconti). Per questo motivo, alcuni storici hanno visto nell’azione inquisitoriale contro i Guglielmiti un nuovo capitolo delle annose lotte intestine tra i Visconti e i della Torre, combattute anche a colpi di accuse reciproche di eresia.

Un’icona sovversiva: la vitalità del mito

L’azione inquisitoriale si concluse con l’esumazione dei resti di Guglielma, la morte di Andrea Saramita e, come risulterebbe dai successivi processi del 1322, di suor Maifreda da Pirovano. Se i resti di Guglielma furono bruciati insieme ai suoi seguaci, la vitalità del suo mito si mantenne intatta, segno che il suo significato simbolico va ben oltre le vicende realmente accadute. Presto nacque e circolò la tradizione orgiastica che la raffigurava a capo di un gruppo di uomini e di donne che si accoppiavano in incontri notturni. Guglielma venne identificata con la papessa Giovanna e qualcuno ha pensato di vedere nella Papessa dei Tarocchi dei Visconti un richiamo esplicito a suor Maifreda. Accanto a queste elaborazioni, si snoda una linea agiografica di cui si trova espressione nella parrocchia di Brunate presso Como, dove tuttora si venera una “santa Guglielma”: una figura che troverà spazio anche nelle forme teatrali della sacra rappresentazione.

Nel cimitero dell’abbazia di Chiaravalle, nella tomba dove furono sepolte le ossa di Guglielma, dal 1973 giace il corpo del banchiere Raffaele Mattioli, presidente della Banca Commerciale Italiana: il “banchiere umanista” volle farsi santificare a suo modo dalla misteriosa domina.

La Papessa dei tarocchi raffigurata come "la prostituta sulla bestia" dell'Apocalisse (public domain, via Wikimedia Commons).
La Papessa dei tarocchi raffigurata come “la prostituta sulla bestia” dell’Apocalisse (public domain, via Wikimedia Commons).

PER APPROFONDIRE – GUGLIELMA LA BOEMA: LA DOMINA ERETICA

  • Marina Benedetti, Io non sono Dio. Guglielma di Milano e i figli dello Spirito Santo, Biblioteca Francescana, 2004.
  • Luisa Muraro, Guglielma e Maifreda. Storia di un’eresia femminista, Libreria delle donne. Scaricabile qui.