Giuseppe Pagliara, intervista all’AD del gruppo Nicolaus

31 Club in Italia e 12 all’estero, 180 persone di staff per un fatturato 2019 di 100.000.000 di euro di fatturato. È l’identikit del gruppo Nicolaus, specializzato da oltre 15 anni nella costruzione di esperienze di viaggio e da quasi due anni proprietario del brand Valtur.
Abbiamo intervistato Giuseppe Pagliara, amministratore delegato, che insieme agli altri imprenditori del comparto turistico attraversa un momento di grande complessità.
Non si tratta soltanto del blocco delle attività, ma anche dell’assenza di una prospettiva…
Proprio così. Per salvare la stagione e centinaia di migliaia di posto di lavoro, tutti i segmenti della filiera turistica hanno bisogno di sapere se i rappresentanti governativi intendono dare forma con urgenza, ascoltando gli operatori del settore, a un piano che ci permetta di essere pronti per riprendere le attività quando ci saranno le condizioni.
Uno scenario molto complesso. Quali sono le variabili da considerare?
Sono davvero molte e le stiamo vagliando tutte, sulla base della nostra esperienza, ma abbiamo bisogno di lavorare a stretto contatto con le istituzioni. Non pretendiamo risposte che non possono essere date adesso, né il senso della nostra richiesta è orientato alla richiesta incondizionata di ammortizzatori economici: chiediamo di fare chiarezza insieme per prepararci a soddisfare il desiderio delle persone di poter vivere una vacanza serena, perché, se non capiremo alcune cose al più presto, rischiamo che il nostro settore subisca un danno pressoché irreversibile.
Sembra che il turismo sia il comparto a oggi più colpito da un’emergenza che mai avremmo potuto immaginare.
Si tratta di scrivere un vero e proprio nuovo vocabolario del turismo che sia espressione di un nuovo modo di organizzare l’offerta e che permetta alle persone di capire come dar seguito al desiderio e alla necessità di viaggiare. La stagione quest’anno sarà molto corta e i nodi da dipanare sono ancora troppi per poter pensare di continuare a posticipare azioni concrete legate alla costruzione e alla promozione dell’offerta che si prospettino economicamente sostenibili.
Insieme alle associazioni di categoria, ASTOI -Confindustria Viaggi e da FTO, siete stati tra i firmatari del Manifesto per il Turismo. Qual è l’obiettivo di questo manifesto?
Il Manifesto per il Turismo è nato proprio per fornire alle forze politiche indicazioni di carattere tecnico e strategico. Gli strumenti indicati sono di carattere pratico sia per creare condizioni utili a far rinascere la domanda sia per sostenere concretamente con misure e norme adeguate un comparto che, attenendoci ai dati ENIT, nel 2018 ha inciso per il 13,2% del PIL nazionale, coprendo il 14,9% dell’occupazione totale del nostro Paese. Il nostro gruppo dà lavoro a 180 persone in sede e ad altre 3.000 persone, considerando le risorse impiegate nei nostri villaggi. Per questo mi preme sottolineare che dobbiamo muoverci al più presto. I tour operator sono pronti a ripartire, così come lo sono le strutture alberghiere e la distribuzione, ma non possiamo farlo al buio. Dobbiamo capire come poter aprire e di chi saranno i costi e le responsabilità delle riaperture.
Quali crede siano le misure da prendere nell’immediato?
I contributi a chi viaggia sono sicuramente utili, ma gli interventi devono necessariamente interessare anche chi crea l’offerta che dovrà affrontare costi importanti per adeguare strutture, trasporti e servizi a fronte di un’ingente diminuzione di entrate e margini. Per il nostro settore, un contributo per i trasporti legati ai pacchetti turistici è una proposta che riteniamo attuabile e che vorremmo portare avanti.
Questo contributo è già stato previsto in passato per molte operazioni, sia dedicato a tour operator esteri, per sostenere rotazioni charter più o meno lunghe durante la stagione, sia per favorire il traffico in particolari aeroporti (come quelli della Regione Calabria), con operazioni charter anche di traffico domestico nord-sud. Il contributo potrebbe andare a sanare quel gap economico che sarà determinato dalla necessità di diminuire i posti dei mezzi di trasporto per lasciare spazio tra le persone.
Un contributo economico ai tour operator darebbe respiro al settore, considerando che le prime bozze di normative prevedono, per esempio, una capienza dei bus molto ridotta e, quindi, un aumento sensibile della spesa legata al trasporto.
Come vede, in questa prospettiva, la possibilità di abbassare l’IVA?
Sarebbe sicuramente molto utile l’abbassamento dell’Iva nel Regime speciale 74ter dal 22% al 10%, riduzione che avrebbe un impatto favorevole non solo per l’ovvio pagamento dell’imposta sul guadagno, ma che permetterebbe anche una riduzione dei prezzi, fattore molto importante per ciò che riguarda l’offerta in un momento in cui sarà determinante essere subito molto competitivi e la booking window sarà notevolmente ridotta.