PEOPLE

Francesca Serafin dal diritto alla moda

Francesca Serafin dal diritto alla moda – MilanoPlatinum incontra Francesca Serafin, fondatrice di Serà Fine Silk, ex studentessa di giurisprudenza e appassionata da sempre al mondo della moda e dei tessuti.

Parlaci di te: chi è Francesca Serafin?

Ho studiato giurisprudenza alla Bocconi, e ho fatto la pratica legale seguendo tutto il percorso tipico di ogni studente; ho lavorato anche all’estero, in Cina e in America. Ho poi seguito un master in diritto della moda, nel tentativo di trovare un compromesso tra moda e diritto ma ho capito che non era possibile, e quindi mi sono dedicata esclusivamente alla moda.

Quali sono le tue passioni?

Ho sempre avuto la passione per la moda, principalmente per i tessuti fin da quando ero all’università. Un giorno stavo acquistando delle sete vintage per fare delle pochette per il mio fidanzato. Le ho fatte fare e la gente le ha trovate molto belle; ho quindi pensato di provare a venderle. Per una serie di circostanze fortunate ho fatto un evento nel periodo natalizio, e in una sola serata ne ho vendute 50.

Come nasce “Serà Fine Silk”?

Dopo il successo della serata natalizia sono andata al Pitti e ho chiesto ad alcune persone se volevano indossare le mie creazioni; queste persone sono state fotografate da riviste come GQ, Harper’s Bazaar, Grazia e altri ancora.

Poiché non avevo ancora un sito ho iniziato aprendo una pagina Instagram; ho postato una foto e sono stata contattata da una persona di Londra, che mi ha chiesto se avevo un catalogo perché era intenzionato ad acquistarle. Ho quindi iniziato a creare il sito, e ora ci sono negozi che vendono il mio brand in Australia, a Las Vegas, in Svizzera, in Libano, Londra, Manila, e tutto questo nell’arco di un anno.

Il nome è un gioco di parole con il mio cognome e la canzone “Que sera, sera”. E “silk” richiama il fatto che quello che voglio fare e realizzare è tutto incentrato sulla seta.

Quali sono le caratteristiche e i punti di forza del brand?

La forza del brand è soprattutto la qualità; la seta è prodotta, stampata e confezionata a Como. Il prodotto è totalmente Made in Italy e fatto a mano, dall’orlo delle pochette ad alcuni dettagli delle sciarpe. Anche i pattern, per quanto classici, non si vedono comunque troppo in giro. Altri punti di forza è l’originalità e la versatilità.

A cosa ti ispiri quando crei le tue collezioni?

Le mie collezioni sono tutte ispirate a qualcosa che riguarda l’Italia, e tutto fa parte di qualcosa che ho vissuto. Il mio logo, per esempio, riprende una cornice che ha rappresentato il mio primo espositore. La prima collezione era ispirata ai vini italiani e cerco sempre di dare continuità al concetto alla base delle mie collezioni perché penso che sia un punto di forza. I pattern e i colori riprendevano caratteristiche di un particolare vino (ogni colore, per esempio, rappresentava un particolare profumo presente nel vino). Le sciarpe invece erano legate agli alberi italiani: il sughero, il mirto… L’ultima collezione, quella estiva, è un omaggio alle isole del nord e del sud d’Italia. Tra queste una è dedicata a Pellestrina, un’isola della laguna di Venezia, dove sono stata una sera con i miei genitori, per una serata magica.

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Sicuramente quest’anno per me sarà decisivo, per vedere se il brand funziona davvero. Penso di creare un team per aiutarmi. Sto pensando anche a collaborazioni con designer famosi, ma al momento è ancora tutto in fase embrionale. Voglio inoltre ampliare la gamma dei prodotti. Al momento faccio sciarpe, in quattro colori, pochette e cravatte, ma sto sviluppando anche degli accessori in coccodrillo e seta, per esempio piccoli portafogli e portacarte. Presto farò anche le cravatte cinque e sette pieghe e vorrei fare pigiami e boxer, sempre in seta.

Anche per l’e-commerce sto valutando altre opzioni; al momento mi appoggio a Cardano Club, Wolf & Badger (un sito e-commerce inglese), Finest (un e-commerce Made in Italy), ma in futuro potrei aggiungere altri canali.


GALLERY Francesca Serafin dal diritto alla moda

Crediti fotografici: Fabrizio di Paolo