Egon Schiele e la sua eredità

Egon Schiele e la sua eredità – Dal 10 settembre al 23 gennaio 2022 l’Albertina Modern di Vienna ospita la mostra “Egon Schiele e la sua eredità”.
Lo scopo dell’esposizione è mettere in luce il modo in cui l’artista viennese ha influenzato l’arte europea e americana, e per questo motivo le 130 opere di Egon Schiele sono affiancate da quelle di artisti più recenti: Georg Baselitz, Günter Brus, Jim Dine, Valie Export, Elke Krystufek, Maria Lassnig, Arnulf Rainer, Cindy Sherman e Erwin Wurm.
Egon Schiele, considerato con Gustav Klimt uno dei più importanti pittori austriaci di sempre, deve proprio all’autore di opere eterne come “Il bacio” , che incontra da giovanissimo, un notevole incoraggiamento ad approfondire la sua ricerca artistica, che lo porta a realizzare ben 340 dipinti e 2800 tra acquerelli e disegni, nonostante la sua breve vita (si spegne all’età di 28 anni).
La mostra concentra la sua attenzione sull’autoritratto, che è certamente il segno distintivo di Schiele, sviluppato in un momento in cui a Vienna si respiravano concetti avanguardistici all’insegna dell’Espressionismo.
Gli autoritratti di Schiele sono la costruzione di un’immagine che prende corpo e carattere nella posa, nella mimica, nella posizione della testa e degli arti, in modo da trasmettere i segni della tensione e del dolore, dell’angoscia umana che Sigmund Freud aveva indagato proprio in quegli anni.
Nell’ Autoritratto con Physalis, il corpo dell’artista risulta in tensione, le braccia sembrano un tutt’uno con il busto, lo sguardo ci osserva malinconico, la magra figura maschile, avvolta in una camicia nera, sembra spinta di lato dalla pianta di Physalis, dipinta con pochi tocchi di colore, e il richiamo alla natura e al mondo esterno fa incontrare spazi ristretti con spazi vasti, bellezza e bruttezza, in un contrasto che crea una forma di tensione palpabile.
Il corpo è per Schiele un modo di sperimentare una nuova architettura degli spazi e un mezzo per interpretare le tensioni della psiche.
Il Pastore è probabilmente, tra le opere di Georg Baselitz, quella che rivela maggiormente l’influsso di Egon Schiele. Il dipinto è del 1966 e fa parte della serie “i quadri degli eroi“.
Baselitz in quest’opera vuole raffigurare un uomo instabile, privo di fama ed eroismo, sgraziato e sproporzionato, il contrario del valoroso guerriero. L’uomo si erge tra rovine di edifici e macchinari, con una chiaro intento di provocazione nei confronti della Germania del miracolo economico, mettendo in luce i traumi del “nuovo” uomo.
Baselitz si colloca nel neoespressionismo tedesco, influenzato dall’Art brut, caratterizzato da colori scuri, terragni e da segni incisivi.
Dall’altra parte dell’oceano, Jim Dine espone nel 1962 una serie di grandi tele in stile pop con la raffigurazione di oggetti di uso comune, che viene più tardi sostituita da oggetti veri e propri. La sua ricerca riguarda la “diretta presenza” degli oggetti a cui i suoi dipinti sono “strettamente connessi”, secondo le sue stesse parole.
Nal 1964, Günter Brus presenta a Vienna la sua Malaktion (azione pittorica), all’inizio per un pubblico ristretto che va via via allargandosi.
Sulle orme del disegno pittorico d’avanguardia, l’artista elabora una serie di esperienze in cui corpo e pittura si fondono, per esempio tracciando una lunga linea nera verticalmente su di sé e sul muro, allo scopo di eliminare ogni distinzione tra oggetto inanimato e essere vivente.
Altro protagonista della scena artistica degli anni ’60 e dell’Azionismo viennese, Arnulf Rainer rielabora in chiave gestuale i suoi ritratti fotografici. Ad esempio, in Strisce di colore del 1972, imbratta una sua fotografia con pennellate rabbiose di giallo, blu, nero, esprimendo in questo modo lo stesso stato di spasmodica tensione che troviamo in Schiele.
Infine, Cindy Sherman esercita una lettura postmoderna del gesto artistico nei suoi ritratti fotografici, che la “intrappolano” in un istante di vita di una donna in un altro tempo, in un altro luogo, con riferimenti citazionistici e con l’uso del travestimento, rivestendo il ruolo di protagoniste femminili che spesso incarnano determinati cliché.
Il suo lavoro vuole svelare la falsità delle illusioni fotografiche che ci circonda quotidianamente sui media, nelle pubblicità, ovunque.
In questa carrellata di opere più o meno contemporanee, sempre attuali, risulta spontaneo citare una frase di Schiele: “L’Arte non può essere moderna, l’Arte appartiene all’eternità.”
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Info
Egon Schiele e la sua eredità
Albertina Modern, Vienna
Dal 10 settembre al 23 gennaio 2022
Per info: www.albertina.at