DANIELE MORETTO, UNA VITA A TEMPO DI MUSICA

DANIELE MORETTO, UNA VITA A TEMPO DI MUSICA –
Daniele Moretto è un talentuoso trombettista, che ha saputo distinguersi anche come compositore. Il suo curriculum è molto ricco e vanta collaborazioni con grandi nomi della musica italiana e internazionale.
Fin da bambino la musica ha scandito in vario modo le tappe della tua vita: a 11 anni sei entrato al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano e subito dopo ti sei specializzato nella tromba barocca. A partire da quale età, però, sei rimasto attratto dalla musica?
Praticamente da subito. Io provengo da una famiglia di musicisti: mio padre è stato prima pianista e poi discografico, mia madre era corista, quindi la musica faceva parte della famiglia. La mia prima registrazione in studio l’ho fatta a 3 anni come cantante corista in un coro di bambini: da lì in poi quella della musica è stata una scelta naturale per me. Probabilmente non avrei potuto fare molto altro!
Poi a soli 16 anni hai intrapreso l’attività concertistica, suonando in diverse orchestre, tra cui quella della RAI.
È abbastanza normale, per chi fa il Conservatorio, iniziare un’attività concertistica, non appena ne è in grado. In realtà le prime collaborazioni importanti (come quella con la RAI) sono avventute un po’ più tardi, verso i 19/20 anni. Insomma, a 16 anni ho iniziato la carriera di musicista classico appena uscito dal Conservatorio: erano esibizioni in posti sperduti con poche anime, magari in montagna, nelle chiese, ma si comincia sempre così.
A proposito di chiese, ho scoperto che su Youtube esiste un tuo omonimo che recita delle omelie: all’inizio ho pensato che si trattasse di una tua vocazione passata, poi ho capito che si trattava di un’altra persona…
Sì, esiste un don Daniele Moretto, ma in realtà siamo in tre a portare lo stesso nome! Oltre al religioso, esiste anche un poeta e insegnante di lettere palermitano che si chiama come me: se fai una ricerca per immagini compare quasi subito!
Avevi circa 20 anni quando hai iniziato a interessarti al jazz e contemporaneamente al pop. Sono gli anni delle collaborazioni con 883, Paolo Tomelleri.
Il jazz è sempre stata la mia passione. Mio padre ha sempre suonato pianoforte jazz: io e i miei fratelli siamo cresciuti in un contesto familiare in cui la musica era sempre presente, in particolar modo il jazz. Dei tre fratelli Moretto, io sono l’unico che poi si è dedicato a questo genere musicale da professionista, mentre gli altri due suonano classica. Quando il mio insegnante di Conservatorio ha scoperto che iniziavo a interessarmi al jazz, non l’ha presa benissimo. Giuseppe Bodanza è stato un grandissimo maestro, prima tromba alla Scala, e probabilmente una delle più grandi prime trombe al mondo. Era per le scelte chiare e nette: se studi classica, ti devi dedicare solo alla classica. Superato il primo disappunto, alla fine è anche venuto ad ascoltarmi durante una mia esibizione e gli è piaciuto molto!
“Senza musica la vita sarebbe un errore”, scrisse Friedrich Nietzsche. Sei d’accordo?
Sì, assolutamente sì! Proprio poco tempo fa, riflettevo insieme alla mia fidanzata (musicista anche lei) sul fatto che in un mondo ideale, in un mondo utopistico dove le persone si comportano esclusivamente secondo il buon senso, in una dimensione perfetta, ci sarebbero tante professioni inutili, proprio perché non servirebbero. Penso agli avvocati, alle forze dell’ordine, alle guadrie carcerarie… In un mondo perfetto non servirebbero queste figure, mentre la musica (e le arti in generale) rimarrebbe comunque una parte fondamentale della vita! Comunque si decida di fruirne, è importante farlo. La musica è ovunque: chi dice “io non ascolto mai musica” in generale lo afferma senza pensarci. Basta per esempio andare a vedere un film al cinema ed ecco che ti ascolti una buona ora e mezza di musica. La musica arriva sempre a segno, perché è capace di condizionare gli stati d’animo: può rallegrare, commuovere, rattristare… la vita è fatta di musica!
E poi l’incontro con Enzo Jannacci.
È stata una grande esperienza. Ho conosciuto suo figlio Paolo tanti anni fa, perché bazzicavamo le stesse sale prova, e abbiamo iniziato a fare qualcosa insieme. Nel frattempo Enzo aveva aperto un locale, la “Bolgia Umana”, a Milano in zona Cordusio: era uno spazio molto bello perché presentava due palcoscenici, uno per la musica e uno per il cabaret. Le due zone erano separate, quindi una persona poteva scegliere a quale tipo di spettacolo assistere. Io ho iniziato a suonare anche lì, con varie formazioni, come gli Elefunky, che poi sarebbero diventati gli 883. Ho frequentato quel locale per qualche anno, fino a quando, nel 1998, Enzo non ha avuto bisogno di musicisti per una trasmissione televisiva sulla RAI dal titolo Milano Bolgia Umana, che veniva trasmessa a puntate in un orario notturno improponibile. Aveva bisogno di una tromba e ha finito per chiedere la mia partecipazione. Alla fine Enzo mi ha chiamato per una vera e propria turné dal titolo È stato tutto inutile, uno show itinerante ibrido, perché composto di musica e teatro, dove si suonava e si recitava a canovaccio. Io provenivo da un periodo pop (con gli 883) e tuffarmi in una dimensione così diversa è stato al contempo scioccante e davvero gratificante, liberatorio. Da allora non ho più smesso di collaborare con Enzo, fino alla fine.
Con la famiglia Jannacci hai stretto un vero e proprio sodalizio, perché nel 2007 hai scritto insieme a Paolo Jannacci la colonna sonora di “Mi fido di te”, il secondo film della coppia Ale e Franz.
Per molti anni io e Paolo abbiamo suonato insieme, anche per la pubblicità, poi è capitata questa occasione: Ale e Franz volevano lavorare con Paolo e Paolo mi ha coinvolto nel progetto. È stato davvero divertente e l’occasione di lavorare con loro due si è ripresentata a Zelig, quando lavoravo nella band stabile.
E poi c’è stato l’incontro con Enzo Messina.
Ho conosciuto Enzo in occasione della nascita di un quartetto, i “Quarto”, insieme a Leif Searcy e Leandro Misuriello (l’ex bassista di Carmen Consoli, purtroppo scomparso prematuramente). Il progetto era il seguente: “facciamo un gruppo, facciamo un disco”. Subito, senza fare serate in giro. Una cosa decisamente anomala. Volevamo registrare il disco in live suonando tutti insieme, come si faceva una volta. La cosa buffa è che abbiamo inciso il disco e poi il lavoro non è mai uscito! E non abbiamo mai neanche fatto serate, se non dopo la scomparsa di Leandro: ma si è trattato di qualche serata sporadica. Alla fine abbiamo tutti capito che si trattava di un progetto che sarebbe rimasto per sempre sospeso. Avrebbe per sempre fatto parte della nostra vita, ma sarebbe rimasto un sogno congelato in una dimensione limbica. Questo però fu il nucleo da cui in seguito nacque la collaborazione con Enzo Messina.
Nel 2011 hai collaborato anche con il cantautore Folco Orselli: com’è stata questa esperienza?
Esistono dei club che fungono da centri di raccolta di musicisti, centri di produzione e gravità della musica: uno di questi è la Salumeria della Musica di Milano. Qui io e Folco ci siamo conosciuti: Folco aveva una bellissima band, con Pepe e Pancho Ragonese, e mi è capitato di sostituire per qualche serata Pepe; così è scoccata la scintilla. Io e Folco siamo sulla stessa lunghezza d’onda, ci capiamo molto, e quindi anche da un punto di vista umano è un bel connubio. Ho lavorato con lui nel disco “Generi di conforto”, un album meraviglioso, e ultimamente anche al nuovo lavoro “Outside is my Side”. Reputo Folco uno dei pochi eredi di Enzo Jannacci, perché è un cantautore capace non solo di raccontarti di Milano in un modo molto vicino a quello di Enzo, ma è anche in grado di entrarti dentro fin da subito con le sue musiche e le sue storie. È una capacità non comune a molti.
E arriviamo al 2014, l’anno della pubblicazione di MessinaMoretto. Un album molto riuscito e che propone sonorità talvolta oniriche, talvolta da vera e propria colonna sonora di un film che dev’essere ancora scritto. “School Song” rimanda apertamente al Vangelis di Blade Runner, “Kangaroo” ricorda invece l’Agente Segreto 007.
Qualche tempo fa io ed Enzo ci siamo sentiti per telefono e ci siamo detti per l’ennesima volta che la nostra particolare affinità artistica avrebbe dovuto essere coronata da un disco. E allora perché non lo scriviamo insieme? Questa è la base da cui è nato MessinaMoretto. Siamo partiti pensando a un lavoro sinfonico o funk, oppure orchestrale o rock… qualsiasi cosa. Poi alla fine, visto che il disco l’abbiamo suonato solo noi due, ci siamo ridimensionati. Per via della nostra comune passione per la cinematografia, il disco è rimasto profondamente influenzato dal mondo delle colonne sonore e l’abbiamo anche scritto nelle note interne. È successo non in modo programmato, ma spontaneamente: mano a mano che producevano note, ci accorgevamo che finivamo sempre per richiamare il mondo dei film. A quel punto, abbiamo deciso di dare coscientemente quel taglio a tutto il disco. “School Song” è un lavoro di gioventù di Enzo, perché la cellula principale di quel brano l’aveva scritta ai tempi della scuola. L’abbiamo quindi riadattato, senza però stravolgerlo. “Kangaroo” è stato proprio un gioco: ci siamo messi a giocare con percussioni, trombe, tromboni, corni e ci siamo molto divertiti!
“Little Windows” propone una melodia molto delicata. Come nasce questo brano?
Si tratta del primo pezzo che io ed Enzo abbiamo scritto, per via della nostra attitudine a scrivere ballads. È nato spontaneamente: ci siamo messi a suonare e ne è uscito il primo nucleo.
E ora è in cantiere MessinaMoretto 2, se mai si chiamerà così: qualche anticipazione?
Volendo rimanere nell’ambito cinematografico, probabilmente si chiamerà proprio così: “MessinaMoretto 2“, come se fosse “La vendetta“… Tempo fa un mio amico, dopo avere ascoltato il primo disco, mi fece i complimenti e mi dispensò qualche consiglio per renderlo più vendibile, come per esempio trovare un nome più commerciale. La cosa che caratterizza maggiormente questo lavoro è che proprio non ci interessa renderlo commerciale. Certo, se domani ci invitassero a suonare questi pezzi alla Carnegie Hall, ne sarei lusingato, ma l’intento del disco è tutto fuorché commerciale. Oggi anche chi produce musica commerciale fa fatica a raggiungere numeri importanti nelle vendite, figuriamoci un album solo strumentale! L’abbiamo fatto per noi ed è integralmente autoprodotto. E con MessinaMoretto 2 sta succedendo la stessa cosa.
È prevista una data di uscita?
Il bello di non avere una Casa discografica è proprio il non dovere rispettare delle scadenze: siamo molto liberi. In realtà lavorare a questi dischi è principalmente un modo di vedersi: siamo molto legati io ed Enzo e questa è una bella occasione di trascorrere del tempo insieme. In queste occasioni, normalmente passiamo il pomeriggio lavorando insieme, poi si cena insieme alle rispettivi mogli e compagne, quindi si chiude la serata giocando a burraco. Attualmente la parte compositiva di MessinaMoretto 2 è terminata e siamo entrati nella fase di arrangiamento. Una volta arrangiati i pezzi (saranno circa una decina), li registreremo, suonandoli tutti noi due, comprese le batterie, che nel primo disco erano campionate. Praticamente esistono in noi tre coppie di personaggi: una scrive, una arrangia e una suona. Sei personaggi distinti, che non si parlano tra di loro, ma che di volta in volta si attengono al lavoro della coppia precedente.
LINK UTILI
- Sito web di Daniele Moretto
GALLERY DANIELE MORETTO
Tutte le foto presenti in questo articolo sono state scelte da Daniele Moretto e pubblicate con il consenso dello stesso.
VIDEO DANIELE MORETTO
- Enzo Jannacci Group “Scarp del Tennis”
- Enzo Messina – Daniele Moretto – MessinaMoretto – First portrait
- Tom’s Family – Blame It On The Boogie (Michael Jackson)