FOOD & WINE

Dal Kazakistan: Arba Wine

Dal Kazakistan: Arba Wine

Milano Platinum AIS Milano

In collaborazione con AIS Milano.


Il Kazakistan è uno Stato tanto lontano ai nostri occhi quanto sconosciuto. Un paese vasto, transcontinentale tra Europa e Asia, esteso 2,7 milioni di km2, nove volte l’Italia, con una popolazione inferiore ai 18 milioni, posto tra la Russia e la Cina. È divenuto una repubblica indipendente nel dicembre 1991 dopo il disfacimento della Unione Sovietica di cui faceva parte.

Ebbene, anche in Kazakistan si coltiva la vite e si produce vino.

Ci concentriamo sull’area della vecchia capitale Almaty a est, nella regione Assa Vally, dove negli ultimi anni alcuni tra i più importanti consulenti italiani del vino stanno dando supporto a una cantina locale.

È la cantina Arba Wine e il suo fondatore, Zejnulla Kakimzhanov, comincia ad occuparsi di enologia nel 2006 e più ne approfondisce la conoscenza più ritiene che la zona sia un luogo favorevole alla produzione di grandi vini al pari di altre e più blasonate regioni a cui Zejnulla si ispira.

Il suo intuito è stato poi confermato dal ritrovamento di alcuni vinaccioli risalenti a oltre 4000 anni fa nelle antiche tombe, i kurgan, che circondano la proprietà.

La cantina di vinificazione è Karakemer e le vigne sono poste a 1000 metri sul livello del mare, ai piedi di alte montagne e di ghiacciai. In estate la temperatura varia tra i 15° C delle notti e i 35° C del giorno mentre l’inverno è decisamente rigido con temperatura che possono arrivare a -35° C.

Le vigne sono state piantate dalle cooperative sovietiche tra gli anni 50 e 60 del secolo scorso; gli agronomi si dettero molto da fare per trovare quali fossero le varietà che portavano a migliori (o forse sarebbe meglio dire a maggiori) risultati in dipendenza del terreno; arrivarono a piantare fino a 500 differenti vitigni di provenienza sia georgiana che europea.

Verso la fine degli anni ’80 una campagna contro l’alcolismo portò alla distruzione di molti vigneti e i restanti vennero suddivisi e consegnati a piccoli contadini locali che, senza esperienza e mezzi economici, non poterono far altro che abbandonarli. I pali di sostegno furono usati per i recinti mentre i fili furono rivenduti come rottame ferroso; tutto fu ricoperto da vegetazione.

Si sono dovute riprendere manualmente tutte le viti ripulendo i terreni e rifacendo gli impianti di sostegno. Le viti, a piede franco, infatti la tipologia del suolo e le temperature estreme non permettono alla fillossera di sopravvivere, erano comunque tutte in buona salute. Si sono poi piantati anche altri vigneti con barbatelle di provenienza francese: Chardonnay, Gewurztraminer, Axerrois, Cabernet Franc, Malbec, Merlot, Riesling, Pinot Nero.

Il prof. Mario Fregoni, uno dei massimi esperti di viticoltura al mondo, ha studiato per due anni il clima, il terreno, i vitigni presenti giungendo poi alla conclusione che la vera ricchezza era il ripristino dei vigneti storici che ancora conservano l’essenza del territorio.

Alla sua consulenza si è poi affiancata quella di Donato Lanati, deus ex machina di Enosis che, con Dora Marchi suo braccio destro, unendo competenze in enologia e nella degustazione, ha individuato le tecniche migliori per la vinificazione e la crescita qualitativa.

Durante Summa 2018, la manifestazione organizzata da Alois Lageder a Magré in provincia di Bolzano, abbiamo potuto assaggiare i vini Arba Wine e senza dubbio il livello qualitativo raggiunto conferma nel bicchiere quelle che sono le premesse del terroir. In particolare, il pinot nero si è rivelato un’interessantissima espressione del vitigno.

di Paolo Valente


In collaborazione con AIS Milano.

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