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Azioni, lingotti e fondi pensione. Come investono i millennials nel 2023?

 

Chi l’ha detto che quello della finanza è solo un settore per investitori esperti, navigati. In una parola: adulti. Gli ultimi dati parlano infatti di un interesse sempre maggiore dei giovani, soprattutto dei Millennials, per quanto riguarda gli investimenti e i diversi strumenti finanziari.

Secondo una recente ricerca condotta dal World Gold Council, l’associazione industriale delle aziende minerarie aurifere, l’oro è tra i prodotti di investimento preferiti dai Millennial. Il 50% degli intervistati, infatti, possiede oro all’interno del proprio portafoglio, mentre il 49% risponde di averlo acquistato di recente. Non mancano poi le preoccupazioni, con il 22% dei giovani che vorrebbero investire in oro ma temono truffe o materiali contraffatti. “La più classica delle forme di investimento in oro è quella di comprare dei lingotti o delle monete di investimento con titolo superiore a 900 millesimi – spiega il Ceo di OroEtic, David Campomaggiore – Successivamente, questi lingotti o monete, devono essere custoditi in una cassaforte o, altrimenti, in delle cassette di sicurezza, in banca. I costi non sono proibitivi e si va dagli 80 ai 120 euro all’anno, a seconda della dimensione”.

Un tipo di investimento in crescita tra i giovani è quello che guarda ai fondi pensione. Come si legge sul sito di Moneyfarm, infatti, la previdenza complementare rappresenta una strada alternativa molto valida all’attuale situazione economica italiana, in cui i giovani rischiano di vedere un assegno pensionistico dimezzato rispetto alla media attuale. Nel corso del 2022 solo il 18,5% degli iscritti a fondi pensioni ha meno di 35 anni, per questo servono agevolazioni e aiuti anche dal mondo della politica per indirizzare i giovani a una forma di investimento essenziale per le loro vite future.

Gli strumenti finanziari preferiti dai Millennials sono però soprattutto due: le azioni e gli investimenti in Fondi Comuni o ETF. A dirlo sono gli esperti Eleonora Isaia e Massimo Giorgini, che nel quaderno di ricercaMillennial e Gen-Z: comportamenti finanziari, sostenibilità e tecnologia” dimostrano come oltre il 40% dei primi strumenti finanziari ricada proprio tra queste due tipologie. Altre percentuali da segnalare sono quelle relative alle criptovalute e alle obbligazioni (intorno al 10%), ma si segnalano anche le obbligazioni e le polizze assicurative. Numeri e statistiche che confermano un grande fermento dal punto di vista finanziario da parte delle nuove generazioni. Quelle che, si spera, cambieranno il mondo. E forse anche la nostra economia.