CULTURA

Caino, il nuovo thriller di Elisabetta Cametti

Caino, il nuovo thriller di Elisabetta Cametti

Appena pubblicato da Cairo Editore, Caino, la nuova fatica letteraria di Elisabetta Cametti, ha tutte le carte in regola per ribadire nuovamente l’appellativo di “signora del thriller” e promette ai suoi lettori pagine capaci di tenere incollata l’attenzione e brividi a ripetizione.

Luci e ombre di Veronika

Protagonista del romanzo è ancora una volta Veronika Evans, la fotoreporter molto discussa per i suoi scatti e che abbiamo avuto modo di conoscere ne Il regista. È trascorso un anno dalla catena di omicidi nella quale era stata coinvolta nella precedente avventura, e per lasciarsi alle spalle tutto quel sangue, Veronika decide di andarsene. Non vuole più saperne di collaborare con il New York Police Department e ora si trova a bordo di una nave rompighiaccio. Ed è così che ha inizio il romanzo, a bordo di una nave rompighiaccio che sta setacciando i fiordi della Groenlandia. Già dall’incipit del romanzo emerge lo spirito animalista di Elisabetta Cametti: Veronika si sta dedicando alla lotta contro la caccia alle foche. La fotoreporter ha deciso di documentare la silenziosa mattanza che ogni anno annienta milioni di esemplari: sarà quella la sua nuova missione, la lotta contro i bracconieri. La sorte ha però in serbo per Veronika altri piani: la vita della Evans viene di nuovo scossa da un delitto in terra statunitense. Il direttore del Detective Bureau della polizia di New York, Fisher, la chiama e la raggiunge dall’altra parte del mondo e le mostra un’immagine. È la foto del cadavere di una ragazza appena rinvenuto sotto i leoni di pietra della Public Library di New York: truccata, vestita bene, con un abito da sera e messa in posa, quasi come in una installazione contemporanea. Sotto i vestiti, però, il corpo è scuoiato.

Veronika torna nuovamente a New York, proprio nei giorni in cui si tiene la 35a esposizione internazionale di arte moderna e contemporanea, che prevede un gemellaggio artistico con la Biennale di Venezia. Tra la schiera di artisti, uno si è trasformato in un serial killer e uccide le sue vittime con lo scopo di realizzare un lavoro senza eguali e senza precedenti, che per lui sarà il capolavoro definitivo. Il killer firma i suoi omicidi con degli enigmi, che riportano a un altro serial killer, ora nel braccio della morte di un carcere di massima sicurezza. Il killer nel braccio della morte è stato soprannominato “Il Sarto”, perché firma i suoi delitti lasciando forbici sartoriali nella giugulare delle sue vittime. Ci sono quindi due serial killer, con due modus operandi completamente diversi, ma con un unico filo conduttore: una donna scomparsa in circostanze misterioso 10 anni fa. Mano a mano che il quadro indiziario si fa sempre più chiaro, emerge la vera minaccia. Un piano criminale molto più esteso, che coinvolge altri killer, dei “followers”, che sono tutti legati dallo stesso passato e che hanno tutti un unico obiettivo: fare in modo che il 29 diventi una data da ricordare, a New York, in Virginia, a Venezia. È la data dell’esecuzione, e quindi della vendetta, è la data della strage.

Veronika ed Elisabetta

Chi ha letto Il regista ha avuto già modo di conoscere Veronika, una donna complicata, molto diversa da Katherine Sinclair, la protagonista degli altri romanzi di Elisabetta Cametti. Veronika è una donna che sta scontando un passato molto turbolento, che si porta dentro. È una donna non risolta caratterialmente, con evidenti problemi psicologici: soffre di manie ossessivo-compulsive e di crisi di panico. È una donna che lotta per portare alla luce una serie di disagi, ma da dietro le quinte: non ama infatti mostrarsi e stare sotto i riflettori. È quindi una donna con grandi paure, e in questo libro, ancora più che ne Il regista, deve trovare dentro di sé la forza di combattere un killer invisibile ed estremamente pericoloso.

Nonostante la fragilità interiore l’abbia condotta a tentare il suicidio più volte, Veronika è una donna dura come l’acciaio, tuttavia la sua durezza è più una maschera, dietro la quale si ripara per sopravvivere. Per Elisabetta Cametti, dunque, il personaggio di Veronika rappresenta una grande sfida, perché, a dispetto di una Katherine Sinclair, che rispecchia maggiormente il carattere dell’autrice, la Evans è un personaggio che l’autrice ha voluto tratteggiare in modo molto differente. Veronika è l’opposto di Katherine, e quindi dell’autrice stessa. L’obiettivo di Elisabetta Cametti è far sì che ogni passaggio, ogni scena, ogni elemento venga percepito come reale, e che tutto abbia una profondità tale da indurre nel modo più efficace la sospensione dell’incredulità.

Per dare un maggiore senso di realtà ai delitti, l’autrice ha svolto un approfondito studio dei casi di cronaca nera, anche a livello internazionale, frutto anche della sua passione per la criminologia.

L’antagonista e il filosofo

Un altro personaggio fondamentale del romanzo è “il Sarto”, il serial killer che si trova nel braccio della morte in attesa di essere giustiziato il 29 di giugno, ed è la figura intorno a cui ruota il romanzo. Rappresenta l’intelligenza del male, e quindi il pericolo assoluto e contro il quale non vi è scampo. La sua firma, le forbici nella giugulare delle sue vittime, rimanda a Henri Bergson, filosofo francese del XIX secolo, che in qualche modo paragonava la conoscenza al sarto e alle sue forbici: il sarto è l’intuito e le forbici sono il mezzo attraverso il quale il sarto usa la sua intelligenza. Quindi il sarto ha l’intuito e la visione, vede la “stoffa” nel suo insieme, e usa le forbici per tagliare un abito, perfetto e su misura. Dietro a questo concetto metaforico, per il Sarto l’intelligenza è un mezzo a supporto della visione e dell’intuito. L’impulso a uccidere, in entrambi i serial killer (il Sarto e Caino), non soddisfa un istinto e un bisogno animalesco, ma ha uno scopo, diverso per ciascuno di loro, che li porta ad avere un obiettivo di vita e una missione.

Perché Caino?

La scelta del titolo Caino ha un legame diretto con la cronaca: prima di avere un killer identificato, quindi un nome e un volto, quando si hanno solo poche tracce di DNA viene identificato come “ignoto 1” o “soggetto X”, come negli USA. Nel romanzo, il detective Fisher decide di chiamare i serial killer ancora non identificati “Caino”, il primo assassino della storia. Inoltre, quale ulteriore legame tra la location veneziana e il romanzo, tra i dipinti presenti nella basilica di Santa Maria della Salute vi è anche un dipinto dal titolo “Caino e Abele”. Un segno del destino.


GALLERY – Caino, il nuovo thriller di Elisabetta Cametti