Il business degli animali per le arene

Il business degli animali per le arene –
![]() |
![]() |
In collaborazione con la pagina Voci Antiche: pagine dal mondo classico.
Il business degli animali per le arene
Gli anfiteatri, numerosi in tutte le terre dell’impero, erano per i romani di qualsiasi estrazione sociale, dall’imperatore al nullatenente, luoghi di svago, uno svago che ai nostri occhi risulta alquanto macabro. Non c’era spettacolo, infatti, che non prevedesse la morte spesso atroce di qualcuno, uomo o animale.
Tutto iniziava con il calcolo di quanti animali dovevano servire per lo spettacolo, calcolo che spettava all’organizzatore dei giochi e che teneva sempre conto della possibilità che alcune fiere morissero durante il viaggio, ragion per cui si procedeva alla cattura di un numero maggiore di quello necessario. Fatte queste considerazioni, venivano chiamati in causa i governatori delle province, i quali, appurata la presenza di un numero sufficiente di animali sulle loro terre, davano il via alle battute di caccia, che impegnavano sia i cacciatori locali sia unità dell’esercito addestrate allo scopo.
Solo la notte prima dello spettacolo tutto questo enorme carico giungeva nell’arena (dobbiamo immaginare con che frastuono di barriti, ululati, ruggiti i cittadini venissero tenuti svegli!). Affamato e incattivito, era ormai pronto per combattere. Quegli animali che riuscivano a vincere negli scontri erano destinati alle “venationes”, che non lasciavano scampo. Così, alla fine della mattinata, l’arena era coperta di sangue e di carcasse.