Bastoni che passione alla Pinacoteca Zust

Bastoni che passione alla Pinacoteca Zust – Bastoni che passione – dalla collezione di Luciano Cattaneo, fino al 4 settembre si potrà visitare presso la Pinacoteca cantonale Giovanni Zust di Rancate (Mendrisio).
Una mostra che vuole raccontare un aspetto curioso della moda tra Ottocento e Novecento, facendo un focus su un accessorio che veniva declinato in innumerevoli forme e materiali. La collezione è appartenente all’avvocato Luciano Cattaneo, il quale ha iniziato a coltivare la passione per i bastoni dopo averne visti moltissimi presso il mercatino di Portobello a Londra.
La mostra si apre con un cratere apulo del IV secolo a.C., che testimonia la costante presenza del bastone nella storia dell’umanità e la sua ricorrenza, in epoca classica, quale attributo delle divinità: sul lato principale sono raffigurati un satiro che regge il tirso, un bastone sacro legato al dio Dioniso (Bacco per i romani) di corniola con pigna nel finale, e una menade, mentre sull’altro lato due personaggi in conversazione si appoggiano a dei bastoni.
“Già dalla remota antichità il bastone era simbolo di potere, sia politico che religioso. Si pensi a imperatori, papi, capi tribù, che lo esibivano quale segno di distinzione. A partire dal Settecento, e segnatamente nell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento, il bastone ebbe poi una larghissima diffusione presso tutti i ceti sociali e la produzione si fece eterogenea e quanto mai fantasiosa. Al di là della loro primordiale funzione di sostegno e di rudimentale difesa, presero infatti corpo quelli impreziositi da lavorazioni accuratissime e da materiali di pregio, in aggiunta a quelli cosiddetti professionali, o animati e a sistema, ossia muniti degli accessori più impensabili e stravaganti, e quindi trasformabili in attrezzi vari o perfino in armi da sparo o da taglio. Vastissima fu poi la produzione di bastoni quali accessori di eleganza, sia maschile che femminile, da esibire in società. Come ogni cosa, anche la moda del bastone ebbe poi una fine. Il declino iniziò dopo la seconda guerra mondiale” (Luciano Cattaneo).
Il fascino di questo elemento è tanto forte che lo scrittore Giuseppe Scaraffia gli ha dedicato un intero capitolo nel suo recente libro Il demone della frivolezza: qui si allinea una carrellata di celebri utilizzatori di bastoni da passeggio – scrittori, artisti, filosofi, pensatori – e si ricorda che i dandy – e Oscar Wilde ne è un celebre esempio – lo brandivano ancora, considerandolo un erede, più elegante, della spada per tanti secoli sfoggiata dai gentiluomini. Uno degli ultimi a rendere omaggio al bastone da passeggio è Salvador Dalì, che da giovane ne esibiva uno impreziosito da un pomo di cristallo. Le signore amavano spesso sostituirlo con un grazioso ombrellino, come si può vedere in mostra in alcune fotografie e nel frizzante ritratto che Giovanni Boldini dedica a un’elegante esponente dell’alta società.
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