Andar per Borghi: alla scoperta di Busseto

Andar per Borghi: alla scoperta di Busseto – Tutela dell’ambiente, buona accoglienza e buoni servizi, prodotti tipici eccellenti, bellezze d’arte, vivacità culturale, paesaggi naturali. Sono questi alcuni dei requisiti che il Touring Club Italiano richiede per assegnare le sue Bandiere arancioni, marchio che certifica la qualità turistico-ambientale di un luogo. L’iniziativa, nata nel 1998, coinvolge però solo i borghi storici del nostro entroterra con meno di 15mila abitanti, piccole realtà in un certo senso penalizzate rispetto alle più famose città d’arte o alle località più celebri delle nostre coste, ma non per questo meno meritevoli di essere conosciute e valorizzate, ricche di meraviglie di ogni genere e “a misura d’uomo”. Il marchio dura tre anni e sono i Comuni interessati che devono presentare la loro candidatura per conquistarlo o confermarlo, soddisfacendo ben 250 criteri di analisi. Una garanzia, dunque, che promuove un turismo sostenibile, consapevole e di qualità e salvaguardia il territorio.
E visto che il 2017 è stato decretato dal Mibact (il Ministero dei Beni e delle Attività culturali e del Turismo) Anno dei Borghi, eccoci pronti per partire alla scoperta di Busseto, Fontanellato e Castelvetro. Si trovano in Emilia, tra Parma e Modena, e sono un concentrato di eccellenze che bene rispecchiano le altre 221 Bandiere certificate in tutta Italia.
BUSSETO
Si scrive Busseto e si pronuncia Giuseppe Verdi, perché tutto, o quasi, in questa località della Bassa Parmense, ruota intorno all’illustre compositore nato qui, nella frazione Roncole, nel 1813. Il borgo, poco più di 7mila abitanti, ha un centro storico con colorate case d’epoca, palazzetti, lunghe vie con portici medievali come via Roma, la strada principale che sbuca in piazza Verdi, dominata dalla statua del Maestro e dalla Rocca fatta costruire dai Pallavicino, signori del territorio dal X al XVI secolo. E proprio sotto i portici di via Roma, al numero 76, c’è la Salsamenteria Storica e Verdiana Baratta: esiste con questo nome dal 1873 (l’origine però è molto più antica) e non è azzardato definirla una bottega museo, straripante di memorabilia legate a Verdi, dallo spartito originale della Traviata al suo primo pianoforte e poi ritratti, lettere, foto, un’infinità di oggetti. Il bello è che alla Salsamenteria, oltre a fare acquisti di prelibatezze (come faceva Giuseppina Strepponi, seconda moglie di Verdi), ci si siede ai tavoli di legno e si gustano gli squisiti salumi del territorio (Culatello, prosciutto crudo, coppa, spalla cotta, salame Strolghino, lardo pancettato…) accompagnati da salse artigianali come il lardo pesto (battuto di lardo di maiale con aglio, cipolla, prezzemolo e carote), pomodori secchi, peperoncini ripieni con acciughe e capperi. Oppure si scelgono i formaggi (e non può mancare il Parmigiano) con la frutta secca. Il tutto innaffiato, preferibilmente come tradizione vuole, da rossi frizzanti: lambrusco, fortana, gutturnio. Con i dolci (tipica di Busseto la Spongata, sorta di panforte, molto speziata, ma ci sono anche crostate e la Spumina, torta con marmellata di albicocche e meringa di mandorle) si passa invece al Nocino e al Bargnolino, liquore di bacche di prugnolo selvatico. Insomma, è un posto per buongustai, con un’avvertenza: si mangia solo con le mani su fogli di carta gialla e il vino è servito in scodelle di ceramica bianca.
Alla fine di via Roma e affacciata su piazza Verdi, che ha mantenuto l’ampio respiro dell’assetto quattrocentesco, la seicentesca Casa Barezzi è un’altra tappa doverosa per chi visita Busseto. E qui che Giuseppe Verdi, appena decenne, studente dai Gesuiti, viene accolto da Antonio Barezzi, ricco droghiere e appassionato musicista, che ne intuisce le doti, diventa suo mecenate e gli permette di continuare gli studi di musica a Milano. Ora è Museo Verdiano ricco di cimeli, lettere, documenti, ritratti (tra cui uno di un Verdi giovanissimo all’epoca del matrimonio con Margherita, figlia di Barezzi), curiosità come la sottoscrizione promossa dal Maestro per le vittime bussetane della II Guerra d’Indipendenza, la raccolta di giornali illustrati che raccontano il suo funerale, le bacchette usate da grandi direttori d’orchestra, da Toscanini a Muti. Emozionante il grande salone con gli arredi e i mobili d’epoca originali dove Barezzi ospitava i concerti della Filarmonica Bussetana da lui fondata e dove Verdi si esibì per la prima volta in pubblico, a 17 anni, suonando sul fortepiano viennese che ancora si ammira. Singolare il grande quadro che ritrae un Giuseppe Verdi anziano allo storico Caffè Cova di Milano che intrattiene una moltitudine di personaggi dell’epoca: Eleonora Duse, Mascagni, Boito, Puccini, l’editore Ricordi, il fondatore del Corriere della Sera Torelli Viollier, la cantante Teresa Stolz, prima Aida, persino un giovanissimo Toscanini e tanti altri.
Proprio di fronte a Casa Barezzi, dall’altro lato della piazza, svetta la Rocca Pallavicino, rimaneggiata a metà Ottocento in stile gotico. Ospita da un lato gli uffici comunali e dall’altro un piccolo gioiello: il Teatro Verdi (www.bussetolive.com), ricavato nello spazio di un preesistente antico teatrino. Si trova al primo piano della Rocca, ha la classica forma a ferro di cavallo con platea, due ordini di palchi e un Palco reale, un foyer con un minuscolo bar, una sala fumatori e un “Ridotto” tutto oro, velluti e stucchi con funzione di sala per concerti dove i musicisti suonavano stando su una balconata e gli ospiti seguivano la musica seduti su divanetti addossati alle pareti. Il teatro venne inaugurato il 15 agosto 1868… senza Verdi, da sempre convinto che Busseto, per le sue dimensioni, non avesse bisogno di un teatro di quel genere e quindi considerandolo uno spreco di denaro. Fu talmente contrario che il giorno dell’inaugurazione scappò letteralmente con Giuseppina Strepponi alle terme di Tabiano e vi rimase un mese fino a quando finirono le rappresentazioni delle sue opere. E nel teatro a lui dedicato, Verdi non mise mai piede.
Se volete completare questo percorso verdiano, a Villa Pallavicino, fuori dal centro storico di Busseto, si può visitare il Museo nazionale G. Verdi: un tuffo nelle opere del Maestro, tra costumi, scenografie, musiche. A Roncole Verdi (oggi si chiama così) c’è, invece, la sua umile casa natale che serviva anche da stazione di posta, bottega e osteria (attività dei genitori). La camera di Verdi bambino? Al primo piano con una finestrella che si apriva all’interno della stalla per farlo stare al caldo in inverno. Infine, a Villanova d’Arda, 3km da Busseto, c’è Villa Sant’Agata dove Verdi passò gli anni della maturità con Giuseppina Strepponi. Abitata ancora dagli eredi, apre però al pubblico le stanze dove lui visse, lasciate com’erano e con i pianoforti su cui componeva. Il parco ha un laghetto a forma di chiave musicale e sotto un cippo su cui è scritto “In memoria di un vero amico” riposa il suo cane Lulù.
Per dare ulteriore conferma della ricchezza di questo territorio, a poco più di dieci minuti da Busseto verso il Po, prendendo la SP94, si raggiunge Polesine Parmense e una meraviglia d’arte, ospitalità e sapori: l’Antica Corte Pallavicina, castello del 1320 con funzioni di dogana sul fiume e oggi regno della famiglia Spigaroli che negli antichi e suggestivi spazi ospita il raffinato ristorante gourmet, un relais di charme, una più informale Hosteria del Maiale con bottega per gli acquisti e splendide cantine dove troverete appesi salumi prelibati, tra cui Culatelli di Zibello e di preziosissimo maiale nero, già scelti e prenotati (e contrassegnati da tavoletta in legno con il nome) da S.A.R. il Principe Carlo e S.A.S. il Principe Alberto di Monaco, da Gualtiero Marchesi e René Redzepi del Noma di Copenhagen, dall’hotel Bulgari e dallo Shangri-La di Tokyo…
La settimana prossima il tour prosegue alla volta di Fontanellato!